"Devi restare fedele a quello in cui credi, andare avanti e non cambiare perché pensi che è quello che la gente vuole. E' così che viene fuori qualcosa di nuovo. Fare quello che fanno tutti gli altri è la scappatoia più semplice; devi fare qualcosa di tuo".
Sotto questo auspicio e tra i muri della Henry's Blues House nasce, a cavallo tra il 1969 e il 1970, l'album d'esordio di Tony Iommi, Ozzy Osburne, Geezer Butler e Bill Ward: "Black Sabbath".
Erano anni difficili per trovare un contratto discografico da firmare e anche quando questo avveniva non tutto andava come sarebbe dovuto andare.
A Workington gli "Earth", a nome di Ozzy, davano l'annuncio al mondo intero che da quel giorno si sarebbero chiamati "Black Sabbath". Nessuna festa, nessuna celebrazione, solo l'intento di continuare a suonare tutti insieme. Il 30 agosto del 1969 la prima esibizione sotto il nome che stava per entrare a fare parte della storia della musica.
Pochi mesi dopo, al Regent Sound, zona di Tottenham Court Road, Londra, venivano collegati gli amplificatori e si dava inizio alla registrazione dell'album.
Il problema più grosso, vista l'inesperienza dei ragazzi di Birmingham in una sala di registrazione e l'assoluta estraneità al tipo di sound proposto dal gruppo da parte del produttore Rodger Bain e dell'ingegnere del suono Tom Allom, risiedeva nel far comprendere la struttura del sound dei Sabbath.
C'era un perché se quanto veniva realizzato in quel periodo da Iommi e compagni aveva un seguito, un interesse. In quell'epoca il basso veniva considerato uno strumento netto e preciso, Geezer invece lo faceva scricchiolare, rendendolo più grezzo, stirando le corde come si faceva con le chitarre per ottenere più corposità.
Il trucco stava li. Produrre un sound solo suonando tutti insieme, indipendente dal suono dei singoli componenti. E allora si entrava in studio, si collegavano gli amplificatori, si cominciava a suonare e arrivederci e grazie. Ecco che tutti i pezzi sono stati eseguiti come se la band stesse suonando dal vivo, in un'atmosfera miscelata di psichedelia oscura e Heavy Metal.
Suoni il brano una sola volta, non hai a disposizione dieci tentativi. Per "Warning" ci fu una piccola eccezione, dopo che Iommi si rivolse a Rodger: "Possiamo suonarla un'altra volta? Penso di poterla fare meglio".
"Warning" originariamente era stata suonata sulla base di quindici minuti, trasportata da un importante assolo di chitarra. Rodger e Tom la ridussero agli attuali dieci, rimuovendone una grossa porzione e tagliando un paio di pezzi più piccoli in quei punti che Tony non avrebbe toccato: "...ero infastidito perché avevo la sensazione che in origine il brano scorresse in modo più naturale. La cosa buffa è che quella è diventata la versione che abbiamo suonato da allora in poi, riproducendo quel che è accaduto in studio quel particolare giorno".
Ma nonostante i tagli "Warning" mise alla luce il talento di Iommi, Butler e Ward che convogliarono le improvvisazioni tipiche di quegli anni con repentini cambi di tempo, associando il tutto ad armonie influenzate dal jazz e dal blues.
Molta gente ha sempre pensato che "N.I.B." fosse l'acronimo di Nativity In Black, un modo come un altro per cercare sempre e comunque di appiccicare alla band britannica qualcosa di satanico. Fu invece il soprannome dato a Ward, vista la forma di un pennino (Nib) che la barba affilata dava alla sua faccia.