E' scappato davanti al tribunale dei ministri di Catania e alla richiesta di autorizzazione a procedere per il caso della nave della Guardia Costiera italiana Diciotti.
E' scappato davanti ad un contratto di governo da lui stesso firmato e sottoscritto dopo aver più e più volte affermato di volerlo portare a termine.
E' scappato davanti alla futura legge di bilancio rendendosi conto che la novella propagandistica da 50 miliardi gli avrebbe fatto perdere la faccia e parte dell'elettorato conquistato.
E scapperà per l'ennesima volta di fronte alle consultazioni indette da Giuseppe Conte per la formazione del nuovo governo, non guidando la delegazione leghista e anzi, in pieno delirio, convocando una marcia su Roma per il 19 ottobre dove il motto sarà: "Prima o poi torneremo al voto e vinceremo". Sempre che anche allora non troverà un'altra scusa per scappare.
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