"Che Sardegna, Basilicata e Umbria siano in esercizio provvisorio perché i rispettivi Consigli regionali non hanno approvato il bilancio è davvero una brutta notizia. Per la Lega, che si candida a governare il Paese, questo è decisamente un pessimo biglietto da visita". Questo il post pubblicato sul proprio account Twitter da parte del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Un messaggio da cui si evidenzia come le promesse fatte dall'indossatore di felpe altrui si scontrano inevitabilmente con la realtà di tutti i giorni e con le problematiche che, spente le telecamere e abbandonati i luoghi battuti per sola propaganda, si riversano sui cittadini. Altro che buon governo del centrodestra.
martedì 31 dicembre 2019
sabato 28 dicembre 2019
Nemmeno la morte è stata capace di portarcelo via
Ed eccoci nuovamente qui, ancora una volta qui, quarantotto mesi dopo, quattro anni anno dopo la morte di Lemmy.
Siamo ancora qui, nonostante tutto, a ricordare e onorare una persona, prima ancora che un rocker, che ha dato molto a tutti noi con la sua musica, la sua cultura, la sua intelligenza artistica e non solo, il suo essere autentico, passionale, ironico e iconico.
Si, perché Lemmy era ed è, anche suo malgrado, un'icona. Un simbolo del vivere senza compromessi, senza che lui stesso, probabilmente, l'avesse voluto.
Lemmy era l'incarnazione dell'anarchia, quella di chi combatte e resiste sempre. Di coloro che non si vendono, rimanendo indipendenti anche a costo di perdere qualcosa nel calcolo dell'interesse personale.
Lemmy era libertà. Di pensiero, di cultura, di filosofia. Un gentleman appassionato di storia, di letteratura, di libri. Un uomo con la U maiuscola per il rispetto, la gentilezza, la riservatezza che ha sempre dimostrato nonostante l'aria da burbero nei confronti della donna.
Lemmy non c'è più, ma c'è ancora, Lemmy è passato, come si suol dire, a miglior vita, ma quella che ha attraversato sulla terra lo vive ancora come se nulla fosse accaduto, successo.
Lemmy era, è, questo e molte, tante altre cose, cose che nemmeno la morte è stata capace di portare via.
Born to lose, Live to win!
venerdì 20 dicembre 2019
Il silenzio assordante della stampa
Non ha meritato neanche una riga in prima pagina, mentre al contrario avrebbe meritato titoli a nove colonne e approfondimenti.
Non ha meritato neanche un'apertura di una qualunque edizione di un telegiornale dei maggiori canali nazionali, mentre al contrario avrebbe meritato speciali e edizioni straordinarie per mettere al corrente l'opinione pubblica della più grande operazione dopo quella che portò allo storico Maxi processo alla mafia.
334 arresti in 11 regioni d'Italia: dalla Lombardia alla Sicilia, oltre che in Germania, Bulgaria e Svizzera.
Tre anni e mezzo di lavoro condotto dalla magistratura.
Circa 3.000 militari impegnati, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d'Italia e tutti i carabinieri della Calabria.
15 milioni sequestrati.
"E' la più grande operazione dopo il maxi-processo di Palermo" ha sintetizzato il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, aggiungendo che i 3000 carabinieri impegnati nel blitz hanno dovuto anticipare l’operazione di 24 ore per evitare il rischio di fughe di notizie.
Superfluo riportare cosa hanno preferito mettere in risalto testate giornalistiche e redazioni nella giornata di oggi.
In Inghilterra, giusto per paragonare, è stata una delle notizie principali del notiziario di Sky.
Purtroppo con un'informazione che rivendica orgogliosamente titoli come "Patata Bollente", o altra che preferisce apostrofare "Ominicchio" un rappresentante dell'attuale maggioranza, non ci si poteva aspettare altro. Purtroppo.
Tolto Il Fatto Quotidiano (on-line e cartaceo) e La Notizia di Gaetano Pedullà, in Italia il deserto.
