..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 31 ottobre 2008

LEGNATE SENZA LIVIDI



Alla fine si sono presi a mazzate: "è colpa dei fascisti" accusano i compagni, "è colpa degli antifascisti" ribattono gli altri. Diciamo senza offendere nessuno che la colpa è degli idioti, così mettiamo daccordo tutti senza far torto a nessuno. E menomale che qualcuno si era anche indignato dopo aver sentito il premier Silvio Berlusconi richiamare all'ordine studenti e manifestanti, ricordando loro che intralciare il traffico, occupare piazze e atenei e impedire di fatto a chi vuole studiare di farlo non era propriamente democratico, invitando Roberto Maroni alla linea dura. Daccordo che l'avviso ai naviganti era di per sé errato, nello specifico degli atenei dove il compito di sollecitare le forze dell'ordine spetterebbe ai rettori, ma alla prima occasione nessuno si è tirato indietro. Nella ricostruzione di quanto accaduto a Piazza Navona, il sottosegretario all’Interno Francesco Nitto Palma ha detto, nell’informativa urgente del governo alla Camera, che gli scontri più duri sono stati avviati da un gruppo di circa 400-500 giovani dei collettivi universitari e della sinistra antagonista che è venuto a contatto con gli esponenti di Blocco Studentesco. Nitto Palma ha spiegato che in piazza c’erano un centinaio di persone del Blocco Studentesco, con un camioncino. "È usuale - ha sottolineato - che durante le manifestazioni i mezzi con altoparlanti raggiungano piazza Navona".

Alla fine poco importa di chi sono state le colpe e chi i colpevoli, rimane la sostanza di essersi agitati per niente. Riprorevole in ogni caso qualunque forma di violenza e di rivoluzione, ma se qualcuno si fosse preso o avesse dato delle mazzate per il proprio futuro, protestando contro quel conservatorivismo che ha reso il sistema formativo costoso e i titoli di studio senza valore, sia conoscitivo che meritocratico, quell'incazzatura avrebbe avuto un suo perchè. Invece tutti inferociti per una riforma che fondamentalmente non c'è, almeno così stà scritto.

E allora si va avanti, o sarebbe meglio dire si rimane fermi dopo essersi presi a mazzate, senza rendersi nemmeno conto di avere preso un altro tipo di legnate, quelle che non lasciano il livido ma che rimangono dentro per ancora chissà quanto tempo.

di Cirdan

LA VERA VITTORIA


La prima guerra d’indipendenza l’abbiamo persa nel ’48. La seconda, quella del ’59, l’hanno vinta i francesi di Napoleone III. La spedizione dei Mille del ’60 non vale perché ormai è diventato di moda parlare male di Garibaldi. La terza guerra d’indipendenza del ’66 l’ha vinta la Prussia e noi le abbiamo prese di santa ragione a Lissa e Custoza. Nel ’96, gli abissini ci hanno umiliato ed evirato ad Adua. E nel 1911, in Libia, non parliamo delle bastonate che abbiamo incassato da turchi ed arabi di ogni specie e tribù. Che dire, infine, della seconda guerra mondiale da cui siamo usciti non solo sconfitti ma anche abbondantemente disonorati? Ora, con un bagaglio di storia così chiaro sulle spalle, che è questa faccenda dei festeggiamenti del 4 novembre? E la pretesa di ricantare quella canzonetta politicamente scorretta di E.A. Mario sul Piave che mormorava, come un qualsiasi legista del Nord-Est, non passa lo straniero? Noi, a cui è stato giustamente insegnato a scuola che l’Italia è una Repubblica fondata sulle batoste, vogliamo che la tradizione venga rispettata. E che al posto del 4 novembre data della Vittoria, si celebri il 24 ottobre data di Caporetto! Vincere, si sa, è un motto fascista!

UNO SCIOPERO SENZA FUTURO


“Siamo un milione ed ora il governo deve trattare”. Lo slogan sindacale che ha contrassegnato lo sciopero della scuola svoltosi ieri in tutte le città italiane fotografa alla perfezione l’assurdità ed i limiti della posizione assunta dalle forze dell’opposizione sulla vicenda dei tagli al settore scolastico. L’assurdità è rappresentata dal fatto che portare in piazza un milione di persone all’indomani dell’approvazione da parte del Parlamento del decreto che si vorrebbe modificare è una contraddizione in termini. Se si voleva sul serio cambiare il provvedimento lo sciopero della scuola si sarebbe dovuto tenere prima dell’approvazione del decreto. Averlo fatto dopo significa solo che l’obbiettivo perseguito non era la riduzione dei tagli alla scuola elementare ed all’università ma cercare comunque un pretesto per far scendere in piazza alcune migliaia di studenti ed utilizzare la contestazione per vivificare una opposizione asfittica. Il limite, invece, è costituito dallo sbandierare il milione di manifestanti in nome del principio del “numero è potenza” senza, però, rendersi conto che quel milione non rappresenta una grande forza ma una ben identificata debolezza. Ai ragazzi che vogliono vivere il loro piccolo ’68 ed ai professori che pensano di difendere i loro posti di lavoro retribuiti con stipendi da fame, si contrappone una maggioranza di cittadini che, pur essendo silenziosa, è perfettamente consapevole che la scuola italiana non funziona e va revisionata dalle fondamenta. Quale potrà essere il seguito politico dello sciopero della scuola sulla base di tanta assurdità e così precisi limiti? Sbaglia di grosso chi crede che la manifestazione del Circo Massimo prima ed i cortei ed i comizi del 30 ottobre successivamente, abbiano aperto un nuovo “autunno caldo” destinato a bruciare le speranze del centro destra di governare il paese senza eccessivi traumi.
La battaglia contro il decreto Gelmini si è di fatto conclusa. Come ha lasciato intendere lo stesso segretario del Partito Democratico Walter Veltroni quando ha preannunciato l’intenzione di promuovere sul provvedimento un referendum che non si potrà tenere prima di due anni. E non potrà in alcun modo rappresentare una miccia destinata ad accendere un incendio più vasto perché la maggioranza degli italiani è riuscita a rendersi conto, proprio grazie al riflettore acceso della manifestazioni anti-Gelmini, della gravità del bubbone-scuola nel nostro paese. I dirigenti dei partiti d’opposizione, quindi, non hanno di che rallegrarsi. La boccata d’ossigeno che hanno respirato al Circo Massimo e nelle piazze degli studenti è stata controproducente. Ha ringalluzzito un numero sempre più ristretto di militanti. Ma ha reso drammaticamente chiaro alla maggioranza degli italiani che dall’opposizione non può in alcun caso attendersi un qualche contributo alla soluzione dei problemi che assillano il paese. La scelta di Veltroni di rincorrere Antonio Di Pietro lungo la strada della radicalizzazione dello scontro con il governo mette una definitiva pietra tombale sopra la possibilità di una strategia riformista del Partito Democratico. Il risultato non potrà non essere che sempre più cittadini si rivolgeranno a Silvio Berlusconi affinché il suo governo riesca, con o senza contributo dell’opposizione, a far uscire la società nazionale dalla crisi. Per il Cavaliere si tratta di un grazioso regalo della sinistra irresponsabile. Ma anche di un impegno a non deludere. Per questo, per quanto riguarda la scuola, è auspicabile che dopo i tagli arrivi al più presto il momento di una grande e profonda riforma del settore.

giovedì 30 ottobre 2008

UN CLUB TRASVERSALE



SE NON FANNO I FURBI ECCO 66 VOTI SICURI PER SALVARE I CAVALLI

In Parlamento esiste un'associazione di amici dell'Ippica guidata dal Sen. Tomassini: uomini e donne che ora non possono tradire

ANTONIO TERRANO da Libero del 30/08/2008

Dovete sapere che, da tanto tempo, nel Parlamento della Repubblica italiana, esiste un'associazione che si auto-definisce Amici del Cavallo e dell'Ippica. Il motore o se preferite la forza trainante, nonchè presidente della stimata brigata è il senatore di Forza Italia Antonio Tomassini, Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficenza del Servizio sanitario nazionale del Senato della Repubblica.

RILANCIO - Uomo da sempre vicino al cavallo ha tra l'altro appena dato vita ad una "terza via" dell'equitazione italiana, raggruppando forze tecniche, politiche ed imprenditoriale della nostra nazione, con lo scopo di rilanciare il mondo equestre. Ora, sui Tg nazionali e sulle pagine di Libero, il direttore Vittorio Feltri si è appellato al buon senso dei parlamentari italiani per appoggiare l'emendamento della Lega Nord, firmato dagli onorevoli Roberto Cota, Massimo Bitonci, Matteo Bragantini, Claudio D'Amico, Laura Molteni, Roberto Simonetti, e fortemente appoggiato dal ministro del Mipaf Zaia. Un provvedimento che salverebbe Uomini e Cavalli italiani rispettivamente dalla disoccupazione e dal macello. Senza togliere nulla né allo stato ed ai suoi bilanci, né ai concessionari delle slote machine. Solo l'1% in meno ai giocatori delle diaboliche macchinette. Un'inezia. Ora siamo certi che l'illuminato senatore darà appoggio al decreto salva cavalli e convincerà gli amici del clan parlamentare a fare altrettanto. Essere amici del cavallo comporta non solo onori ma anche oneri ed oggi devono tutti correre al capezzale degli animali morenti, sia votando in prima persona sia coinvolgendo i colleghi del proprio partito.

