La finestra estiva di mercato s'è chiusa. Finalmente. Da oggi le chiacchiere inerenti i trasferimenti non avranno più modo di creare discussioni, dissapori, malumori. Da oggi, finalmente, si potrà esclusivamente parlare di calcio giocato, di partite da disputare, di obbiettivi da raggiungere.
Naturalmente ci sarà ancora chi, assorbito dal nulla mischiato con il niente, guarderà gennaio come il periodo in cui si potrà nuovamente parlare di chi non è arrivato, di chi sarebbe dovuto arrivare e di chi sarebbe servito. Così, giusto perché è più importante un numero rispetto alle necessità.
Il nostro mercato, quello dell'AFC, s'è concluso come meglio non si poteva. La finestra estiva ha visto approdare ad Islington: Alexis Sanchez, Matheiu Debuchy, Calum Chambers, David Ospina e nelle ultime ore disponibili, causa anche il lungo infortunio che terrà fuori dai giochi Giroud, Danny Welbeck. Oltre al ritorno in casacca Gunners di Joel Campbell.
In spiccioli. Sono arrivati sei nazionali sei. Tutti con alle spalle esperienze internazionali, con un'età media pari a 24 anni. In più, ed è questo l'aspetto che più di altri mi inorgoglisce, con l'inserimento in rosa di altri due nazionali inglesi.
Ora, insieme a Wilshere, Walcott, Gibbs, The Ox e il comunque sempre britannico Ramsey, ci saranno anche Chambers e Welbeck. Un'ossatura che farà del bene a noi e alla nazionale di Roy Hodgson.
Si sarebbe anche potuto fare di meglio, sempre si può fare di meglio, ma a guardare l'intera rosa affermo tranquillamente che siamo a posto così, che siamo competitivi come e più dello scorso anno, che gli acquisti effettuati sono stati tasselli funzionali inseriti in un gruppo che non potrà fare altro che esaltarne le qualità.
In questi anni ho sempre sentito parlare di quel football vecchio stampo che è andato man mano scomparendo. Sostituito dal calcio dei petrol-dollari, delle pay-tv, degli sponsor faraonici che hanno ampliato la forbice tra quei pochi Club che dispongono di risorse infinite (poi regolarmente non messe a bilancio) e quelli che a malapena riescono ad effettuare un acquisto o un prestito.
Noi, per come sono andate le cose e per la filosofia che da sempre ci contraddistingue, ci troviamo nel mezzo. Abbiamo risorse per non farci mancare chi serve ma non spendiamo tanto per farlo (vedi lo United che si ritrova dopo un mercato fantascientifico senza terzini destri e centrali difensivi ma con un numero di punte e mezze punte decisamente superiori a qualsiasi media mondiale). Noi non accettiamo che un player qualunque possa mettersi nelle tasche trecento mila sterline a settimana, non ci muoviamo a comprare Tizio o Caio solo perché a uno dei nostri gli si è incarnita un'unghia.
E' ancora quel modo di fare old style. Non ci si arriva con i soldi? Bene, si compensa con la qualità. Non ci si arriva perché il giocatore vuole uno stipendio esorbitante? Bene, si compensa con la voglia di chi è venuto nel nord di Londra ad onorare la maglia.
Uno stile che ha portato nuovamente l'Arsenal ad essere il più inglese possibile, come più e più volte ribadito in questi anni da Wenger.
Eppure, nonostante l'odio verso il calcio moderno, non va bene. Si doveva comprare questo, si doveva comprare quello. Perché così non si è competitivi, perché con questo mercato non si andrà da nessuna parte.
A me piace così. A me piace decisamente di più così.
Avere i numeri (come successo non meno di dodici mesi fa) per essere protagonisti in campionato, per lottare fino alla fine il titolo di campioni d'Inghilterra. Da outsider e non da favoriti.
Mi piace pensare che battere chi ha speso il doppio ha un gusto speciale. Mi piace credere che questa squadra, proprio perché priva di troppi galli nello stesso pollaio possa sopperire con un sorriso ad una panchina forzata o ad una sconfitta immeritata.
Mi piace far parte di un Club che nonostante i logici adeguamenti ai tempi in cui viviamo pensi e creda ancora che la formula spendere uguale vincere non appartenga alle logiche di fare football.
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