Un pezzo di Enzo Jannacci, metà monologo e metà musica, puntava il dito contro le ipocrisie di "quelli che…". Specifico il passaggio in cui diceva: "quelli che, peggio che da noi solo in Uganda".
mercoledì 18 dicembre 2019
Spente le telecamere la politica mette ancora una volta a nudo la propria incoerenza
Ad inizio ottobre eravamo tutti collegati con l'Aula di Montecitorio, una giornata che pur non mutando radicalmente le sorti del Paese divenne storica per il via libera definitivo da parte della Camera (553 Sì) alla riforma costituzionale che riduceva i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.
Quel disegno di legge voluto, dichiarato, promesso, uno dei punti fondamentali del programma elettorale del Movimento 5 Stelle che raccolse, stranamente e per la prima volta, una maggioranza trasversale: Pd, Leu, Italia Viva, Fdi, Fi e Lega, tutti insieme appassionatamente.
Insomma, a obbiettivi delle telecamere puntati e microfoni dei giornalisti accesi la politica italiana dichiarò al Paese intero di voler dare una sterzata all'efficienza dei lavori parlamentari e una maggiore vicinanza nei confronti dei cittadini.
Una giornata storica, come dichiararono vari esponenti dei 5 Stelle, che ebbe però una coda che sinistramente preannuncio quello a cui si è assistito in queste ultime ore.
Allora fu il renziano Roberto Giachetti, dopo aver votato a favore, che annunciò la raccolta firme per chiedere un referendum, dichiarando apertamente: "Se è vero che il nostro sistema va riformato, è evidente che la risposta non può essere il taglio dei parlamentari".
Oggi, a distanza di due mesi da quella maggioranza bulgara, Tommaso Nannicini (Pd) e gli azzurri Andrea Cangini e Nazario Pagano, promotori e aiutati dallo stesso Giachetti nell'iniziativa, hanno orgogliosamente annunciato che le 64 firme necessarie per chiedere un referendum confermativo e bloccare la riforma sono state raccolte.
Una manovra che agli occhi degli elettori e di chi semplicemente osserva dice che: a) in molti hanno pensato esclusivamente a salvarsi il posto in Parlamento; b) gli stessi hanno allontanato l'eventuale voto anticipato; c) a telecamere spente la politica ha nuovamente offerto il peggio di se.
Insomma, molteplici scenari che da una parte congelano l'attuale composizione delle camere e dall'altra mantengono inalterate le forze di maggioranza e opposizione, in linea con l'ormai palese volontà di un centro-destra che sponsorizza da mesi il voler andare al voto ma che all'atto pratico tende a stare il più lontano possibile dalle urne per un ormai probabile idiosincrasia, come avvenuto a metà agosto, ai pieni poteri.
Una mossa dalle mille sfaccettature ma che ancora una volta, per l'ennesima volta ha evidenziato come la politica, quella che non a caso le Sardine vorrebbero più responsabile nelle stanze istituzionali e meno propagandistica in televisione e nei social, è riuscita, questa volta a telecamere spente, a mettere a nudo la propria incoerenza.
giovedì 12 dicembre 2019
A processo
La prima udienza del processo si terrà il 15 settembre 2020 davanti alla terza sezione penale del Tribunale monocratico di Catania.
Avere "offeso la reputazione" della sindaca Virginia Raggi con l'articolo apparso sulla prima pagina di Libero del 10 febbraio 2017 con il titolo "Patata bollente" ha portato Vittorio Feltri a giudizio con l’accusa di "diffamazione aggravata".
Feltri è imputato in qualità di direttore editoriale e di autore del pezzo, Pietro Senaldi (che nella puntata del 10 dicembre di DìMartedì condotta da Giovanni Floris ha rivendicato: "è stato un grande titolo giornalistico") è stato rinviato a giudizio per omesso controllo in qualità di direttore responsabile del quotidiano.
