Ok, mi tira il culo, l'ammetto. Essere umani significa anche questo: essere umani.
E dentro so che è una cosa bella, giusta, veicolo che potrebbe portare solo benefici a chi in tutto questo si ci è ritrovato senza chiederlo, volerlo. Però mi tira il culo, perché sono un essere umano.
Succede perché spazi e momenti che abbiamo ritagliato, cucito, costruito, inventato solo per noi stasera non ci appartengono.
Ed è paradossale che chi quegli spazi li ha occupati per oltre due lustri mi faccia tirare il culo. Però è così.
Ma poi c'è il bicchiere mezzo pieno, quello sempre da guardare e se possibile bere.
Non c'era bisogno di questo per svelare l'arcano, ma la situazione ha stampato a caratteri cubitali le ragioni, i perché, le motivazioni che hanno fatto crescere qualcosa che vive di luce propria, si alimenta giorno dopo giorno di una sostanza tanto astratta quanto dipendente.
Non escludo che alcune mancanze dell'ultimo periodo (con mie oggettive responsabilità) abbiano accentuato questo stato d'animo, o il silenzio che regna da quell'ultimo saluto serale, ma sta di fatto che mi tira il culo. Perché essere umano.
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