CAZZOTTI&REFERENDUM: L'ITALIA NON HA PAURA

Passano le innovazioni della Gelmini e la piazza si anima
di Francesco Blasilli



Un tranquillo giorno italiano, con il decreto Gelmini che viene approvato, gli studenti che fanno a cazzotti i piazza, Veltroni che si dimostra alla canna del gas e Cossiga che regala l’ennesimo show. A piazza Navona, dove si erano riuniti i manifestanti, si è iniziato con un’aggressione isolata partita dagli studenti di destra per guadagnare la testa del presidio, poi è stata la volta di veri scontri, con tanto di lancio di tavolini tra studenti di estrema destra e di sinistra, davanti ai turisti impauriti e l’immediata serrata dei negozi. Alla fine è intervenuta la Polizia e la giornata si è conclusa con qualche ferito lieve in entrambi gli schieramenti e due arresti. Nel frattempo, a due passi, il Senato ha approvato il decreto Gelmini. “La scuola cambia – queste le prime parole del ministro - si torna alla scuola della serietà, del merito e dell’educazione. Entro una settimana presenterò il piano sull’università”. Per il quale, gli studenti hanno messo in atto una sorta di protesta preventiva. Manifestazioni che non sono proprio andate giù a Berlusconi, per il quale “le occupazioni di aeroporti e stazioni non sono un atto di democrazia, non sono espressione diretta di democrazia, sono una violenza contro i cittadini, le istituzioni, lo Stato”. E pur ribadendo il diritto a manifestare, il premier confessa che il governo è stato “addirittura di manica larga, perché gli studenti non possono intralciare il traffico, occupare piazze e impedire a chi vuole studiare di farlo”.
Veltroni, dal canto suo. ha proseguito la discesa negli inferi dipietreschi promuovendo “un referendum abrogativo” contro il decreto Gelmini, visto che “il Governo non ha voluto ascoltare nessuno” ed ha anche “rifiutato il confronto con il mondo della scuola”. Quindi via al referendum, “affinché non sia l’espressione di una iniziativa di un partito politico ma il più grande referendum partito dalla società civile”. Evidentemente, il segretario del Pd è ancora ubriaco di folla. E Di Pietro gongola, pronto con i suoi banchetti a raccogliere le firme anche contro la Gelmini. Fortuna, di fronte a tanto grigiore politico, che c’è Cossiga. L’emerito presidente vota a favore del decreto e accusa gli studenti di protestare “contro il nulla” favorendo i “baroni universitari”. Cossiga ha poi ringraziato i manifestanti, perché “per me – ha detto - è stata una botta di vita sentire echeggiare slogan che temevo ormai desueti, sapere che esisto e che qualcuno si ricorda di me con Cossiga boia, Cossiga assassino e Cossiga piduista”. E poi, più serio ma non troppo, Cossiga si è lasciato andare ai ricordi, ai “tempi di Berlinguer non di Walter Veltroni, i tempi di Alessandro Natta e non di Franco Marini. Erano i tempi del glorioso Partito comunista. Quando Luciano Lama venne cacciato dall’Università, il gruppo del Pci si alzò in piedi ad applaudirlo. E io venni applaudito perché avevo fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Luciano Lama”. Si torna poi al al presente con la sinistra che cala il suo jolly: stasera Sabina Guzzanti torna ad Annozero. In una puntata dedicata alle proteste degli studenti da un titolo assai pacifista: “Io non ho paura”.

EDITORIALE


MAESTRI DI IDIOZIE SBRAITANO PER NULLA
editoriale di Vittorio Feltri dal cartaceo di Libero del 30/10/2008
Quando diciamo “non sanno quello che fanno” non serviamo al lettore un luogo comune bensì una foto di gruppo. Un gruppo di persone irresponsabili (professori e studenti) impegnati a protestare nel modo più sgangherato e indegno, addirittura trascinando in manifestazioni chiassose i bambini delle elementari innocenti per definizione, quindi da rispettare e non da violare con cinismo. Nei giorni scorsi, e anche ieri, in molte città si è assistito a turbolenze. E oggi le proteste sfociano in uno sciopero generale della scuola organizzato da sindacati che confermano, nella circostanza, di essere fuori dalla realtà e di non comprenderla. Difatti che senso ha una astensione dal lavoro con relativi cortei e scritte offensive se destinata a non mutare di una virgola il decreto Gelmini ormai trasformato in legge dello Stato? Se proprio i tribuni dei lavoratori della cattedra e dei ragazzi volevano premere sul governo bloccando le attività didattiche dovevano farlo prima che il Senato approvasse il provvedimento. Ora è troppo tardi. C’è poco da condizionare. Cosa fatta capo ha. È pur vero che Veltroni ha annunciato un referendum abrogativo onde annullare le scelte della ministra. Ma anche qui occorre precisare. Ammesso e non concesso che il plebiscito vada in porto e che la legge passata ieri sia fra un anno cancellata, la sinistra e le sue greggi di docenti e discenti otterrebbero un misero risultato: il ritorno dei giudizi sulle pagelle e della terna in classe con tanti saluti al maestro prevalente. Null'altro. Perchè i famigerati tagli nelle medie e nelle università non sono stati inseriti nel "pacchetto Gelmini", ma nela Finanziaria tremontiana. Ed è noto perfino agli analfabeti costituzionali che le leggi in materia finanziaria e tributaria non possono essere sottoposte a giudizio popolare (referendum abrogativo). Si vede che gli intellettuali della sinistra, pur così colti, non lo sanno o sono smemorati. In ogni caso si stanno comportando in maniera scriteriata. Oppure, ed è più probabile, se ne infischiano della scuola e hanno altri obiettivi. Ho un sospetto. Avendo perso la base, compresi i metalmeccanici (che votano Lega o Pdl), si sono gettati sugli insegnanti, cioè i nuovi proletari, pagati male ma con il posto fisso, esentati dall'obbligo di rendere conto della qualità delle loro prestazioni, remunerati in ordine all'anzianità di servizio, progressione di carriera automatica, niente meritocrazia, trasferimenti facili, assenteismo a volontà. Tutto qua. Mi pare sia sufficiente.
PASSA LA NUOVA SCUOLA
Le bugie della sinistra non fermano il decreto
di Salvatore Dama dal cartaceo di Libero del 30/10/2008

Walter Veltroni è quello che la spara più grossa. D’altronde il capo è lui ed è giusto che capeggi la colonna dei suoi. Approvato il decreto Gelmini al Senato, il segretario del Partito democratico convoca i giornalisti e annuncia un referendum abrogativo «contro i tagli alla scuola». Peccato che i tagli - ma il governo preferisce chiamarli “razionalizzazioni” della spesa - siano nella legge 133, la manovra economica votata in luglio. E che la Costituzione - articolo 75 - non ammetta referendum per le leggi di bilancio. Pazienza. Tanto quelli là, in piazza, si bevono tutto.

ZERO TAGLI ALLE UNIVERSITA' - Al Senato il dibattito sul decreto del ministro Mariastella Gelmini è arrivato agli sgoccioli. Prende la parola Anna Finocchiaro. Il capogruppo del Partito democratico ritira fuori la leggenda metropolitana: il provvedimento della ministra leva risorse agli atenei. «Tagli orizzontali alla scuola pubblica per 7,8 milioni di euro e all’università per 1,4 milioni», lamenta. Ed esorta: «Ritirate questo provvedimento». Tutto vero? Macché. In nessuno degli otto articoli del decreto convertito in legge si parla di università (se non per sanare la posizione dei laureati in scienze della formazione primaria). Le cifre, quelle, sono in Finanziaria. E i risparmi deriveranno soltanto dal blocco del turn over del personale accademico. In altre parole: meno professori, non meno soldi per la didattica. Logico allora che i baroni siano sul piede di guerra. Un po’ meno che gli studenti scendano in piazza.

NESSUN PROFESSORE LICENZIATO - Altro tema, altra bufala: la storia dei docenti che il governo lascerà a casa, senza lavoro. «In pochi anni», annuncia in aula “Pancho” Pardi, ex girotondino oggi senatore dell’Italia dei valori, «mancheranno 87mila insegnanti». Le cose, secondo il ministero, non stanno così. Non ci sarà nessun licenziamento, ha ripetuto fino alla noia Gelmini. I professori rimarranno quelli che sono (anche i 93mila di sostegno). Semplicemente non ne verranno assunti altri. Ciò perché, spiegano a viale Trastevere, la scuola italiana ha 1 milioni e 350mila dipendenti. E sono troppi, anche in base ai confronti internazionali. Razionalizzando gli organici, inoltre, il ministero conta di liberare risorse per dare premi in denaro agli insegnanti. Ma soltanto ai più meritevoli.