Pochi giorni dopo aver infangato la memoria di una figura istituzionali come Nilde Iotti e l'aver insultato le donne emiliane e romagnole, i due maggior responsabili editoriali del quotidiano hanno trovato le porte aperte del Tribunale monocratico di Catania, e come riportato attraverso i social dalla Raggi: "Patata bollente e tubero incandescente mi scrivevano... io non dimentico... vediamo come finirà in Tribunale questa vicenda.".
mercoledì 11 dicembre 2019
Prescrizioni, leggi modificate, furbizia e privilegio
"Sono magistrato dal 1974, per tre anni sono stato giudice, poi da inquirente mi è capitato di occuparmi della loggia P2, dei fondi neri dell'IRI, di Tangentopoli, della corruzione di qualche magistrato. Alla fine, a parte la dovuta definizione giudiziaria delle singole posizioni, i risultati complessivi di questo lavoro quali sono stati? Tra prescrizioni, leggi modificate o abrogate, si è sostanzialmente arrivati a una riabilitazione complessiva di tutti coloro che avevano commesso quei reati. Con un livello di corruzione percepita che non si è modificato. E, soprattutto, con una rinnovata diffusione del senso di impunità prima imperante.
Lo strumento del processo penale è inadeguato a riaffermare la legalità, quando l'illegalità è particolarmente diffusa. Perché la giurisdizione funzioni, è necessario che esista una condivisa cultura generale di rispetto delle regole. In Italia invece la cultura diffusa è basata soprattutto su due categorie: furbizia e privilegio".
Gherardo Colombo
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domenica 8 dicembre 2019
Non sarà una notizia e di questo i grillini ne dovranno una volta di più andare fieri
La notizia non la darà nessuno. Non ci sarà alcun servizio nei telegiornali e non ci sarà alcun articolo riportato sulle pagine dei quotidiani della penisola. Nemmeno a pagina 37, neppure sotto lo spazio riservato agli sport di seconda fascia.
E questo sarà normale: quando il Movimento 5 Stelle realizza qualcosa di promesso o se ne parla male, vedi Spazzacorrotti, Redditto di Cittadinanza e Decreto Dignità, o non se ne parla proprio, come il taglio degli stipendi.
E proprio questi ultimi saranno per l'ennesima volta oscurati, banditi dall'informazione nazionale.
D'altronde perché raccontare agli italiani che il contatore del portale delle restituzioni, tirendiconto.it, segna 104,8 milioni di euro restituiti.
Perché spiegare che il primo Restitution day di questa legislatura è stato indirizzato al fondo per le piccole e medie imprese (superati i 26 milioni), e il secondo ha invece destinato 2 milioni di euro per gli interventi della Protezione civile nelle aree del Paese martoriate dalle conseguenze di alluvioni e altri fenomeni meteorologici estremi.
Perché evidenziare i 969.000 euro destinati al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, oppure la consegna di 441.000 euro al fondo contro la violenza sulle donne, aggiungendo un piccolo ma concreto segno di attenzione alle importanti iniziative legislative messe a punto nei mesi passati come il Codice Rosso.
Perché portare all'attenzione dell'opinione pubblica l'ultima iniziativa, Facciamo Ecoscuola, grazie alla quale saranno destinati 3 milioni di euro a progetti di sostenibilità nelle scuole italiane: riduzione dell’impronta ecologica, interventi di messa in sicurezza dei locali scolastici, promozione della mobilità sostenibile, educazione ambientale, rigenerazione degli spazi, organizzazione di giornate per la sostenibilità.
Già, perché.
In questo paese l'informazione preferisce distorcere la realtà con notizie che nulla ci azzeccano con quanto realmente accaduto. In questo paese l'informazione preferisce continuare a riempire la mangiatoia dell'opinione pubblica con notizie che quella stessa vuole leggere.
In questo paese l'informazione non riporterà la notizia dei 104,8 milioni dal taglio stipendi restituiti agli italiani da parte del Movimento 5 Stelle.
