Dalle pagine de "Il Giornale", il direttore Mario Ferrara ha voluto chiudere l'anno con un'intervista, da Villa Certosa, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale, attraverso le tematiche inerenti l'economia, la politica e la giustizia, ha raccontato, in un'intervista fiume, cosa farà nell'anno che sta per accoglierci.
Andiamo dunque per gradi.
Sull'attuale crisi economica, il Premier ha espresso grande soddisfazione per le misure che hanno permesso di garantire, da parte del Governo, la liquidità necessaria affinché le banche continuassero a fare le banche, mantenendo i finanziamenti alle imprese e alle famiglie, e offrendo la propria garanzia perché nessun cittadino perdesse un solo euro dei suoi depositi in banca. Ha inoltre aggiunto: "È una linea che ho indicato per primo nel panorama internazionale il 10 ottobre, e che ho poi sostenuto nei vertici che si sono tenuti a Parigi, a Bruxelles e a Washington, convincendo tutti i capi di governo dei Paesi industriali a farla propria".
Compresi gli Stati Uniti, che secondo il Premier dopo l'aver consentito il fallimento della Lehman & Brothers e di altre due banche, si sono successivamente ispirati alla linea europea quando hanno cambiato strategia e varato il piano Paulson di 700 miliardi di dollari per evitare altri fallimenti bancari.
Berlusconi si è soffermato sul comportamento dei consumatori, valutando che la profondità e l’estensione della crisi sono nelle mani dei cittadini: "Se riducono gli acquisti, le imprese dovranno a loro volta diminuire la produzione e, in qualche caso, mettere in cassa d’integrazione i dipendenti, dando vita a un circolo vizioso che potrebbe risultare molto rischioso".
Per scongiurare questo scenario il leader del Pdl invita tutti, soprattutto il ceto medio e coloro che non rischiano il posto come ad esempio gli impiegati pubblici, a non modificare il proprio stile di vita, a non dare ascolto alla canzone del pessimismo e del catastrofismo che ogni giorno viene cantata dalla sinistra. Tanto più che nel 2009, quasi a compensare gli effetti della crisi, il calo delle materie prime e quello del costo del denaro consentiranno dei risparmi significativi alle famiglie.
Berlusconi si è anche addentrato nei calcoli che potrebbero, nel 2009, portare, oltre che oculatezza e parsimonia, evidenti risparmi per le famiglie italiane: "Il calo del greggio, che l’estate scorsa sfiorava i 150 dollari al barile mentre ora è di poco sopra i 33 dollari, significa che nel 2009 ci sarà un risparmio medio di oltre mille euro per ogni italiano, grazie al minore costo del pieno dell’auto e delle bollette della luce e del gas. Se poi consideriamo che l’euribor, che è il costo del denaro tra le banche su cui si calcolano le rate dei mutui variabili, è sceso dal 5,4 di settembre al 3,1 per cento, avremo anche un minore costo per chi deve pagare le rate di un mutuo. Anche l’indice degli alimentari di base, calcolato in dollari, scenderà da 170 a quota 90-100. In totale, sommando i vari risparmi possibili, ogni famiglia potrebbe trovarsi nel 2009 con un bonus di oltre mille euro per componente".
Il Premier, sulla sofferenza mostrata dal popolo della partita IVA, ha aggiunto che "Le piccole e le medie imprese erano molto preoccupate per il flusso del credito. Per questo siamo intervenuti per rafforzare i Confidi, più altre misure,comela riduzione dell’Irap, la sua detraibilità dall’Ires e la revisione degli studi di settore per aziende e professionisti".
Sulla questione dell’equiparazione dell’età pensionabile fra uomini e donne proposta dal ministro Brunetta, Berlusconi ha spiegato: "Non si tratta di una proposta del ministro Brunetta, bensì di una richiesta europea. Il 13 novembre 2008 la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia perché la norma oggi in vigore, ovvero l’anticipazione dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne (60 anni) rispetto a quella degli uomini (65), costituisce (a parere della Corte di Giustizia europea) una discriminazione a scapito delle donne. - aggiungendo - È tuttavia pacifico che, in caso di mancato adeguamento, la Commissione europea aprirà una procedura di infrazione contro l’Italia, con l’applicazione di sanzioni economiche piuttosto ingenti. Non è dunque praticabile l’ipotesi di lasciare senza esecuzione la sentenza".
