Il dato emerso dal voto espresso dai cittadini umbri nel week-end appena trascorso è inequivocabile: il Paese, una buona fetta dello stivale vorrebbe essere governato dalla Lega di Matteo Salvini e dai Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni.
I numeri parlano chiaro e non serve nemmeno riproporli.
Una vittoria abbacinante che ha lasciato il resto della politica italiana a distanza siderale, ancor più netta di quella prevista, con tanto di caffè scommessi, dal leader incontrastato di Via Bellerio.
Inutile nascondersi, come fatto da più di un rappresentante dell'esecutivo, dietro alla narrativa del "risultato che non può incidere sul governo" o che "l'Umbria conta solo il 2% della popolazione italiana".
Il risultato delle regionali vinte con quasi il 60% dei consensi esprime la pancia degli italiani, manifesta quello che attraverso le piazze, i sondaggi e tutto ciò che ruota intorno ai social i cittadini chiedono da mesi: andare al voto.
E visto che dopo un trionfo dalle proporzioni bibliche l'opposizione ripete all'unisono di liberare l'Italia, sollecita il Quirinale a domandarsi se un governo senza voti possa andare avanti, caldeggia la possibilità di tornare nelle urne vista la valenza nazionale del risultato, l'attuale esecutivo con Giuseppe Conte in testa dovrebbe prendere in seria considerazione le innumerevoli richieste fatte pervenire.
Le nove vittorie consecutive messe in bacheca dalla Destra (il Centro-Destra è ormai un lontano ricordo) negli ultimi diciotto mesi, l'oggettiva possibilità di proseguire il cammino conquistando anche Calabria, Emilia Romagna, Campania, Marche, Toscana, Puglia, Liguria e confermare il Veneto, dovrebbero indurre i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico, di Italia Viva e di Leu a mettere la parola fine all'attuale esecutivo.
D'altronde il voto di domenica non solo ha eletto governatrice Donatella Tesei ma ha bocciato chiaramente la manovra economica messa in piedi dagli attuali inquilini di Palazzo Chigi.
L'Iva sterilizzata, la cancellazione definitiva delle clausole di salvaguardia, la lotta all'evasione, la riforma della giustizia, il taglio del cuneo fiscale, le detrazioni, le modifiche di imposte e la cancellazione del superticket sanitario non interessano a nessuno.
Non interessano alla popolazione umbra, non interessano alla marea umana che si è riversata in Piazza San Giovanni e men che meno interessano a quegli elettori che fanno della coalizione Lega-FdI l'unica in grado di prendere per mano il Paese.
E' giunto quindi il momento di metterli alla prova, di farli sedere ai posti di comando, di consegnarli la nazione.
E' giunto il momento che il leader del Carroccio traduca il consenso in misure atte a far decollare il lavoro, l'istruzione, la sanità.
E' giunto il momento che l'ex indossatore di felpe altrui si renda responsabile e prenda impegni, quelli che nell'ultimo anno e mezzo ha promesso da balconi, piazze e dirette Facebook a gran parte degli italiani.
E' giunto il momento che comizi e apparizioni televisive si convertano in riforme, in tagli, in lotte, in detrazioni, in capacità di offrire al Paese quanto assicurato.
Ma soprattutto, per Centro-Sinistra e Movimento 5 Stelle, è giunto il momento di fermarsi, sedersi e, osservando il lavoro di chi professa capacità e programmi, mangiare nuovamente i popcorn. Così, giusto per vedere dall'opposizione l'effetto che fa.
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