..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 2 maggio 2014

PACERS, THUNDERS E WARRIORS PORTANO TUTTI A GARA-7

E' stata la notte della riscossa. Per Indiana, per Oklahoma, per Golden State. Tutte vincenti e tutte che hanno saputo portare la propria serie a gara-7.
Ad Atlanta i ragazzi di Frank Vogel giungevano con tutti gli occhi puntati addosso.
Dopo una stagione che li aveva visti assoluti protagonisti, le possibilità di abbandonare i Play-Off in grande anticipo erano molte, se non moltissime. I "piccoli" degli Hawks, come successo in stagione regolare, avevano dimostrato nelle prime cinque gare della serie di sapere mettere in grande difficoltà i Pacers, e l'inizio di gara-6 stava replicando quanto visto fino ad oggi.
Poi la scelta, quella che non ti aspetti, quella presa e decisa da Vogel che alla fine dei 48 è risultata decisiva: Hibert con soli 12 minuti di campo.
Al suo posto Ian Mahinmi, e Indiana ha saputo essere quella della Regular Season.
Il 95-88 finale è stato naturalmente figlio delle prestazioni di Paul George (24 punti, 8 rimbalzi e 3 assist), di David West (24 punti, 11 rimbalzi e 6 assist) e di Lance Stephenson (21 punti e 9 rimbalzi), ma la tattica optata dal tecnico cresciuto a Wildwood, New Jersey, è risultata determinante per mettere alle corde gli Hawks e riportare tutti alla Bankers Life Fieldhouse, per l'ultimo e conclusivo atto della serie.
Se i Pacers riusciranno ad aggiudicarsi gara-7 la strada per la finale di Conference (contro Washington) potrebbe essere più agevole, ed Hibbert potrebbe improvvisamente tornare il centro ammirato per tutte le 82 gare di stagione regolare.
Tra qualche ora avremo tutte le risposte del caso.
A Memphis, come anticipato nella giornata di ieri, i Thunders dovevano necessariamente presentarsi come una squadra, capace si di offendere con i suoi migliori interpreti ma al tempo stesso in grado di controllare i ritmi di gara e difendere lo strapotere dei Grizzlies sotto canestro.
Risultato: inizio di primo quarto devastante, sia in attacco che in difesa, e parziale finale di 25-17 con KD35 autore di un 7-9 dal campo che ha scavato un solco divenuto incolmabile per i ragazzi di David Joerger. I Grizzlies c'hanno comunque provato, prima con Zach Randolph (16 punti e 8 rimbalzi) e successivamente con Marc Gasol (17 punti, 5 rimbalzi e 5 assist), ma Oklahoma non ha smesso per un solo istante di dare alla partita quell'intensità necessaria per aumentare minuto dopo minuto il distacco, mantenendo Memphis a distanza di sicurezza.
Così facendo anche il secondo ed il terzo quarto se lo sono aggiudicato i ragazzi di Scott Brooks: 31-24 e 26-20. Con il solito ventello da recuperare nell'ultimo e decisivo quarto, Memphis ha messo in evidenza una condizione fisica (oltre alla mancanza di talento puro all'interno dei vari quintetti proposti) che dopo i quattro Over-Time disputati è venuta decisamente meno.
Il 104-84 finale ha replicato nei numeri e nella conduzione tattica gara-1, e "l'impresentabile" (insieme a Russell Westbrook: 25 punti, 9 rimbalzi e 5 assist) ne è stato l'assoluto protagonista: 36 punti e 10 rimbalzi in "appena" 43 minuti di gioco.
Ora si torna alla Chesapeake Energy Arena con una sensazione ben precisa.
Se Oklahoma riuscirà a partire concentrata, aggressiva, comandando i ritmi di gara l'avventura (comunque positiva) di Memphis giungerà al capolinea, anche in considerazione del probabile forfait di Mike Conley, uscito anzitempo da gara-6 per un problema muscolare.
La nottata si chiudeva ad Oakland, nel match probabilmente più spettacolare della Western Conference.
Tutta la Oracle Arena ha spinto i propri beniamini a compiere l'impresa, a mettere un bavaglio ai detrattori, a far ricredere coloro che davano per scontato il passaggio del turno dei Clippers.
Trascinati dal solito e meraviglioso Stephen Curry (24 punti e 9 assist), gli Warriors sono riusciti a compiere il miracolo, spezzando l'equilibro nel terzo quarto, dopo che il primo tempo era terminato con un 25-25 e 23-26.
I miseri 16 punti concessi nei penultimi dodici sono risultati decisivi alla conta finale, e seppur di un solo punto (100-99) alla fine hanno avuto ragione i Jackson's Boy.
Sentita ed emozionale la conferenza stampa del capo allenatore newyorkese, tronfio nell'aver portato i suoi ragazzi fino a gara-7 e prodigo di complimenti per tutto quello che fino ad oggi la sua squadra è stata in grado di fare.
Allo Staples Center non sarà facile, ma Curry e compagni c'arriveranno senza nulla da perdere e questa potrebbe essere la condizione per uscirne vincenti.
Ma veniamo a questa notte.
Tre le gare in programma, tutte sul risultato di 3-2.
Si comincerà a Brooklyn, dove i padroni di casa, contro i Raptors di Toronto, avranno la chance di portare la serie, anche questa, a gara-7. La mia personale sensazione è che riescano nell'impresa.
Poi sarà il turno di Dallas contro San Antonio, con gli Spurs avanti. In questo caso, e dopo aver visto gara-5, credo che i finalisti della scorsa edizione riusciranno a non tornare al AT&T Center, chiudendo qui la serie.
Ultimo, ma solo per orario, andrà in scena il match più adrenalinico della nottata: Portland vs Houston.
Imperdibile, irrinunciabile, con la sveglia già puntata alle 4:30 am.
Non ho mai fatto mistero di come i Trail Blazers li consideri la mina vagante di questa stagione e stanotte, se Damianino e LaMarcus faranno Damianino e Lamarcus, credo che per i Rockets l'avventura Play-Off possa concludersi qui.

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