Avevamo lasciato gli Oklahoma City Thunder suicidi in gara-4 contro i Clippers. Il vantaggio di 16 punti a otto minuti dalla sirena non era bastato per avere ragione di Los Angeles.
Ieri notte, giusto per non farci mancare niente, è accaduto l'opposto. Anzi, pure peggio.
Secondi allo scadere 46, punti di vantaggio Clippers 8. Nemmeno il più maniacale degli sceneggiatori avrebbe potuto scrivere un finale come quello a cui abbiamo assistito alle prime luci dell'alba.
Kevin Durant attraversa tutto il campo e poco prima dell'arco scaglia il pallone del -5. Mancano poco più di 40 secondi alla fine. Palla in mano a Los Angeles. Crowford sbaglia la giocata che avrebbe messo fine all'incontro. Westbrook recupera il rimbalzo e nel giro di 4 secondi mette KD#35 in condizione di siglare il 102-104. Secondi alla fine 17. Palla in mano ai Clippers. L'imponderabile sta dietro l'angolo, anzi, nelle mani di chi, nelle ultime tre sfide della serie ha messo a referto 31 assist ed una sola palla persa.
A 13 secondi dalla fine Russel Westbrook toglie dalle mani di Chris Paul il più importante dei palloni. La sfera finisce a Reggie Jackson, fermato da Barnes in rimessa laterale.
Palla nuovamente in gioco, nelle mani di Westbrook, che non ci pensa due volte e a 6 secondi dallo scadere scaglia verso i 3 metri e 05 la preghiera più importante, quella che può cambiare la storia.
Il pallone non tocca nemmeno il ferro ma ancora lui, Chris Paul, compie l'irreparabile. Fallo e tre tiri liberi Thunder. Dalla lunetta si presenta Russel. Freddo, glaciale, nonostante quei tre palloni pesino molto, di più. Uno, due e tre. Bang! Incredibilmente, a soli 6 secondi dalla fine, Oklahoma sta avanti 105-104.
In 40 secondi 40 i ragazzi di Doc Rivers hanno subito un parziale di 8-0. Ma c'è ancora tempo, dopo il time out chiamato da Los Angeles.
La rimessa in gioco viene presa ancora da Paul, che ha l'occasionissima di far dimenticare i 40 secondi più pazzeschi di queste serie di Playoffs. L'ingresso in area pitturata sembra concludersi come il #3 è abituato a farci vedere. Ma da dietro interviene Jackson. Palla persa, palla rubata.
Nelle mani di Ibaka finisce la sua corsa, come il tempo di una delle partite più incredibili a cui abbiamo avuto il piacere di assistere.
I Clippers erano arrivati ad Oklahoma con il morale alle stelle, dopo l'incredibile rimonta che li aveva visti uscire trionfanti da gara-4. E l'inizio del match aveva confermato che tra due squadre di simile livello, l'inerzia poteva fare la differenza. Detto fatto. Primo periodo nettamente a favore di Griffin e compagni: 34-25. Poi un sostanziale equilibrio nella parte centrale della partita: 27-24 Okc e 28 pari. Il finale l'ho abbondantemente raccontato.
E ora? Ora la logica dice che allo Staples Center i ragazzi di Brooks c'arriveranno con molteplici fattori a loro favore. Morale, inerzia, consapevolezza. Ma sul come andrà a finire non resta che aspettare la notte del 16. Pronostici e previsioni su questa serie non se ne possono più fare.
Un pronostico invece scontato sembrava appartenere alla sfida tra Pacers e Wizards, con i primi nettamente favoriti ed in grado di aggiudicarsi il primo pass per la finale della Eastern Conference.
Ma manco per niente.
A partire dalla prima palla a due. Così i primi tre periodi hanno scritto: 25-19, 20-19 e soprattutto 31-14.
Per i Pacers? Ma manco per niente. La devastazione che hanno portato gli Wizards sul parquet della Bankers Life Fieldhouse ha lasciato solo cumuli e macerie in casa Pacers.
Praticamente mai in partita i ragazzi di Vogel, con un misero 39% dal campo.
Nulle sotto tutti i punti di vista le prestazioni di Paul George (15 punti) e di tutti i Pacers, con il solo David West (17 punti e 6 rimbalzi) in grado di raggiungere la doppia cifra.
Totalmente opposto lo score proposto da Washington. Trevor Ariza 10 punti e 10 rimbalzi, Bradley Beal 18 punti e 8 rimbalzi, John Wall 27 punti, 5 rimbalzi e 5 assist. Ma in evidenza s'è messo Marcin Gortat, Mvp della gara grazie a 31 punti e 16 rimbalzi.
A Washington, sul punteggio di 3-2 per i Pacers, i padroni cercheranno in tutti i modi di portare la serie a gara-7, per provare a compiere l'impresa.
Questa notte sia Miami che San Antonio, le finaliste della scorsa stagione, avranno la possibilità di chiudere partita e serie, e volare nelle rispettive finali di Conference.
Questo sulla carta, perché le sorprese, in questi Playoffs 2014, non sono mancate d'esistere.
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