IL TEMPO PIENO - Non c'è verso di convincerli, però. Il ministro ombra dell'istruzione Maria Pia Garavaglia mette in allarme le famiglie: "I genitori iscriveranno i propri figli a scuola senza sapere se ci sarà il tempo pieno". E' così? L'articolo 4 del decreto Gelmini prevede il ritorno "all'insegnante unico nella scuola primaria". O "prevalente", come preferisce chiamarlo il premier Silvio Berlusconi. A lui, al maestro prevalente, toccherà un orario settimanale di 24 ore. E il tempo pieno? La norma rimanda ai regolamenti attuativi, nei quali "si tiene conto delle esigenze, correlate alla domada delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola". Gelmini invita le famiglie a stare serene. Il tempo pieno ci sarà: è una semplice questione aritmetica. Se viene eliminato il principio delle "compresenze" - due insegnanti per una stessa ora di lezione - ci sono più maestri per il tempo pieno. Ancora numeri: entro il 2014 - riferisce viale Trastevere - ci saranno 82 mila alunni in più che potranno usufruirne.

IL MAESTRO PREVALENTE - Il ministro dell'Istruzione respinge con forza anche un'altra critica. Mossa dall'opposizione e rimbalzata in piazza. Il fatto che la storia del maestro prevalente tagli ore di inglese. Tutt'altro: lo studio delle lingue non subisce alcuna riduzione. Anzi, se richiesto dalle famiglie, sarà potenziato a cinque ore settimanali: tre di inglese e due di una seconda lingua comunitaria. Senza contare poi la reintroduzione dell'educazione civica come materia obbligatoria. Chiamata "Cittadinanza e Costituzione".

"SALVI" GLI STUDENTI CAPRESI - Altra leggenda: le scuole con meno di 500 sono a rischio chiusura. La rilancia ancora Garavaglia creando scompiglio all'ombra dei faraglioni: "Come faranno i ragazzi di Capri e delle Eolie", si domandava qualche giorno fa il membro del gabinetto ombra, "a raggiungere la terra ferma?". Semplice: non ne avranno bisogno. Perchè il decreto non chiude scuole, ma accorpa il personale amministrativo. Presidi e segretari.

BOCCIATI IN CONDOTTA - Sempre lei, la responsabile Istruzione del Pd: scorre l'articolo 3 del decreto legge e allarma tutti. "E' scandaloso", si indigna Garavaglia, "basta una materia in cui non si raggiunge il 6 per essere bocciati alle elementari e alle medie". Basta, sostiene lei, anche una sola insufficienza in condotta e si ripete l'anno. E' così? Non è così. Specie perchè l'articolo è il 2 e non il 3. E dice, testualmente: "La votazione sul comportamento dello studente determina, se inferiore e sei decimi, la non ammissione al successivo anno di corso". La cosa non è automatica, però. Ma dipende dalla volontà collegiale "del consiglio di classe". In altre parole: il bullo va punito. Ma la bocciatura rimane il caso limite.

MENO SOLDI ALLE PRIVATE - Altro ritornello sentito prima nelle parole della minoranza, poi sui tazebao nelle piazze: il governo toglie soldi alle scuole pubbliche e favorisce le private. Pure qui la vulgata è smentita dai numeri del ministero: l'istruzione scolastica non statale perde 134 milioni di euro e passa dai 535 milioni del 2008 ai 401 milioni del 2009. Sono i numeri del bilancio previsionale dello Stato. Gli studenti degli istituti pubblici risparmieranno invece sui libri di testo. Che, lo stabilisce l'articolo 5, dovranno essere gli stessi per almeno un quinquennio. In più, la legge del ministro Gelmini stanzia soldi per la sicurezza degli edifici scolastici: "il 5% dei fondi per le infrastrutture strategiche".

LE CLASSI PONTE - Quelli del Pd e dell'Idv l'hanno definita norma "ghetto", "apartheid", "razziale", "razzista". Ma soprattutto sono riusciti a far passare l'idea che le "classi ponte" per gli studenti stranieri siano il decreto del ministro Gelmini. Falso. Il progetto di differenziare il percorso formativo degli immigrati che non conoscono la lingua italiana c'è. Ed è stato votato alla Camera. Ma sotto forma di mozione e non di legge. Un atto, cioè, che impegna il governo a prendere un provvedimento, non lo obbliga. Ma spiegare questa differenza, neanche tanto sottilr, a chi è andato in piazza a gridare contro il governo xenofobo non conveniva. Evidentemente.

QUALCUNO CI FA'

E' evidente la confusione, probabilmente l'unica cosa certa. Paradossalmente. Altresì logico tutto il baccano che si fa attorno alla problematica scuola. Facciamo un gioco: immedesimiamoci in uno studente dell'Università di Harvard o di quella di Stanford e da oltre oceano proviamo ad analizzare quello che sta accadendo, o meglio ancora, cerchiamo di capire il testo del decreto, quello che ci propone, a chi è interessato, insomma di cosa parla. Poi accendiamo la televisione, sintonizziamoci su un qualunque notiziario e guardiamo cosa sta accadendo nelle piazze italiane, leggiamo cosa scrivono studenti e professori sui manifesti disposti in ogni dove e se proprio non vogliamo farci mancare nulla ascoltiamo le dichiarzione dell'opposizione. Fatto tutto questo non vi sorgerebbe una domanda spontanea? Daccordo la faccio io: l'Italia ha seri problemi di comunicazione? In Italia a scuola cosa insegnano? Palese. Sì, perchè se nelle piazze scendono le università nel momento in cui non sono chiamate in causa è evidente una problematica di comunicazione, perchè se nelle piazze, alunni e maestri, fanno fatica a comprendere una riformina, perchè alla fine è giusto chiamarla così, è evidente la problematica della lingua e della compresione di ciò che si legge. E allora è normale che a qualcuno, la Gelmini e l'esecutivo, sia venuto in mente di modificare qualcosa, all'interno di uno degli aspetti più importanti per il futuro sia economico che culturale di uno dei paesi che fa parte del G8 (paesi più influenti del mondo). Abbiamo bisogno assoluto di cultura, abbiamo bisogno assoluto di politica, abbiamo bisogno assoluto di crescita, perchè non ci si può definire "uno dei Paesi più influenti al mondo" se poi non riusciamo nemmeno a capire quello che scriviamo, e per far si che tutto questo accada abbiamo bisogno di una scuola competitiva, daltronde non si possono pretendere frutti da una pianta se da piccola non viene indirizzata ad una sana vita vegetale, fornendogli terra, acqua e aria. Non so se Vittorio Feltri ha ragione o meno ad avere un dubbio in quello che ha espresso nel suo editoriale odierno, quello che appare chiaro è che la classe politica di sinistra, che dovrebbe offrire al Paese un'opposizione valida, abbia assoluto bisogno di andare a scuola, perchè se parte da lì una cattiva lettura di quello che si sta facendo portando in piazza un'iformazione distorta allora il 5 in condotta non glielo toglie nessuno.

di Cirdan

mercoledì 29 ottobre 2008

LA BOLLA DEL CREDITO

Crisi, Nyt: dopo i mutui scoppia la bolla delle carte di credito




«Prima c'è stata la crisi dei mutui, adesso arriva la crisi delle carte di credito».
Il New York Times lancia l'allarme sulla prossima bolla che potrebbe scoppiare sui mercati finanziari, travolgendo nuovamente le Borse e colpendo duramente banche e società specializzate: la bolla delle carte di credito. «Dopo aver inondato per anni gli americani - scrive il quotidiano - con offerte di carte di credito e linee di credito senza limiti, banche e società specializzate stanno tagliando drasticamente entrambi».
La stretta «sta interessando perfino i consumatori meritevoli di credito e minaccia il settore bancario, già in forte difficoltà, con un'altra ondata di perdite massicce, dopo un'epoca in cui ha potuto mietere guadagni da record con il business del credito facile, che ha contribuito a creare». Nel primo semestre 2008, spiega il Nyt, le società che offrono carte di credito hanno svalutato crediti a rischio per 21 miliardi di dollari, «perchè molti clienti non riescono più a pagare i debiti. E con le società che licenziano decine di migliaia di lavoratori, secondo gli analisti il settore si aspetta perdite per altri 55 miliardi nel prossimo anno e mezzo».
Al momento «le perdite totali ammontano al 5,5% del debito delle carte di credito, ma potrebbero superare il livello del 7,9% raggiunto nel 2001 dopo lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici». Le grandi società specializzate - American Express, Bank of America, Citigroup - «hanno cominciato a irrigidire i requisiti per le nuove richieste e stanno escludendo i clienti più a rischio. Ad esempio Capital One, un altro big del settore, nel secondo trimestre dell'anno ha ridotto le linee di credito ai clienti del 4,5%».
Inoltre, «Visa, Mastercard e altre compagnie specializzate stanno correndo ai ripari per arginare le perdite e, nel frattempo, stanno scomparendo le opzioni che prima i clienti avevano facilmente a disposizione per ripagare i debiti, come la rivalutazione della casa comprata col mutuo o l'acquisto di una nuova carta di credito».