E di questo i grillini ne dovranno una volta di più andare fieri, perché significherà, oltre che averlo promesso l'averlo fatto per davvero.
giovedì 5 dicembre 2019
Nessuna notizia
Italia Viva è scesa in piazza contro la legge del ministro Alfonso Bonafede. Lo ha fatto sostenendo la protesta delle Camere penali davanti alla corte dei Cassazione. E certificando quello che fino ad oggi era solo un retroscena: i renziani sono pronti a sostenere la proposta di Forza Italia. Anzi: quella del berlusconiano Enrico Costa è proprio la proposta di Italia Viva. “Noi sosteniamo la proposta Costa”, ha spiegato Maria Elena Boschi
martedì 3 dicembre 2019
Informazione italiana: "quelli che, peggio che da noi solo in Uganda"
Oggi mi voglio rivolgere ai lettori con una considerazione sulla libertà di stampa della nostra informazione, che questa sia cartacea, web o che provenga dallo schermo televisivo. E voglio associare a questo male italiano un pezzo di Enzo Jannacci, metà monologo e metà musica, che puntava il dito contro le ipocrisie di "quelli che…". Specifico il passaggio in cui diceva: "quelli che, peggio che da noi solo in Uganda".
La realtà, però, ha superato l’ironia: la stampa ugandese è probabilmente più oggettiva della nostra. Ci sono cose che si possono leggere solo pensando ad autori comici. Ad esempio i titoli dei quotidiani nazionali apparsi nella mattinata post informativa rivolta a Camera e Senato da parte del Presidente del Consiglio.
Consapevole di non voler rubare la scena alla rubrica-editoriale del lunedì mattina proposta da Marco Travaglio, "Mi faccia il piacere", commento in ordine sparso:
Il Giornale: "Maggioranza spaccata, il Premier sbugiarda i suoi ministri e scarica Di Maio";
La Verità: "Giuseppi viene sbugiardato in diretta da Eurogruppo e Lega";
Libero: "La Ue: già approvato. La Lega: raccolta firme per bloccarlo";
la Repubblica: "Rottura Conte-Di Maio, Dall'Europa no al rinvio dell'intesa".
Ricapitoliamo: in un pomeriggio dove il Presidente del Consiglio ha spiegato minuziosamente tutti i passaggi parlamentari che ha affrontato il Trattato sulle misure contenute nel pacchetto che prevede, oltre al Mes, la riforma dell'Unione bancaria (Union banking) e l'assicurazione sui depositi, la nostra informazione cartacea nazionale è riuscita nell'impresa di scrivere tutto ciò che non è avvenuto.
Ma non solo. Oltre a palesi menzogne come quella del no dell'Europa al rinvio riportata da Repubblica o l'ipotetico sbugiardamento da parte dell'Eurogruppo nei confronti di Conte scritto dalla Verità (fonti europee hanno dichiarato che la firma del Trattato può essere posta anche la prossima primavera, lasciando ai parlamentari dei vari Stati membri la possibilità di approfondire e discutere la legislazione secondaria), l'interpretazione data a gesti e situazioni ha ampiamente superato il confine con la realtà.
Dove ci sia una maggioranza spaccata è ancora tutto da capire, visto che, a risposta all'intervento del Premier tutte le forze, e non solo quelle di maggioranza (vedi l'intervento del Professor Brunetta alla Camera e di Emma Bonino al Senato), hanno ringraziato per il lavoro svolto e per aver puntualizzato l'intero iter parlamentare, raccomandandosi, come era già ampiamente avvenuto nelle precedenti interlocuzioni, di migliorare l'intera riforma.
Dove la Ue abbia già approvato l'intero trattato come riportato in prima dal quotidiano di Vittorio Feltri rimane un mistero, visto che non è stata apportata alcuna firma, né dall'Italia né da altri.
Dove Conte abbia sbugiardato i suoi ministri e scaricato/attaccato Di Maio nemmeno la Var sarebbe in grado di valutarlo.
A dar manforte al cartaceo c'hanno pensato anche i vari talk show televisivi, promuovendo la stessa sceneggiatura e avvalendosi di quei protagonisti che hanno imbrattato di falsità il bianco candore dei fogli di giornale.
