Se in Italia piove, un fenomeno naturale che in un anno accade mediamente da un minimo di 60 giorni a un massimo di 120, le tragicità si materializzano e si moltiplicano, e scusate il giro di parole, come se piovesse. Tra allerte meteo, rischi idrogeologici ed emergenze varie oltre la metà delle regioni italiane (come accaduto in questo ultimo periodo) vengono interessate da una serie infinita di situazioni che coinvolgono: territorio, cittadini, corpi dello Stato e bellezze artistiche.
Accade ormai da anni, da lustri, e nonostante i mille proclami, le parole dette e tutto quel che ruota regolarmente intorno alla propaganda politica, niente viene fatto.
Passato il momento, terminata l'emergenza, tutto finisce nel dimenticatoio.
Comprese tutte quelle contribuzioni che vengono chieste, mettendo sul piatto lo strazio della tragedia, ad un popolo che in fatto di solidarietà non è secondo a nessuno.
Spontaneo viene da chiedere dove finiscono tutti i denari fatti confluire attraverso gli sms solidali, le gare di solidarietà, i bonifici fatti su conti correnti di questo e di quello.
Provocatoriamente viene da chiedere perché il popolo italiano deve contribuire alla tragedia di turno dopo aver versato regolarmente quelle tasse che dovrebbero servire ogni anno al mantenimento e alla salvaguardia del Paese intero.
A Venezia, giusto per prendere ad esempio l'ultima emergenza, giacciono sott'acqua oltre cinque miliardi di euro sborsati dai contribuenti, quelli che sarebbero dovuti servire a realizzare il Mose e a impedire alle maree di invadere e allagare la più bella città del mondo.
In Liguria, passato uno dei week-end più piovosi di sempre, è iniziata la conta dei danni nelle provincie di Genova, Savona e Imperia, e dopo il crollo del viadotto è iniziata l'ennesima analisi sui piloni, come se il Morandi non avesse insegnato nulla.
Perché allora il Mose non funziona? Perché i ponti crollano? Perché il contribuente deve mettere nuovamente mano nelle proprie tasche? Perché ogni volta ci si deve ritrovare ad affrontare un'emergenza? Ma soprattutto: perché le mangiatoie della solidarietà che sfruttano le coscienze, che circuiscono chi ogni anno paga di tasca propria perché tragedie come quella di Venezia o i crolli in Liguria non accadano, dovrebbero continuare ad essere foraggiate?
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