MAGLIA E COLORI


Io all'Heysel c'ero, avevo solo tredici anni.
Ci sono arrivato dopo la sconfitta di Atene contro l'Amburgo del "miope" Magath, presente anche lì.
Francesco Caremani per "il Riformista" ci racconta delle sfide juventine in quella che veniva chiamata "Coppa dei Campioni", sfide contro i campioni d'Europa dell'Aston Villa e contro i campioni di Francia del Bordeaux, sì perchè una volta giocare la Coppa dei Campioni voleva dire affrontare il campione in carica del rispettivo campionato nazionale.
Ci racconta del suo libro ""le verità sull'Heysel - cronaca di una strage annunciata" in cui narra particolari accaduti quel maledetto 29 maggio 1985: dalla triste storia personale della famiglia Lorentini, di Roberto, amico e collega del padre morto quel giorno, solo perchè il destino gli consegnò un biglietto con su scritto "curva Z": la "tomba" per 39 connazionali; a tutto quello che accaddè succesivamente, dal processo alle promesse mancate, sottolineando anche quelle della Juventus.

LAURA PAUSINI, INVECE NO


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CATTURATA LA PANTERA, CAVALCHIAMO LA TIGRE


Il centro-destra e la scuola
di Marco Taradash
Una volta irretita la pantera, non sarà il caso che il centrodestra cavalchi la tigre? Detto in altre parole, cosa è in grado di offrire il Pdl ai giovani che hanno occupato licei e università trascinati dall’indolenza ideologica o dal gretto corporativismo dei loro docenti, ma che forse si accorgeranno strada facendo di essere pedine di un gioco che non li riguarda affatto e che anzi prevede il loro sacrificio? La questione è stata posta molto seriamente dal senatore Pdl Gaetano Quagliariello. La difesa del decreto Gelmini fino ad approvazione è fuori questione, e fa bene il ministro, cui qualche uscita demagogica quando si avventura nella politica del piede fuori casa può essere perdonata (Obama ha un fascino trasversale anche negli Usa), a tenere il punto. Ma è fuori di dubbio che, passato il decreto sulla scuola elementare, sarà più difficile difendere una riforma che su tutto il resto non c’è. E certo, di fronte a una protesta che probabilmente in una forma o nell’altra proseguirà, non potrà limitarsi a difendere le sacrosante ragioni dei modesti tagli finanziari che l’Università subirà a partire dal 2010. No, la destra al governo ha oggi tutti gli strumenti culturali per cavalcare la tigre della contestazione studentesca e darle una direzione riformatrice, per restituire la scuola superiore alla dignità della sua funzione, oggi sequestrata dai sindacati dei bidelli e dei professori in esubero, e per liberare l’università dalla cappa di potere familista e clientelare che pesa come un macigno sull’economia e sul vivere civile del paese. Per farlo basterebbe andare a riprendere le svariate proposte di riforma, fra cui quella dell’attuale ministro, depositate in parlamento durante la scorsa legislatura e avviare su di esse una discussione pubblica innanzitutto con gli studenti.
Penso all’impatto rivoluzionario-liberale che avrebbe l’affermazione del principio per cui la scuola pubblica non è tale perché è gestita dallo Stato o dagli enti locali, ma perché risponde a criteri generali (primo la gratuità, secondo la libertà di insegnamento in un quadro di principi condivisi) che lo Stato ha il compito di far rispettare al di là della proprietà pubblica o privata degli istituiti. Penso alle conseguenze di un’effettiva libertà di scelta della scuola da parte degli studenti e delle loro famiglie, tramite voucher, deduzioni fiscali o altro, al di là dei confini fisici ed economici che oggi impongono a gran parte della popolazione studentesca la costrizione di accettare quel che passa il convento statale. Penso a una concorrenza effettiva fra scuole pubbliche per guadagnarsi la stima delle famiglie e di conseguenza i quattrini che lo Stato destina alla scuola, e di come ciò obbligherebbe presidi e insegnanti alla trasparenza e all’efficienza. Se poi è vero, come temo, che sul futuro dell’Università italiana sta per calare ancora una volta la pietra tombale dell’assunzione senza selezione, di fatto ope legis, di migliaia di ricercatori dietro il paravento di concorsi fasulli decisi dal passato governo di centrosinistra, non dovrebbe il Governo intervenire prima che sia troppo tardi? Certo, in quel modo si andrebbero a sanare insostenibili condizioni precarie di lavoro e di vita, ma al tempo verrebbe, verrà, sbarrata per anni e anni a venire ogni strada di accesso ai giovani che lo meritano e che saranno ancora una volta costretti a trovare rifugio all’estero.
Una soluzione alternativa va trovata, e allo stesso modo una decisione va presa sui criteri di valutazione e finanziamento, sulle fondazioni, sull’abolizione del valore legale del diploma universitario. Immagino le obiezioni, la paura delle barricate eccetera. Ma se la pantera si leva per mangiare un topolino, non è meglio costringerla a digerire un cammello? E d’altra parte non è stata la Destra ad animare giustamente fino ad oggi la contestazione nei confronti della scuola e dell’Università italiana e dell’egemonia culturale e sindacale che vi si respira? Diciamo francamente, la Destra non è credibile quando difende l’esistente, e al tempo stesso diventa poco credibile quando non si dà da fare per cambiare radicalmente le cose, limitandosi a coprire il corpo devastato della scuola con dei pannicelli caldi finora adottati. “Io non ho paura” è un bellissimo slogan, l’unico colpo di genio del movimento dello Zerootto. Il ministro lo faccia suo. Troverà al suo fianco in primo luogo quella parte del movimento studentesco che non occupa e anzi contesta la contestazione, ma non ha nessuna propensione al suicidio generazionale.