A Conte è stato confezionato, prima di qualsiasi valutazione seria dei fatti, il vestito del traditore, dello sconfitto, del bugiardo. Purtroppo va così. Di tanto in tanto serve il capro espiatorio, per ricominciare peggio di prima: si sdraia la bestia sul tavolaccio, ma poi, quando non si può tagliargli la gola a causa dell'insussistenza assoluta dei fatti, si decide, per salvare la faccia ad una narrazione che ha gettato fango, di ferirla, anche più volte, ma senza ucciderla. Tanto chi vuoi che protesti? Trattasi di Conte, dei 5 Stelle, di un governo nato, secondo i più, forzatamente e senza la minima idea di dove andare. Sono incapaci per definizione.
L’Italia ha un drammatico problema di cultura. Nella quotidianità come in politica.
In quanto all'informazione... dell’Uganda abbiamo già detto.
Posizioni speculari
Matteo Salvini (leader sovranisti italiani): "Si rischia di usare i soldi dei risparmiatori italiani per salvare le banche tedesche".
Alice Weidel (capogruppo di AFD, sovranisti tedeschi): "Il MES è inutile perché salverà le banche italiane coi soldi dei tedeschi".
Nota a margine: Alternative für Deutschland, partito di ultradestra tedesco, insieme alla Lega di Matteo Salvini fanno parte del gruppo dell'Europarlamento "Identità e Democrazia".
L’Eurocazzaro
Ce ne vorrebbe uno al giorno, di confronto Conte-Salvini in Parlamento, per far capire agli italiani da chi sono governati oggi e da chi rischiano di esserlo domani. Da una parte una persona seria e competente. Dall’altro un caso umano in stato confusionale. Ieri, alla Camera e al Senato, si è visto un premier che sa ciò che dice e conosce le materie che tratta. E un aspirante successore che palesemente denota “disinvoltura a restituire la verità e resistenza a studiare i dossier”. Conte ha puntualmente ricostruito l’iter del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), il costante coinvolgimento del Parlamento e dei ministri dei suoi due governi fin da quando, il 27 giugno 2018, appena arrivato, il premier riferì le proposte della Commissione europea. E nessuno fece una piega. Due giorni dopo, al vertice Ue, Conte propose modifiche alla bozza del Mes e l’11 dicembre tornò a riferirne alle Camere: nessun’obiezione neppure allora. Ne riparlò al Parlamento il 19 marzo, vigilia del Consiglio europeo. E di nuovo il 19 giugno, prima dell’Eurosummit decisivo. Lì perfino il leghista No Euro Alberto Bagnai gli fece i complimenti: “Mi permetta, signor Presidente del Consiglio, di ringraziarla per il fatto che lei, in applicazione di questa norma e in completa coerenza con quel principio di centralità del Parlamento, fin dal primo giorno, affermò in questa sede di voler rispettare, sia venuto ad annunciarci che questo approfondimento tecnico ci sarà”.
lunedì 2 dicembre 2019
Il dibattito politico andato in scena nel giorno dell'informativa sul Mes spiega perché le piazze si sono riempite di sardine
Questa politica, (quasi) tutta, ha offerto nella giornata dell'informativa sul Mes portata dal Presidente del Consiglio in Camera e Senato il peggio di se.
Accuse, tradimenti, bugie, menzogne, offese, minacce, striscioni, frasi ingiuriose hanno fatto da corollario ad un pomeriggio dove a perdere, ancora una volta, è stata la così detta rappresentanza del popolo italiano.
Dopo quanto potuto osservare inevitabile fare nomi e cognomi: Giorgia Meloni alla Camera, Matteo Salvini al Senato, i giornali complici della narrazione che ha portato il Presidente del Consiglio a dover scendere in campo per spiegare ciò che negli ultimi diciotto mesi mesi doveva essere ben chiaro ai più.
Consapevole del proprio operato, Giuseppe Conte ha tracciato il percorso che Parlamento, Senato e vari Consigli dei Ministri avevano discusso dal giugno dello scorso anno, un racconto senza sbavature e con tanto di allegati al testo letto alle camere che ha portato la maggioranza dei presenti a spendere parole importanti, e favorevoli, nei confronti dello stesso Presidente del Consiglio.
