Adesso è un casino. Le contemporanee vittorie di Chelsea e Liverpool e la nostra sconfitta in quel di Stoke-on-Trent hanno rivoluzionato in maniera sostanziale la testa classifica. Ora ci troviamo terzi, distanti quattro lunghezze dai Blues e a pari punti con i Reds, ma con una peggiore differenza reti. Questo senza contare che il Manchester City, ora dietro di due punti, avrà la possibilità di scavalcarci grazie ai due recuperi che a breve disputerà.
Insomma, se fino a quindici giorni fa eravamo quasi certi di avere un posto tra le prime tre del torneo, con molte chance di correre per il titolo, ora ci ritroviamo con la possibilità di finire quarti, Tottenham permettendo, visto che gli Spurs oggi pomeriggio avranno la possibilità di portarsi a meno sei prima di ospitarci tra meno di quindici giorni.
Per carità, con ancora dieci match da disputare i soli quattro punti dal Chelsea, contando anche la sfida che andremo a disputare a Stamford Bridge, non sono certo una montagna impossibile da scalare, ma si dovrà cercare di mettere alle spalle il prima possibile la sconfitta patita con lo Stoke.
Abbiamo corso, abbiamo creato (non tantissimo ma abbiamo creato), non abbiamo concesso praticamente nulla ad una formazione fisica ed in forma, abbiamo messo in campo tutto quello che avevamo.
Quei contrasti vinti, quel lottare su ogni pallone sono elementi che non possono farmi considerare negativa la prova della squadra.
Ci è mancato il guizzo, la giocata che avrebbe portato il match dalla nostra parte, su questo non ci piove. Così come ci è mancato quel briciolo di fortuna che invece ha premiato, oltremodo, i padroni di casa.
Probabile che nemmeno il punto c'avrebbe soddisfatto a dovere, ma per come si stava incanalando il match anche un solo punto avrebbe mosso a nostro favore la classifica, c'avrebbe fatto tornare a casa con un morale completamente diverso.
Invece quel rigore (definiamolo generoso) c'ha lasciato con le mani in mano.
Ora, per noi, la Premier tornerà il 16 marzo, quando appunto saremo ospiti ad White Hart Lane. Il week-end prossimo, all'Emirates Stadium, affronteremo l'Everton per il quarto di finale di FA Cup, una partita che dopo quanto accaduto nella giornata di ieri sarà ancor più fondamentale e importante.
Vincerla significherà andare a Wembley, a disputare la semifinale, vincerla significherà bombardarsi di fiducia per affrontare le ultime dieci di campionato e il ritorno di Champions League contro il Bayern.
C'abbiamo ancora molto da giocarci, dobbiamo pensare e credere che tutto è ancora possibile.
Ieri sera dopo la partita (vista in piena notte) ho pensato a Fever Pitch, a Nick Hornby, a Colin Firth, a Paul Ashworth. Ho pensato al Leyton Orient Football Club.
Mi è passata per la mente quella partita di Anfield, quel soffrire fino alla fine, quel credere di non potercela fare fino all'incredulità di avercela fatta. Mi è venuta in mente quella frase (di Paul), dove, in preda a chissà quale sindrome, pensò anche solo per un attimo di tifare per l'Orient: "Potrei mettermi a tifare per una squadra che non vince mai, l'Orient o una così. Almeno sai che cosa ti aspetta, non stai a farti infinocchiare da situazioni come queste".
Prima di addormentarmi ho pensato che pagherei di tasca mia per vivere situazioni come queste, ho pensato che senza l'imponderabile non sarebbe più football, ho pensato che stiamo vivendo una stagione dove l'adrenalina la sta facendo da padrona, e che sarà anche tipico dell'Arsenal farci arrapare per poi, forse, non vincere nulla, ma che non tiferò mai per l'Orient.
COYG
Nessun commento:
Posta un commento