GIULEMANIDALLAJUVE ALL'ASSEMBLEA 2008


On.le Assemblea,
Innanzitutto vorrei ringraziare i centinaia di azionisti che iscrivendosi alla Associazione GiulemanidallaJuve mi hanno incaricato direttamente, tramite delega scritta, o indirettamente a rappresentarli nel corso della riunione odierna. Gli stessi soci che mi hanno esortato a rivolgere i più sentiti complimenti al “comitato sportivo” che finalmente, dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto, ha centrato l’acquisto di due giocatori utili alla crescita della squadra: Sissoko ed Amauri.
Questi due buoni acquisti, che rappresentano comunque una goccia nel mare della mediocrità, non possono ovviamente farci dimenticare quanto gravi siano state le conseguenze economiche e tecniche degli errori commessi in fase di campagna acquisti. A riprova delle odierne lacune qualitative si può notare quanto stretto sia il rapporto tra calo di risultati e defezioni dei giocatori della “vecchia guardia”. Gli stessi giocatori, attraverso alcune dichiarazioni a mezzo stampa, hanno rimarcato la necessità di dover giocare ogni partita con “una grinta degna di una finale di Champions League”. Quella grinta utile a colmare il gap tecnico nei confronti dei club più quotati. Quella grinta che purtroppo potrebbe non essere sufficiente per la vittoria di titoli importanti. Ed è proprio questa la Juve che abbiamo visto in campo nella recente partita di Champions contro il Real Madrid. Tanto cuore, tanto ardore ma gran parte della partita a difesa di un risultato insperato. Non a caso alcune settimane fa il Palermo ha espugnato il Comunale dopo ben 46 anni. La formazione scesa in campo in quell’occasione, così come quella della deludente trasferta di Napoli, non appare in grado di essere annoverata tra le pretendenti al titolo. Così come nessuna giustificazione può essere ricercata nel gran numero di infortuni muscolari. Sarebbe anche quest’ultima oggetto di critiche nella valutazione sul tipo di preparazione atletica programmata. Sottopongo, infine, a Voi membri del CDA presenti le recenti dichiarazioni di uno che di calcio se ne intende, Didier Deschamps: “Ho dato le dimissioni perché la situazione in società era difficile, avevamo divergenze di mercato. Invece che sette giocatori mediocri ne chiedevo tre buoni”. Avrà mica ragione?
È necessario, inoltre, tornare ancora una volta su di una ferita aperta che difficilmente potrà rimarginarsi. Un argomento, quello di Calciopoli, su cui è necessario rinnovare alcune puntualizzazioni.
A due anni dall’infausto evento la nostra Associazione continua ad incrementare il numero di iscritti, molti dei quali non solo tifosi ma anche azionisti. La spiegazione è estremamente elementare: la gente continua ad aver voglia di Verità e di Giustizia. Inutile soffermarsi su alcuni argomenti già ampiamente trattati nelle passate assemblee. L’errata gestione dell’emergenza “Calciopoli”, che tanti danni ha provocato ai numerosi piccoli azionisti, dovrà essere discussa in separata sede (rinuncia al TAR, svendita calciatori, rinuncia TAS, ricapitalizzazione posticipata solo al 2007, ecc.). A nome dei soci che rappresento rinnovo invece l’invito ad adoperarVi affinchè sia avviata ogni azione utile a garantire i legittimi interessi di tutti gli azionisti della Juventus FC Spa. Non è possibile che alla data odierna nessuna azione sia stata intrapresa contro coloro (decidete Voi chi) che hanno provocato enormi danni economici e di immagine.Per questi motivi, vorremmo provare a ragionare insieme a Voi su alcuni aspetti che portarono alla condanna della nostra amata Juventus. Fin dai primi istanti in cui vennero pubblicate le intercettazioni, tutti gli organi di stampa ci propinarono il teorema della “cupola” governata da un ex ferroviere. Gli organi di giustizia sportiva, dopo aver acquisito opportuna documentazione dal Tribunale di Napoli, misero sotto esame alcune partite in cui si ravvisavano delle probabili alterazioni del risultato. Lo stesso Presidente Boniperti, nell’assemblea dell’aprile 2007, ci ricordava il grandissimo e puntualissimo lavoro messo in atto da codesto CDA per salvare la Juventus dagli evidentissimi illeciti. Così come l’esimio avvocato Zaccone, nell’assemblea di ottobre 2006, sottolineava la presenza di ben quattro illeciti.
Ci rendiamo conto di suscitare in Voi un senso di stupore nel momento in cui rinnoviamo l’affermazione che nelle sentenze sportive alcun illecito è stato mai provato. A tal proposito Vi invitiamo ancora una volta alla lettura delle dichiarazioni rilasciate da alcuni componenti gli organi di giustizia sportiva sulle sentenze. A loro dire eravamo di fronte a delle “sentenze che avevo tenuto conto di un diffuso sentimento popolare”.
Abbiamo dovuto dar fondo a tutta la nostra pazienza per provare a capire cosa fosse un “illecito strutturato”. Un illecito, quest’ultimo, in alcun modo contemplato nel codice di giustizia sportiva (Repetita Iuvant o forse è meglio repetita Juventus).
Non siamo qui e nei tribunali per difendere l’indifendibile. La nostra è solo una spasmodica ricerca della verità. Saremo rispettosi di qualsivoglia sentenza ma pretendiamo che ci venga detto, con assoluta certezza, qual’è stato il motivo del supplizio patito da milioni di appassionati della Vecchia Signora. E nel rispetto delle istituzioni abbiamo infatti atteso oltre due anni per scoprire dopo intercettazioni, indagini e svariati milioni di euro spesi nei procedimenti penali, quali fossero le reali colpe di una dirigenza decapitata con accuse fumose e pretestuose. Ciò in considerazione del fatto che anche i PM di Napoli (cioè l’organo che in un procedimento penale rappresenta l’accusa) hanno dovuto ipotizzare che si trattava di un "reato a consumazione anticipata" e di cui non è necessario avere la certezza che sia stato commesso realmente. Come dire una “teoria” senza un effetto applicativo.
Un’intenzione non provabile poiché nessuna partita è stata alterata. Senza ombra di dubbio, dunque, le partite della Juve 2004/2005 non erano truccate, parola dei PM Beatrice e Narducci.
Ed ancora, nel momento in cui le sentenze sportive venivano emesse, il filone d’inchiesta sulle sim straniere (calciopoli 2), che è quello su cui si dovrà necessariamente basare tutto il teorema accusatorio dei PM, non era ancora noto. Le sentenze sportive, quindi, furono emesse in base al primo filone d’inchiesta. Ma proprio in virtù di quanto scritto nell’atto di accusa dei PM, si può affermare con certezza che gli stessi hanno escluso qualunque tipo di frode sportiva conclamata nel primo filone d’inchiesta. Ad oggi resta pertanto un mistero il motivo delle condanne sportive.
Anche Lei, Dott. Blanc, in un’intervista apparsa sul “Sole 24 ore” del 5 ottobre 2008 ha dichiarato: “io dico che la Juventus ha vinto sul campo gli scudetti del 2005 e 2006, un giorno si capirà meglio dove era la verità su calciopoli”. Dunque Dott. Blanc, se Lei è custode di informazioni privilegiate, sappia che è questa la sede più opportuna per darcene conto. In caso contrario le Sue dichiarazioni mal si coniugano con l’immobilismo di questi due anni. Di seguito, invece, Le riporto fatti e dichiarazioni che rappresentano gli elementi fondanti delle nostre convinzioni:
• Da “Il Giornale” – 25 marzo 2006: Carlo Barel di Sant’Albano cooptato nel CDA Juve. La notizia ha provocato agitazione tra gli astanti, soprattutto tra coloro che non conoscendo il nuovo arrivato (già nominato il 7 febbraio scorso nuovo amministratore delegato e direttore generale dell’Ifil) hanno immediatamente pensato al colpo di scena e alla nuca: insomma Sant’Albano è l’uomo che farà fuori Antonio Giraudo.
• John Elkann – maggio 2006 (ancor prima delle sentenze): “Siamo vicini alla squadra e all’allenatore. Sono state fatte cose riprovevoli. Ripartiremo dai giovani” (e già qui ci potremmo fermare).
• John Elkann – giugno 2006: “Garantiamo la nostra totale collaborazione a chi deve giudicare i comportamenti riprovevoli di cui si è letto in queste settimane”.
• Il Presidente della Corte Federale Piero Sandulli: “Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo. Abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d´onda. Il campionato era regolare. Non ci sono illeciti, il torneo 2004/2005 non è stato falsato”.
• Avv. Zaccone – assemblea azionisti ottobre 2006: “4 episodi di illecito sportivo riguardanti 4 gare. I dati di fatto nei nostri confronti erano drammatici. Erano da serie C. Ci siamo permessi di chiedere una B senza penalizzazione perchè con i dati di fatto che avevamo sarebbe andata bene”.
• Presidente Fifa Joseph Blatter – dicembre 2007: "Credo sia ora passato abbastanza tempo per poterne parlare, quando scoppiò lo scandalo, nel 2006, Luca di Montezemolo svolse un importantissimo ruolo di moderatore. E' in gran parte merito suo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni conseguenti allo scandalo".
• Marzo 2008: Guido Rossi consulente Ifil.
• Responsabile marketing Fiat Luca De Meo – giugno 2008: “le sconfitte della Juventus hanno aiutato alla ritrovata simpatia del marchio Fiat”.
Riassumendo: sebbene giustizia sportiva ed ordinaria non abbiano mai trovato alcuna traccia di partita truccata, il collegio di legali (costati oltre 700 mila euro) ed i vertici dell’azionista di maggioranza hanno fin da subito decretato la nostra colpevolezza. Non è chiaro, altresì, il ruolo nella vicenda di un uomo privo di alcuna rappresentanza legale sia in Ifil che nella Juventus come Luca Cordero di Montezemolo. Ed allora, visto che nessuno si è preoccupato di smentire tale circostanza, Vi chiedo: chi ha incaricato il Sig. Montezemolo di proporsi in veste di “mediatore” nei fatti di calciopoli? Ragioni indipendenti dal “mondo Juve” hanno spinto il medesimo ad imporre la mancata difesa dei vecchi amministratori? Mister “conflitto d’interessi”, uomo dai disastrosi risultati gestionali nella Cinzano e nella Juventus, dovrà essere tenuto in futuro il più lontano possibile dalla squadra.
Ultimo appunto sui fatti di calciopoli merita le sentenza emessa dal TAR Lazio lo scorso mese di maggio sul ricorso presentato dalla nostra Associazione. Una sentenza che non mancherà di far giurisprudenza poichè afferma, per la prima volta, la natura amministrativa del lodo arbitrale. Una sentenza che rinnova, se mai ce ne fosse bisogno, la responsabilità dell’azionista di maggioranza nel non aver adeguatamente difeso, attraverso un’opportuna tutela giuridica, gli interessi degli azionisti di minoranza. Nello specifico si legge che “il lodo arbitrale, così come i precedenti gradi della giustizia sportiva, sono impugnabili dinnanzi la giustizia amministrativa”. Inoltre, la corte ha sentenziato: “appare arduo riconoscere in capo alla ricorrente associazione un interesse qualificato a contestare un lodo arbitrale accettato dalla società sportiva che lo ha proposto”. Non serve aggiungere altro.
Una significativa parentesi vorrei dedicarla al Presidente Giovanni Cobolli Gigli. Lei, Presidente, ha fornito nella scorsa Assemblea una dichiarazione che apparrebbe mendace e in violazione del Codice Etico. Ha infatti affermato che l’obiettivo stagionale era la qualificazione ai preliminari di Champions.