Il contro è arrivato dai soliti noti. In Parlamento, con la totale assenza di preparazione ai temi in discussione, c'ha pensato Giorgia Meloni, ribadendo concetti che nell'humus del sovranismo l'hanno portata a raggiungere la doppia cifra nell'ipotetica intenzione di voto degli italiani.
In Senato è stata invece la volta di Matteo Salvini, che al termine dell'ennesimo intervento a metà tra un comizio elettorale e uno slogan propagandistico si è anche tolto lo sfizio di rivolgere a colui che il 20 di agosto scorso lo relegò dietro la lavagna il: "si vergogni".
Il tutto senza che la Presidente Casellati, incalzata da Andrea Marcucci, prendesse alcun provvedimento. Anzi, dopo che il capogruppo dem ha fatto notare l'ingiuria rivolta al Presidente del Consiglio la seconda carica dello Stato ha minimizzato con un: "lo ha detto tra parentesi".
La bagarre in aula è terminata con l'ex ministro Centinaio prodigo nell'insultare chissà chi e il leader del Carroccio abbandonare, autobiograficamente, l'aula del Senato.
Insomma, una discussione che avrebbe dovuto svolgersi nell'interesse di un paese intero si è trasformata, con l'insorgere di accuse, menzogne, offese, minacce, e frasi ingiuriose, nell'ennesima occasione per comprendere una volta di più perché le piazze italiane si stanno riempiendo di sardine.
Insomma, una discussione che avrebbe dovuto svolgersi nell'interesse di un paese intero si è trasformata, con l'insorgere di accuse, menzogne, offese, minacce, e frasi ingiuriose, nell'ennesima occasione per comprendere una volta di più perché le piazze italiane si stanno riempiendo di sardine.
Ora, o meglio da domani toccherà ai giornali e ai vari talk televisivi rinfocolare quei temi portati avanti da un modo di fare politica che ha gettato fango e menzogne sul Presidente del Consiglio. Una connivenza capace di destabilizzare i mercati, renderci poco raccomandabili come istituzioni, in nome di una presunta difesa dei confini nazionali e degli interessi degli italiani.
Aspetti oggettivi
L'informativa odierna rilasciata dal Presidente del Consiglio a Camera e Senato ha evidenziato due aspetti oggettivi: 1) è una tematica talmente tecnica che, eccetto gli addetti ai lavori, il resto del Paese, "politici" compresi, non può che non averci capito niente. Tralascio, purtroppo, il fare a gara per parlarne e discuterne su giornali e all'interno degli studi televisivi da parte dei commentatori (si badi bene: commentatori, non economisti) citati dal capo gruppo alla Camera della Lega; 2) Matteo Salvini (incommentabile per maleducazione il suo intervento al Senato) e Giorgia Meloni (incommentabile per manifesta impreparazione sul tema il suo intervento alla Camera) hanno confermato per l'ennesima volta di decontestualizzare ogni qualsivoglia discussione politica, usandola per fare propaganda e conquistare l'ennesimo punto percentuale. Il tutto sacrificando l'interesse nazionale, quello che loro vanno dicendo di difendere.
Nota a margine: fonti europee hanno dichiarato che il testo può già considerarsi soddisfacente (fonti diplomatiche francesi) e che la firma del Trattato (quella non ancora apportata) può essere posta anche la prossima primavera, lasciando ai parlamentari di ogni singolo stato la possibilità di discutere la legislazione secondaria (come ottimamente evidenziato alla Camera da Fassina).
Nota a margine: fonti europee hanno dichiarato che il testo può già considerarsi soddisfacente (fonti diplomatiche francesi) e che la firma del Trattato (quella non ancora apportata) può essere posta anche la prossima primavera, lasciando ai parlamentari di ogni singolo stato la possibilità di discutere la legislazione secondaria (come ottimamente evidenziato alla Camera da Fassina).
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