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domenica 29 settembre 2019

Marco Travaglio, Marco Lillo, Padrini Fondatori e quell'Italia alfabetizzata che non capisce ciò che legge


Lo ha rivelato uno studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: la metà degli italiani non capisce ciò che legge. Sebbene il tasso di alfabetizzazione in Italia sfiori il 99%, lo studio denominato "All, Adult Literacy and Life Skills", riporta alla luce una situazione ben diversa da quella che i numeri sembrano volerci dimostrare. 

L’analisi Ocse è impietosa. Se un tempo con analfabeta si intendeva una persona non in grado di leggere e scrivere, oggi l'analfabetismo funzionale (l’incapacità di servirsi efficacemente della lettura, della scrittura e del calcolo), la cui causa è, a parere quasi unanime, lo sviluppo della tecnologia e l’estrema facilità con cui le persone possono servirsene, mette in risalto come la metà della popolazione italiana non capisce ciò che legge. 

Tra questi, prendendo ad esempio le ultime dichiarazioni rilasciate e il nero impresso sulla carta bianca di giornalini e giornaloni, possono tranquillamente farne parte Matteo Renzi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, l'intero gruppo di Forza Italia, "garantisti" vari e quella parte (faziosa) di carta stampata (Il Giornale di Sallusti) che hanno messo in discussione, addirittura spingendosi oltre con affermazioni del tipo "senza uno straccio di prova", le indagini della Procura di Firenze sull'ipotesi che Berlusconi e Dell’Utri siano stati i mandanti esterni delle stragi mafiose. 

Ora. Ammesso e concesso che il problema di analfabetismo funzionale non faccia rientrare nella cerchia degli affetti i sopraccitati per questioni legate al grado di istruzione conseguito, rimane oggettivamente ineludibile la totale mancanza di conoscenza delle indagini e delle sentenze (definitive) sulle stragi mafiose e su Marcello Dell’Utri da parte di coloro che nell'ultima settimana hanno voluto porre la questione su di un piano puramente manettaro e giustizialista. 

Se in entrambi i casi così non fosse, evidenziandosi la palese malafede dei protagonisti citati, consiglio personalmente a coloro la lettura di "Padrini Fondatori", un testo, un saggio di oltre 600 pagine dove la Corte di Assise di Palermo ha messo nero su bianco quello che i due curatori (Marco Travaglio e Marco Lillo) hanno sempre detto e scritto sul patto neppure tanto occulto fra Stato e mafia che battezzò col sangue la Seconda Repubblica sui cadaveri di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, degli uomini e donne delle scorte e dei 10 caduti inermi nelle stragi del 1993 di Firenze, Roma e Milano. 

Una sentenza storica, quella del 20 aprile 2018, che quel 50% d'Italia aggredita da analfabetismo funzionale non può aver compreso, ma che quella restante, come audito in Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 13 settembre 2017 dal pm Nino Di Matteo, ha voluto minimizzare e svilire con l'avvallo e la complicità di carta stampata e televisioni, senza prodursi minimamente nello sforzo di prosecuzione e completamento del percorso di verità sulle stragi.

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