In seguito, invece, abbiamo appreso dalla voce di Ranieri che al momento della sua assunzione gli avete chiesto una semplice qualificazione in Coppa UEFA. Se tale episodio fosse confermato sarebbe lesivo degli interessi dei piccoli azionisti, e minerebbe in maniera definitiva la già traballante credibilità di questo CDA.
Ricordiamo poi qui di seguito un campionario di “perle significative”:
• Il Tar è un tribunale che esiste
• I nostri avvocati ci dicono che non c’è nulla di rilevante
• Grazie all’avv. Zaccone siamo riusciti a rimanere in B
• La Juventus ha definitivamente girato la pagina della espiazione delle proprie colpe
• Ci dobbiamo rifare ai valori di Facchetti
• Queste giornate in serie B sono un sogno
• Guido Rossi ha svolto un ottimo lavoro in Figc
• Non vi erano assolutamente i presupposti per mandarci in B ma solo peccati veniali
• Abbiamo chiesto scusa al calcio italiano per il male procurato
• La Serie B ci sta insegnando tante cose, stiamo facendo un bagno di umiltà.
• Non capisco perché solo la Juve sia stata retrocessa in serie B
• Abbiamo ritrovato la nostra dimensione ed espiato i nostri peccati, senza sapere bene peraltro quali fossero
• Ringrazio Vocalelli per avermi convinto a ritirare il ricorso al TAR
• La tifoseria juventina conta, solo in Italia, 13 milioni di tifosi i quali si ripartiscono poi in tifosi di serie A, B e C. Chiaro che io vorrei fossero tutti di serie A, ma non è possibile. (mai in passato un Presidente aveva diviso in categorie i propri tifosi)
• Ibra lo abbiamo venduto all'inter perchè ci ha fatto la migliore offerta e noi non abbiamo mecenati ma bensì un progetto.
La cosa che, a dire il vero, genera in noi un maggior senso di fastidio è l’identità di vedute con quanto risposto dalla società Internazionale proprio in merito all’ultima affermazione relativa ad Ibrahimovic: i fatti dicono che le cose non stanno così.
Ed in vero i rappresentanti di Via Durini hanno proprio ragione. Infatti la società Juventus è stata sicuramente tra le più attive sul mercato, forse anche più dell’inter. Dall’estate del 2006 ad oggi sono stati spesi oltre 120 mln di euro, importo addirittura superiore a quanto incassato con la campagna cessioni.
Facendo una riflessione sui vari reparti si può notare come la vendita dei centrali difensivi “Thuram-Cannavaro” per 12 mln è stata rimpiazzata con gli acquisti “Boumsong-Criscito-Andrade” per oltre 22 mln (circa il doppio). Nessuno dei tre risulta per altro ad oggi in squadra.
Il centrocampo declamato all’epoca come “il più forte del mondo” composto da Viera-Emerson è stato venduto a 22,5 mln. A rimpiazzarli sono stati spesi ben 48,4 mln per Tiago, Almiron, Nocerino, Poulsen e Sissoko (oltre il doppio).
Solo quest’ultimo risulta ad oggi un giocatore dal futuro Juve.
Ibrahimovic-Mutu (32,8 mln) vengono infine surrogati da Iaquinta-Amauri (34,1 mln).
A tale scempio tecnico/amministrativo deve aggiungersi la voce “ricavi” negli ultimi bilanci. Attraverso una breve comparazione si può desumere come i ricavi siano passati dai 251mln della stagione 2005/2006 (vecchia gestione) ai 186mln della stagione in B, fino ai 203mln di quella attualmente in fase di approvazione.
Ma voce ben più grave è rappresentata nella colonna “monte ingaggi”. L’amara constatazione che ne deriva è che nell’esercizio 2007/2008 il personale tesserato ha avuto un costo di 112.739 mln. Alla stessa voce dell’ultimo bilancio redatto con la Triade al comando (2004/2005) leggiamo invece 117.993 mln.
Somma, quest’ultima, ivi comprensiva dei premi per la vittoria del titolo di campione d’Italia.
La Juve tricolore di Capello (Vi invito ad una rapida rilettura dei nomi dei giocatori che militavano in quella squadra) costava in stipendi quanto oggi quella di Ranieri. Un disastro su tutti i fronti. Ed è viva in noi la speranza che tale scempio non si debba rinnovare anche per la questione stadio.
Uno stadio, è bene ricordarlo, lasciato in eredità dalla precedente gestione (così come i campi di Vinovo). Acquistato per la modica cifra di 25 mln pagabili in 10 anni, aveva già ottenuto 42.000mq di area commerciale per un valore oscillante tra i 30 ed i 40 mln di euro. Attendiamo quindi fiduciosi gli sviluppi di tale progetto sebbene, anche in questo caso, sia piuttosto evidente il ridimensionamento in atto rispetto a quanto precedentemente presentato. Ci sembra, per altro, sottodimensionato l’importo di 105mln previsto per la ricostruzione.
Molte questioni sembrerebbero, infine, ancora da definire nella realizzazione della prossima casa bianconera. Dobbiamo prendere atto che la presentazione, prevista nella giornata di ieri, è stata spostata per la metà di novembre. E non perché il momento delicato della squadra ha richiesto tempi migliori ma, semmai, per problematiche legate alla valutazione d’impatto ambientale. Il progetto è stato bloccato dalla conferenza dei servizi poichè carente in numerosi parametri di carattere tecnico. A nostro modo di vedere si potrebbero configurare due diversi scenari in futuro: un ulteriore ridimensionamento o, diversamente, la necessità di realizzare nuovi lavori, specie nella parte viaria attorno allo stadio. Lavori che richiederebbero ovviamente un ulteriore sforzo economico. Staremo a vedere!!!
Ancor più inspiegabile, poi, appare l’attuale gestione economica se si fosse dovuto tener conto di quanto dichiarato al Corriere della Sera da John Elkann il 3 luglio 2007:
“Le spese di Luciano Moggi ed Antonio Giraudo erano insostenibili. Avevano supplito con le plusvalenze ma non si poteva continuare così”.
Ed ancora: “La Juve punterà ad un modello sostenibile, il costo del lavoro non può essere l’80% del fatturato”.
Vorrei ricordare ai colleghi soci ed al dott. John Elkann che il rapporto tra costo di lavoro e fatturato è stato del 54,8% nella stagione 2006/2007 e del 59,1% nel 2007/2008. Al contrario, negli ultimi tre anni di gestione “Triade” tale rapporto è stato rispettivamente del 52,3%, del 53,5% e del 53,8. Al di sotto, quindi, dell’attuale gestione. Così come appare evidente che negli ultimi due anni sono state realizzate plusvalenze per 55 mln di euro (fatte con i giovani e campioni ereditati) e che, senza di esse, ci sarebbero state perdite per 75 mln di euro.
Ed anche in questo caso e’ necessario constatare che i conti non tornano. Non si può trascurare, inoltre, che il dott. Elkann dimentica quanto necessarie siano state le plusvalenze, peraltro lecite, della Triade. L’azionista di maggioranza infatti nei 12 anni di gestione Giraudo non ha mai tirato fuori dapprima una lira e poi un euro (al contrario di quanto accaduto invece nel 2007 seppure con colpevole ritardo). D’altronde il Dott. Blanc dovrà spiegarci come sia possibile gestire un progetto vincente facendo a meno delle plusvalenze. Per incrementare i ricavi in un progetto importante come lo stadio ben sa che sarebbe necessario un incremento dei costi. Così come un decremento dei costi, cioè degli ingaggi, produrrebbe il logico effetto di abbassare ulteriormente il tasso di qualità ed il numero di campioni. Ci faccia capire Dott. Blanc!!!
Le conseguenze di quanto sopra esposto, che non abbiamo ben compreso se è parte integrante del tanto decantato “progetto” di 5 anni, si ripercuotono ovviamente nella quotazione di mercato del titolo. Titolo che non è posseduto materialmente da nessuno dei componenti di questo CDA. Siete sicuri di credere ciecamente in questo progetto?
Il titolo in borsa, anche prima della crisi dei mercati finanziaria, era stabilmente intorno a quota 1 euro. Nel corso di questo mese è stato toccato il minimo storico di 0,63 euro, meno della metà di quanto chiesto ai soci nella ricapitalizzazione da 105 mln del giugno 2007. Ci potrebbero essere ragionevoli possibilità che tale contingenza sia da ricondurre all’evidente incapacità gestionale dell’attuale gruppo dirigente. Un gruppo dirigente che ha prodotto una perdita di 20,8 mln. Ma anche un gruppo dirigente garantito da un “paracadute” di 3,45 mln. di liquidazione nel caso di licenziamento anticipato. Non vi è alcun dubbio, invece, che le maggiori responsabilità siano da attribuire a chi ha permesso a dirigenti che nulla sapevano del mondo del calcio, di amministrare il club più importante d’Italia.
E la maggioranza del popolo Juve ha confermato di pensarla esattamente così.
Attraverso un sondaggio proposto sul nostro sito internet (www.giulemanidallajuve.com), circa l’80% degli utenti ha sentenziato contro la proprietà. La stessa percentuale, in un voto plebiscitario che ha contato migliaia di preferenze, ha chiesto a gran voce l’ingresso della famiglia – nelle persone di Jaki, Lapo e Andrea Agnelli – nel CDA Juve. Solo un intervento diretto della famiglia, nonché una piena assunzione di responsabilità, potrà garantire il rilancio del nostro sodalizio, insieme ovviamente ad una svolta tecnica sulla prima squadra.
Fino a quel giorno ed in virtù della evidente mala gestio di cui sopra non ci resta che rinnovare l’invito alle immediate dimissioni. Sarebbe questo, finalmente, un apprezzabile gesto degno dello stile dei “grandi” Gianni ed Umberto Agnelli.
Il titolo JUVENTUS in borsa scende al pari della attendibilità etica nella gestione societaria che esige – da ultimo – alcune domande al Dott. Jhon ELKAN.
Egli in seguito ai fatti di Calciopoli, ed ancora prima dei processi, prese immediate distanze da un gruppo dirigente reo di aver commesso “fatti riprovevoli” che – ancora oggi – non hanno il pregio di una prova o di una condanna. Ci chiediamo, pertanto, il motivo per cui non sia stato adottato lo stesso metro di valutazione con i dirigenti rinviati a giudizio per la questione “Equity Swap” del gruppo FIAT IFIL - EXOR.
Ci chiediamo il motivo per il quale la stessa solerte “questione etica” non abbia mai toccato il Signor MONTEZEMOLO, di cui ricordiamo la scandalosa vicenda “MAIOCCO”, senza dimenticare la vicenda relativa all’acquisto del calciatore “Dino BAGGIO”.
Ci chiediamo quale campione di etica si difenda nel Presidente COBOLLI GIGLI, senza l’oblio del suo coinvolgimento di Amministratore nella opaca vicenda della cessione della FABBRI EDITORE alla RCS con strascichi di indagine penale.
Le ragioni dell’etica, cari Signori, a TORINO non possono essere sollevate a copertura di una scelta che ogni giorno si rivela suicida e devastante per la tutela degli interessi globali della JUVENTUS, avviata dagli attuali Amministratori con un fantomatico progetto sul viale del tramonto.
Dottor Jhon ELKAN Le chiediamo di ascoltarci con le parole ammonitrici di Victor HUGO: “nell’ora del tramonto i pigmei allungano le orme ma restato pigmei”.
E, cari Signori, è dura essere considerati nemici perché – per richiamare un pensiero di Von CLAUSEWITZ – “quando ad un nemico gli togli tutto, gli lasci la cosa più pericolosa, la rabbia”.Vinciamo la rabbia, infine, con un messaggio di un grande scrittore (Solzhenitsyn): “Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini con la nostra collaborazione!
Ecco la nostra via: non sostenere in nulla, consapevolmente, la menzogna!"
Giuseppe Belviso
GIULEMANIDALLAJUVE