Inevitabile è arrivata la domanda sull'opportunità di intervenire con una riforma delle pensioni per liberare risorse da dedicare agli ammortizzatori sociali. "Già in campagna elettorale avevamo escluso di intervenire di nuovo sulle pensioni - ha risposto il Premier - anche se c’era un buon motivo per farlo. Il governo Prodi, per tenersi buoni i sindacati, aveva infatti manomesso la nostra riforma per eliminare il cosiddetto “scalone”, con un costo di 10 miliardi di euro per il bilancio pubblico. Si tratta di un onere ingente, del tutto ingiustificato se si pensa che serve per mandare in pensione chi ha appena 58 anni ed ha davanti a sé una aspettativa di vita di almeno altri 20 anni".
Giustizia, processi e intercettazioni sono stati gli argomenti toccati dal Premier all'esplicita domanda sulle eventuali altri riforme che questa crisi può offrire: "È il momento giusto per fare riforme che non incidono drammaticamente sui costi pubblici, come quella della giustizia, del processo civile e di quello penale, oltre che delle intercettazioni telefoniche. Grazie a queste riforme l’Italia potrà avere grandi benefici sul piano della modernità, ma anche sotto il profilo economico".
Entrando nello specifico, Berlusconi ha trattato soprattutto le tempistiche che la nostra Giustizia offre: "Oggi i tempi della giustizia civile sono incompatibili con qualsiasi attività economica. Cinque anni per ottenere un pagamento legittimamente dovuto, altrettanti per una causa di lavoro, otto anni per un fallimento: sono ostacoli che scoraggiano molte imprese straniere a investire in Italia. Per questo abbiamo subito messo mano alla riforma del processo civile, che è già stata approvata da un ramo del Parlamento".
Naturalmente le novità non si fermeranno al processo civile, e come evidenziato dal Premier, con l'inizio del nuovo anno, sarà priorità del Consiglio dei Ministri trattare la delicata riforma per separare gli ordini dei magistrati giudicanti da quelli dei pubblici accusatori: "Gli "avvocati dell’accusa" dovranno avere gli stessi doveri e gli stessi diritti degli avvocati della difesa - ha detto il Premier - solo così il giudice sarà veramente "terzo", con un concorso e una carriera diversa da quella dei pm, e potrà garantire ai cittadini un giusto processo".
Naturalmente le novità non si fermeranno al processo civile, e come evidenziato dal Premier, con l'inizio del nuovo anno, sarà priorità del Consiglio dei Ministri trattare la delicata riforma per separare gli ordini dei magistrati giudicanti da quelli dei pubblici accusatori: "Gli "avvocati dell’accusa" dovranno avere gli stessi doveri e gli stessi diritti degli avvocati della difesa - ha detto il Premier - solo così il giudice sarà veramente "terzo", con un concorso e una carriera diversa da quella dei pm, e potrà garantire ai cittadini un giusto processo".
Per quanto concerne le indagini, Berlusconi ha aggiunto: "...restituiremo alla polizia giudiziaria il ruolo che aveva sino al 1989 mentre ora l’iniziativa è interamente nelle mani dei pm, che sono di fatto sottratti a ogni controllo, con conseguenze devastanti. Come tutti hanno potuto constatare anche nella recente contesa tra le procure di Salerno e di Catanzaro".
Sul tema scottante delle intercettazioni il Premier ha usato parole ferme e dure, esprimendo, con la frase "teatrino mediatico-giudiziario", lo sdegno per la violazione di un diritto primario dei cittadini come la privacy. "Dovranno essere consentite solo per le indagini riguardanti i reati più gravi, per quelli con pene previste sopra i 15 anni, come il terrorismo internazionale e il crimine organizzato di stampo mafioso. L’abuso delle intercettazioni come reti a strascico per acquisire notizie di reato, mettendo in piazza tutto ciò che si dice al telefono, anche quando non ha alcuna rilevanza penale, dovrà cessare una volta per tutte. Non c’è vera democrazia in un Paese in cui i cittadini non possono esprimersi liberamente al telefono senza il timore di essere intercettati".
