Il 1971 è stato senza dubbio l'anno spartiacque della band più famosa di Birmingham. Il successo di Paranoid, dopo il debutto dell'album omonimo, avrebbe potuto seriamente mettere in difficoltà l'estro creativo di Iommi e Ozzy. Ripetere a distanza di pochi mesi le posizioni in classifica conquistate da "War Pigs" e "Hand of Doom" un compito che nessuno avrebbe voluto in carico. Nessuno tranne i Sabbath.
Il Tour ancora in atto, i criteri di programmazione alquanto particolari scelti dal manager toglievano il tempo che sarebbe servito per iniziare a scrivere il nuovo lavoro.
Nessuna pausa, nessuna canzone "avanzata".
Serviva uno studio, idee e nuovi riff che potessero aprire la porta alle nuove scritture dei Sabbath.
Detto fatto. L'ingresso in studio e la vena talentuosa di Iommi hanno dato il via alla costruzione dei brani.
Tra l'altro senza grossi problemi.
Tranne uno: la lunghezza dello stesso album.
Ma il tempo era tiranno. Per pensare e vivere i brani.
Per allungare le canzoni troppo corte si aggiungesero dei piccoli pezzi di sola chitarra e quando questo non bastava si optò per qualcosa di strumentale, come "Embryo", che introdusse "Children Of The Grave".
Uno stratagemma classico che segnò i lavori dei Sabbath.
"Si da un po'di respiro al tutto e si creano dei chiaroscuri".
Questo lo Iommi pensiero, costituito dall'idea di dare alle canzoni la giusta alternanza.
"Se ascolti un album o anche una singola canzone che ha un ritmo martellante dall'inizio alla fine, non ne apprezzi la pesantezza perché non si alterna con qualcosa di più leggero".
Non a caso le parti "leggere" introdotte all'interno delle canzoni esaltavano a dismisura il ritorno in grande stile del riff "Heavy". "Orchid", ad esempio, ha avuto lo scopo di sfociare in "Lord Of This World".
Una sorta di calma prima della tempesta, per mettere in evidenza la dinamica.
Ai tempi tutto sembrava così strano, ma piaceva.
Piaceva ai Sabbath, che non si sono mai limitati a qualcosa di ordinario, piaceva ai fans, piaceva alla produzione.
Nel marzo del 1971 "Master Of Reality" andò in registrazione.
Il coinvolgimento per la terza opera della Band fu totale.
Tony sentì per la prima volta il desiderio di entrare in ogni singolo secondo della produzione e le idee cominciarono ad arrivare copiose.
In "Children Of The Grave", "Lord Of This World" e "Into The Void" la band si accordò tre semitoni sotto. Un esperimento che servì per necessità.
Ai tempi quasi tutte le band erano provviste di chitarra ritmica e/o tastiera. I Sabbath no. Una chitarra, un basso ed una batteria.
Accordarsi in tonalità più basse avrebbe garantito un suono più corposo, più profondo, più pesante.
Con il senno di poi si può tranquillamente affermare che i Sabbath siano stati i primi a fare questo tipo di scelta.
La composizione di "Master Of Reality" proseguiva in tutta la sua particolare sperimentazione.
Basti pensare a "Solitude", la prima canzone d'amore incisa, con effetto delay sulla voce di Ozzy e il flauto suonato da Iommi.
E poi ancora ""Sweet Leaf", la cui storia è figlia del periodo un po' particolare della band.
Ai tempi i Sabbath facevano ampiamente uso di stupefacenti, tra cui la marijuana. Mentre Iommi stava registrando il suono con la chitarra acustica per un altro brano, Ozzy gli propose di fumare uno spinello enorme: "Fatti un tiro di questo!", gli esclamò.
I colpi di tosse furono la conseguenza di quel tiro, quei colpi di tosse furono registrati ed usati per l'apertura dell'album e per introdurre "Sweet Leaf".