IL 137 DIVENTA LEGGE


Scuola, il decreto Gelmini è legge
Il ministro: «Ora si torna alla serietà»
Sì del Senato al provvedimento. Palazzo Madama «assediato».
I parlamentari dell'opposizione in piazza
ROMA - Il decreto Gelmini (il 137 del 2008) è legge. Mentre Palazzo Madama resta presidiato da un'imponente presenza delle forze dell'ordine per fronteggiare le manifestazioni degli studenti, il Senato approva con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti il provvedimento che porta il nome del ministro dell'Istruzione e che prevede, tra le altre cose, il ritorno dal 2009-2010 delle classi con il maestro unico nella scuola primaria e il voto in condotta che farà media con quelli conseguiti nelle altre materie (la scheda).
«LA SCUOLA CAMBIA» - «La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione» ha detto la Gelmini dopo il sì al decreto, annunciando che entro una settimana metterà mano a un piano che riguarda l'Università. Per il ministro «provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani».
OPPOSIZIONE IN PIAZZA CON GLI STUDENTI - Nonostante il via libera al decreto sulla scuola gli studenti assembrati sotto Palazzo Madama sembrano non voler mollare. «Continueremo al nostra lotta nelle Università e nelle scuole», annunciano. Dopo il voto, tutti i 119 parlamentari del Pd e i 14 dell'Idv sono scesi in Piazza per parlare con gli studenti. Sul piede di guerra l'Italia dei Valori. Ora che il decreto Gelmini è legge i dipietristi si dicono «già pronti a raccogliere le firme per il Referendum abrogativo, così - spiegano - daremo ai milioni di studenti, insegnanti e genitori lo strumento che la Costituzione riconosce per cancellare leggi barbare e sbagliate». E il Pd appoggia l'idea del partito dell'ex pm. «Il referendum è uno strumento di democrazia diretta per rispondere a questo governo che si tappa orecchie e bocca».
GLI STUDENTI E NAPOLITANO - Applausi degli studenti radunati in piazza Montecitorio a Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica stava uscendo dalla Camera, dove aveva assistito all'apertura di un convegno sul 4 Novembre. Napolitano ha ricambiato il saluto dei manifestanti facendo un cenno con la mano, prima di salire sull'auto presidenziale. E qualcuno ha urlato in un megafono: «Presidente, non ci lasci soli!». Momenti di tensione invece a piazza Navona, dove si sono registrati scontri tra studenti di destra del Blocco Studentesco e manifestanti dell'Unione degli Studenti.
«SILENZIO OPACO» - Clima acceso in Aula durante le dichiarazioni di voto. Proprio la Pd Anna Finocchiaro si è rivolta direttamente al ministro nel suo intervento. «Il suo silenzio è indifferente e opaco - ha attaccato la senatrice siciliana -. Alle domande lei non risponde e colpisce questa vostra cupa determinazione. Di queste giornate colpisce il disprezzo per le ragioni degli altri» è l'affondo della senatrice siciliana. «Pensate che approvate questo decreto e che sia finita qui. Non è così, non è così per noi e non credo che sarà così per il Paese». Un avvertimento alla maggioranza, accolto dai colleghi del partito, tutti in piedi, con un lungo applauso. «Pagliacci» hanno gridato i senatori del Pdl.
COSSIGA SHOW - Ha suscitato non poche polemiche durante la seduta l'intervento di Francesco Cossiga. Il senatore a vita si è detto favorevole alla conversione in legge del decreto sulla scuola, accusando chi è in piazza di «protestare contro il nulla» favorendo i «baroni universitari». Ironico il presidente emerito in Aula. «Anzitutto - ha detto - voglio ringraziare gli organizzatori e i partecipanti delle oceaniche manifestazioni di questi giorni. Per me è stata una "botta di vita" sentire echeggiare slogan che temevo ormai desueti, sapere che esisto e che qualcuno si ricorda di me con: "Cossiga boia", "Cossiga assassino"».
LA LEGA BACCHETTA IL MINISTRO - A Palazzo Madama il gruppo della Lega ha bacchettato il ministro per le dichiarazioni su Obama. «La sosterremo sempre nella sua azione, signor ministro. Ma una cosa dobbiamo dirle in tutta sincerità - ha detto il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo -: l'intervista rilasciata giorni fa (al Corriere, ndr) in cui lei sosteneva che il suo modello è Barack Obama, francamente non ci è piaciuta». Parole che hanno suscitato il forte disappunto dei senatori dell'opposizione, in particolar modo di quelli del Partito Democratico.

TEST DI VALENCIA

MotoGP - Prime impressioni dopo i test di Valencia
C'era quasi più attesa per questi test che per la gara (noiosetta effettivamente).
Prove importanti che anticipano di fatto quanto si vedrà sugli schieramenti del prossimo anno.
Tanti gli interrogativi, cominciando dal vedere il risultato dello scambio Hayden-Melandri, leggasi l'anno disastroso di Marco era colpa della moto o del pilota? Cosa farebbe Dovizioso con una moto ufficiale? Gibernau è in grado di tornare a correre a livelli competitivi? Canepa e Kallio saranno degni debuttanti?

Chi ha trovato le risposte dopo questa giornata o è un indovino oppure un "sempliciotto": non si può certo pensare che una manciata di giri siano sufficienti per poter trarre qualche conclusione con un minimo di buon senso.Forse qualcuno si aspettava di più da Nicky e da Dovizioso ma entrambi hanno cambiato moto e soprattutto gomme.
A proposito: di queste chi le conosce bene è rimasto favorevolmente impressionato dalla poca differenza tra queste "generiche" e quelle specifiche usate fino a domenica pomeriggio, buon segno da un lato perchè parla bene dell'operato dei giapponesi, cattivo dall'altro perchè almeno fino ad ora non si è visto quel calo di prestazioni che un pò tutti si aspettavano. Anzi.