Sul tema sindacati, Berlusconi ha espresso parole di apertura, per un dialogo costruttivo con tutte le parti sociali, nessuno escluso, ribadendo altresì un concetto molto chiaro: "Noi andiamo avanti con una regola molto semplice: lo Stato deve fare lo Stato in ogni frangente, non solo sul fronte dei rifiuti comea Napoli e in Campania, ma anche in campo sindacale. Ciò significa che il governo prima illustra le sue proposte alle parti, poi ascolta le loro richieste e alla fine decide. Il ricatto permanente non deve più funzionare".
La tematica sull'evasione fiscale è uno dei problemi più seri che interessano il Premier: "Tutte le stime concordano nel valutare l’economia sommersa intorno al 20 per cento del Pil, cioè 300 miliardi di euro, con un’evasione fiscale annua di circa 100 miliardi. Il fenomeno è diffuso al di là di ogni immaginazione. Di recente mi è stata avanzata l’offerta di acquisto di una pianta rara per il mio parco botanico in Sardegna. Il prezzo era di 50mila euro senza fattura, e di 100mila euro con la fattura. Se si arriva a questo punto di sfrontatezza quando c’è di mezzo il Presidente del Consiglio, significa che questa prassi è ritenuta addirittura normale. Ebbene, penso che il federalismo fiscale ci darà un grande aiuto per sconfiggere questo malcostume, perché i Comuni saranno coinvolti nell’accertamento dei redditi dichiarati. E per molti contribuenti troppo furbi sarà più difficile dichiarare il falso nei confronti di chi conosce il loro stile di vita".
Per quel che riguarda i programmi futuri di politica economica il Premier ha stimato entro il 2012 l’abolizione totale della "carta" nella Pubblica amministrazione, che attualmente costa a ogni cittadino italiano 4.500 euro contro i 3mila e 300 che pagano in media gli altri cittadini europei, digitalizzando ogni pratica ed eliminando di fatto le code agli sportelli, offrendo la possibilità di operare per tutti dalla propria casa o dal proprio ufficio attraverso il computer e internet, dotando ogni cittadino di una casella di posta elettronica per i rapporti con la Pubblica amministrazione.
Berlusconi ha anche parlato del debito pubblico: "...siamo in presenza di un debito pubblico pari al 106 per cento del pil, è una brutta eredità ricevuta dai governi del passato che riuscirono nella straordinaria impresa di moltiplicare per otto volte il debito pubblico al fine di soddisfare le loro clientele".
Rimanendo in tema ha affrontato anche il punto sui parametri di Maastricht: "Stiamo seguendo una linea di politica economica che punta a risolvere i problemi senza creare nuovo debito. Sul piano teorico l’Unione europea si è dichiarata disposta a tollerare uno sconfinamento di un punto dei parametri di Maastricht. Ma questo non sarebbe tollerato per chi, come l’Italia, ha già un debito superiore al proprio Prodotto Interno. Un ulteriore appesantimento di questo debito sarebbe giudicato come un ostacolo per la stabilità dell’euro, che è una moneta comune".
Dopo le parole di stima nei confronti di Sarkozy e nei riguardi dei governi dei maggiori Paesi che, di fronte alla crisi, si sono mossi in modo coordinato, il Premier ha affrontato l'argomento Veltroni e opposizione: "Quando si vuole il dialogo, non si insulta l’interlocutore ogni giorno. Se mi sedessi a un tavolo con chi mi paragona ad Hitler o a Videla, con chi mi accusa di essere fautore di un regime, di non conoscere le regole della democrazia, sarebbe davvero un teatrino ipocrita, assolutamente inaccettabile. Il Veltroni del Lingotto che dichiarò la fine dell’antiberlusconismo, della politica come guerra a una sola persona, è un miraggio che non esiste più, e che forse non è mai esistito. Ora c’è solo un personaggio, sempre meno ascoltato dai suoi stessi compagni di partito, che si è consegnato a Di Pietro e ha fatto propria la sua mentalità giustizialista in un abbraccio che si sta rivelando mortale per il Partito Democratico. Come si è visto bene in Abruzzo, il Pd con la politica dipietrista dell’insulto ha perso molti consensi. Con gente simile, io non potrò mai sedermi ad alcun tavolo. Altra cosa sono i rapporti in Parlamento tra i gruppi. Se l’opposizione dovesse presentare suggerimenti di buon senso nell’interesse del Paese, sono sicuro che la nostra maggioranza non potrebbe che condividerli".
