Questa politica, (quasi) tutta, ha offerto nella giornata dell'informativa sul Mes portata dal Presidente del Consiglio in Camera e Senato il peggio di se.
Accuse, tradimenti, bugie, menzogne, offese, minacce, striscioni, frasi ingiuriose hanno fatto da corollario ad un pomeriggio dove a perdere, ancora una volta, è stata la così detta rappresentanza del popolo italiano.
Dopo quanto potuto osservare inevitabile fare nomi e cognomi: Giorgia Meloni alla Camera, Matteo Salvini al Senato, i giornali complici della narrazione che ha portato il Presidente del Consiglio a dover scendere in campo per spiegare ciò che negli ultimi diciotto mesi mesi doveva essere ben chiaro ai più.
Consapevole del proprio operato, Giuseppe Conte ha tracciato il percorso che Parlamento, Senato e vari Consigli dei Ministri avevano discusso dal giugno dello scorso anno, un racconto senza sbavature e con tanto di allegati al testo letto alle camere che ha portato la maggioranza dei presenti a spendere parole importanti, e favorevoli, nei confronti dello stesso Presidente del Consiglio.
Il contro è arrivato dai soliti noti. In Parlamento, con la totale assenza di preparazione ai temi in discussione, c'ha pensato Giorgia Meloni, ribadendo concetti che nell'humus del sovranismo l'hanno portata a raggiungere la doppia cifra nell'ipotetica intenzione di voto degli italiani.
In Senato è stata invece la volta di Matteo Salvini, che al termine dell'ennesimo intervento a metà tra un comizio elettorale e uno slogan propagandistico si è anche tolto lo sfizio di rivolgere a colui che il 20 di agosto scorso lo relegò dietro la lavagna il: "si vergogni".
Il tutto senza che la Presidente Casellati, incalzata da Andrea Marcucci, prendesse alcun provvedimento. Anzi, dopo che il capogruppo dem ha fatto notare l'ingiuria rivolta al Presidente del Consiglio la seconda carica dello Stato ha minimizzato con un: "lo ha detto tra parentesi".
La bagarre in aula è terminata con l'ex ministro Centinaio prodigo nell'insultare chissà chi e il leader del Carroccio abbandonare, autobiograficamente, l'aula del Senato.
Insomma, una discussione che avrebbe dovuto svolgersi nell'interesse di un paese intero si è trasformata, con l'insorgere di accuse, menzogne, offese, minacce, e frasi ingiuriose, nell'ennesima occasione per comprendere una volta di più perché le piazze italiane si stanno riempiendo di sardine.
Insomma, una discussione che avrebbe dovuto svolgersi nell'interesse di un paese intero si è trasformata, con l'insorgere di accuse, menzogne, offese, minacce, e frasi ingiuriose, nell'ennesima occasione per comprendere una volta di più perché le piazze italiane si stanno riempiendo di sardine.
Ora, o meglio da domani toccherà ai giornali e ai vari talk televisivi rinfocolare quei temi portati avanti da un modo di fare politica che ha gettato fango e menzogne sul Presidente del Consiglio. Una connivenza capace di destabilizzare i mercati, renderci poco raccomandabili come istituzioni, in nome di una presunta difesa dei confini nazionali e degli interessi degli italiani.
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