E' vero, ieri sera ho "saltato", colpevolmente. E quando stasera la Casbah mi ha abbracciato, m'ha fatto capire cosa mi ero perso, perché quel luogo è magico, diciamocelo una volta per tutte. La respiri fin da subito, la magia, e che tu venga dal mare o dalla montagna poco importa, è l'atmosfera che cambia. Sarà l'inseparabile "panama" del Mandrake, oppure la crudeltà di quell'artista che a volte si sente bello, a volte brutto e a volte cretino. Ma come ho più volte avuto il piacere di scrivere, rimane il fatto di viverla, la magia della Casbah.
Poi due chitarre, un basso e una batteria sono saliti sul palco, e quando la voce ha cominciato a colorare le anime, si è accesa la notte: il "graffio" sulla pelle lo sento ancora addosso. Quel mondo che si muove ha cominciato a girarmi intorno, e la "polvere" dei RossoMargot, leggera e instabile, si è posata su di me.
Sei pezzi che hanno scaldato la Casbah, che sono entrati dentro: da "Schizzofonia" ad "Alienandoci", fino a toccare l'anima con "Polvere".
Lo dico seriamente: questi sono bravi, e Geoffrey è un autentico "animale" da palcoscenico.
Poi, ancora colpevolmente, ho lasciato la Casbah. Portandomi dietro, però, il retrogusto di una serata passata nella musica, con la musica, e con la voglia che domani sia ancora la Casbah ad essere al centro del mondo, un mondo che si muove.
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