Una dichiarazione sicuramente dura ma realista, che è sfociata nel garantismo trattando il difficile momento del PD con la "tangentopoli rossa": "Ho espresso pubblicamente l’augurio che le accuse si potessero ridimensionare. Non entrerò mai nel merito di accuse che attendono ancora tre gradi di giudizio. So bene per esperienza diretta che certe accuse sollevano grandi polveroni mediatici, per poi finire in niente. Però è certo. La sinistra pensava di essere "diversa", di avere una sorta di monopolio dell’etica. Non è mai stato vero nel passato, non è vero oggi".
Che poi ci sia la possibile mano di Di Pietro dietro alla nuova tangentopoli, il Premier ha glissato così: "So che in Italia ci sono duemila pm fuori da ogni controllo. Affermare che ora sono pilotati da Di Pietro mi sembra una sciocchezza assoluta".
Rimanendo sui temi di politica interna il Premier ha parlato della Lega e sulle possibili divergenze con il leader del partito: "Confermo la mia solida amicizia con Bossi. I giornali, come spesso accade, si sono inventati una polemica che non esiste e hanno messo in contrapposizione una mia dichiarazione sul presidenzialismo con una di Bossi sul federalismo. Non c’è nessun contrasto tra me e Bossi, perché proprio il leader della Lega Nord è stato il primo nel 2002 a dichiarare che il presidenzialismo e il federalismo fiscale sono due facce della stessa medaglia".
Tornando sui temi di politica internazionale è stato inevitabile non citare Barack Obama, ormai prossimo a succedere a George W. Bush, e su quali saranno i rapporti con un uomo molto diverso dal suo predecessore: "La forte alleanza con gli Stati Uniti e la Nato, insieme al fatto che siamo un Paese fondatore dell’Europa unita, sono da sempre i capisaldi della nostra politica estera. Su queste basi penso che l’Italia avrà con la presidenza di Obama un rapporto di collaborazione e di amicizia altrettanto forte di quello avuto con i suoi predecessori Clinton e Bush, che ho conosciuto di persona e con i quali ho stabilito solidi rapporti di stima e di amicizia".
Berlusconi si è congedato con un finale carico di amor nazionale, ribadendo la sua intenzione nel far crescere il Paese al cospetto delle grandi potenze sia europee che mondiali, confidando in una politica democratica che faccia il bene dell'Italia: "La politica non mi affascina. Ma amo l’Italia, il Paese in cui sono nato e cresciuto, il Paese che non desidero sia governato da una sinistra illiberale e colpevole di avere causato gravi ritardi alla crescita della nazione. Per questo svolgo l’attuale ruolo politico e di governo per senso di responsabilità, poiché sono l’unico che può tenere insieme tutte le componenti che si riconoscono nel Popolo della Libertà. Mi auguro che fra quattro anni e mezzo dalle file del nostro partito esca un leader giovane e preparato, pronto a raccogliere un’eredità che sarò lieto e orgoglioso di affidargli, soprattutto se nel frattempo sarò riuscito nell’impresa di ammodernare l’Italia in tutti i comparti, dalla Pubblica amministrazione alla giustizia, dalla scuola alle infrastrutture, e di averne fatto una democrazia moderna e bipartitica, con due grandi partiti in gara per il bene dell’Italia, un presidente eletto dal popolo, una sola Camera legislativa con meno parlamentari e un premier con gli stessi poteri dei suoi colleghi europei".
di Cirdan