Ma sentiamo qualche commento degli interessati...
Casey Stoner che già giovedì sarà sotto i ferri per l'operazione allo scafoide: "Le sensazioni di questa prima giornata con la GP9 sono state decisamente positive. Abbiamo provato diverse cose, alcune hanno funzionato, altre meno ma è normale perchè la moto è piuttosto diversa nelle sue caratteristiche e nelle sue reazioni dalla GP8. Abbiamo ancora tante altre cose da provare ma il feeling è già ottimo ed infatti siamo riusciti a girare costantemente veloci. Sono molto contento del comportamento del motore, che mi sembra più progressivo e prevedibile. La moto è più stabile anche in frenata, il che è tutto dire perchè la GP8 era già molto valida sotto questo punto di vista. Dobbiamo ancora lavorare sul set up del posteriore ma il potenziale è buono, è solo una questione di trovare il set up giusto. Anche per quanto riguarda le gomme sono soddisfatto, soprattutto di quella che abbiamo usato questa mattina, con la quale abbiamo potuto mantenere un ottimo ritmo per trenta giri. Un buon inizio sotto tutti i punti di vista. Penso che anche Nicky sia contento del suo primo giorno in Ducati, è migliorato progressivamente durante la giornata e sono certo che con qualche giorno in più sulla moto si troverà già molto bene".
Nicky Hayden: "E' stata una giornata molto intensa e piena di tante cose da provare e da capire, ma era esattamente quello che mi aspettavo. Ho fatto una sola uscita con la GP8 e poi ho guidato sempre la GP9. Ovviamente c'è tanto lavoro da fare ma sono contento, è stata una buona giornata che mi ha fatto capire che la moto ha un grande potenziale e soprattutto posso dire di essermi divertito. Questa prima giornata mi ha dato modo di apprezzare sia la moto sia il team. Una delle cose che mi hanno impressionato di più è stata l'accelerazione. Per il resto mi sono trovato a mio agio in sella, la posizione di guida mi è piaciuta da subito tanto che non ho dovuto fare molti cambiamenti per quanto riguarda la posizione delle pedane e del manubrio. Non abbiamo nemmeno stravolto il setting, abbiamo fatto delle piccole modifiche per cercare di capire un po' alla volta la moto".
Valentino Rossi: "Abbiamo iniziato a lavorare sul 2009 e ho avuto modo di provare la nuova moto per la prima volta. E' solo il primo prototipo, ma la mia impressione è molto buona e sembra che hanno svolto un buon lavoro. Stiamo lavorando sul motore per avere più accelerazione sull'uscita dalle curve, non basta ancora, ma stiamo andando nella direzione giusta, quindi questo è importante. Abbiamo lavorato sulla definizione e la distribuzione dei pesi ed ero più veloce con la nuova moto così questo è buono! Abbiamo bisogno di più tempo per capire la moto e più giri, ma questo è solo il primo giorno ed è molto positivo. L'altra grande cosa sono gli pneumatici: sono veramente felice e sorpreso. Questa non è la migliore pista per provare in quanto non abbiamo così tanti dati qui, ma comunque reagiscono molto bene. Mi aspettavo meno grip e invece tutto è andato bene. Le condizioni della pista erano migliori rispetto a ieri ma comunque si può già vedere che le nuove gomme sono abbastanza buone. Penso che Bridgestone ha fatto un buon lavoro, ma naturalmente sarà difficile saperlo con certezza fino a quando non andremo a provare anche su altri tracciati. Dobbiamo aspettare e vedere. Per me vanno bene anche in confronto con i miei pneumatici Bridgestone utilizzati durante la stagione e quindi sono felice. Ho uno speciale casco 'campione del mondo' che mi piace molto e che utilizzerò durante il periodo invernale test. Per quanto riguarda il numero uno... non mancherò di tenere il mio 46 ma metterò il numero uno sulla mia schiena come ho fatto in passato".
Andrea Dovizioso: "E' stato un giorno davvero emozionante. La moto si sente bene, si sente come una evoluzione della mia moto 2008, come un passo in avanti, che è quello che mi aspettavo. Sono molto felice. Rispetto alla mia moto '08 questa ha molti punti positivi, in particolare il motore è tanto più agevole e più potente. Sin dall'inizio la stabilità nella parte anteriore è stata molto buona. Con l'elettronica ho bisogno di più tempo per apprendere e capire, soprattutto il controllo di trazione in quanto vi sono tante impostazioni. Ho anche provato gli pneumatici Bridgestone per la prima volta, che sembrano andar bene, ma ho bisogno di un pò di tempo per adattare il mio stile di guida per ottenere il meglio da loro. E' stato un primo giorno positivo, ma ho ancora molto da imparare. Con la mia nuova squadra abbiamo iniziato a lavorare passo dopo passo e mi piace questo sistema".

martedì 28 ottobre 2008

NBA, SI RIPARTE

Tutti contro Boston: riparte l'Nba. Tre italiani in campo
di Dario Ricci
Boston che vuole difendere l'anello, Los Angeles (sponda Lakers) che sogna di strapparglielo, San Antonio decisa a ritornare grande: E poi i "vecchietti" terribili di Detroit, i Cavaliers del grande LeBron James, e lo "spaghetti – basket" che punta su un trio d'eccezione – Gallinari, Belinelli, Bargnani – per trovare finalmente la sua dimensione Oltreoceano. Signore e signori, è dal 1947 che la magia si ripete, nel momento esatto in cui l'arbitro lancia verso il cielo la prima palla a due. L'Nba riparte. Su il sipario.
Trifogli per il bis – È dal 2002 che la squadra detentrice del titolo non si ripete l'anno successivo (allora, addirittura, i Lakers della premiata ditta O'Neal - Kobe Bryant chiusero la tripletta iniziata nel 2000). Normale quindi che i Boston Celtics, interrotto il digiuno che durava dal 1986 puntino al bis. Molto dipenderà dalla capacità di coach Doc Rivers di tenere alta la motivazione del gruppo, e soprattutto dei "Big Three", Pierce, Allen e Garnett. Della squadra campione non c'è più Posey, ora a New Orleans, ma gli altri (a partire dal play Rondo e dal centro Perkins) hanno ancora margini di miglioramento. Se lo vorranno.
Gli sfidanti – Molti, tanti. In attesa poi che sia il parquet ad assottigliare il gruppo delle pretendenti al trono. In prima fila i Los Angeles Lakers che ritrovano sottocanestro il talento di Bynum, infortunatosi l'anno scorso proprio sul più bello (quasi in contemporanea all'arrivo di Gasol da Memphis). Poi gli Spurs che dovranno fare a meno all'inizio di Manu Ginobili, tornato con una caviglia fuori uso dalle Olimpiadi. Ma San Antonio potrà comunque contare sempre sui suoi veterani, a partire da Tony Parker eTim Duncan. In fatto di vecchietti terribili, poi, occhio sempre ai Detroit Pistons: fallito l'assalto all'anello, i Pistoni hanno cambiato…il pilota, dando il benservito a coach Saunders, sostituito da Michael Curry. Intatto il gruppo storico (Hamilton, Prince, Billups, Rasheed Wallace) si aspetta l'esplosione di Stuckey come point-guard. Attenzione alla Orlando di Dwight Howard e alla New Orleans di Chris Paul: l'anno scorso diedero spettacolo. Stavolta potrebbe arrivare anche il grande risultato.
Le sorprese – Due le franchigie che potrebbero fare il colpaccio. Philadelphia è pronta a stupire: l'arrivo di Elton Brand dai Clippers regala ai 76ers una nuova dimensione nell'area colorata, e il resto della banda (Igoudala in testa) sembra pronto al grande salto. L'arrivo di Ron Artest potrebbe lanciare definitivamente in orbita gli Houston Rockets. L'ex Sacramento ha talento immenso in attacco e difesa e, malgrado la carriera fin troppo burrascosa, è l'ideale complemento del duo Tracy Mc Grady – Yao Ming. Sempre a Ovest, potrebbero stupire i Portland Trailblazers, che l'anno scorso sfiorarono i playoff.
I flop - Difficili prevederli fin da ora, ma se molte squadre vivacchieranno nell'anonimato, qualche team rischia qualcosa in più. È il caso dei Dallas Mavericks: l'arrivo del 35enne Jason Kidd in regia, fortemente voluto dal proprietario Cuban, non è stato metabolizzato dalla squadra. Per tutti ha pagato Avery Johnson, sostituito in panchina da Rick Carlisle. Ma ora basteranno le prodezze del solito Nowitzki (peraltro in calo, seppur lieve, nelle ultime due stagioni)? Discorso simile per Phoenix. Finita l'era D'Antoni, i Suns si ritrovano con un Nash sempre grande, ma anche sempre più logoro, e con le 36 primavere di Shaquille sottocanestro. Scenario che non induce all'ottimismo…
I colpi del mercato – Detto di Artest, c'è da registrare un altro bel colpo di Houston, che ha strappato a San Antonio Brent Barry, letale tiratore da 3. Ma a spostare davvero gli equilibri – come detto – è l'arrivo di Brand a Philadelfia dai Los Angeles Clippers L'unico dubbio è legato alla tenuta del tallone d'Achille dell'ala forte, che già l'anno scorso è stato out per oltre 60 partite. Interessante anche lo scambio tra gli stessi Clippers (che hanno preso Baron Davis) e i Golden State Warriors (che hanno firmato Corey Magette). Infine, la scommessa di Toronto, che ha preso da Indiana Jermaine O'Neal per aggiungere chili e talento al fianco di Bosh e Bargnani nei pressi del tabellone.
Il ritorno dell'anno – Oltre al rientro di Bynum nei Lakers, c'è grande attesa per un altro "big man" ch di fatto farà il suo esordio nella Lega, pur essendo stato la prima scelta assoluta 2007. Stiamo parlando di Greg Oden, il centro 20enne di Portland, out tutto lo scorso anno per una frattura a un ginocchio. Infortunio che (pare) dimenticato: Oden in pre-season ha già fatto capire che, se la salute (e il ginocchio) regge, a Portland quest'anno ne vedranno delle belle…
Mvp dell'anno – Tanti gli aspiranti. Ma tra Kobe Bryant e LeBron James potrebbe spuntarla Chris Paul, fenomenale realizzatore, regista e smazzatore d'assist degli Hornets. Del resto, l'anno passato era stato superato in volata solo da Kobe. Ma, a 23 anni, il futuro (e un bel pezzo di presente) è suo.
Spaghetti basket – In tutto questo bendiddio, con gli spagnoli Calderon (Toronto) e Rudy Fernandez (Portland) che si candidano al ruolo di migliori "stranieri" nella Lega, occhio anche alla fetta tricolore dell'Nba. Danilo Gallinari a New York dovrà prima superare i guai alla schiena e poi lo scetticismo di una piazza storicamente difficile, ma se starà bene non fallirà. A Golden State, Marco Belinelli, dopo un anno passato tra panca e tribuna, dovrà ora sfruttare ogni minima opportunità concessagli da coach Nelson. Stagione decisiva anche per Andrea Bargnani: al terzo anno a Toronto, e dopo essere stato una prima scelta assoluta, il romano si gioca tutto. O diventa un "big" o sarà solo una comparsa nel grande circo dei canestri a stelle e strisce. Intanto, però, ha prolungato il contratto con i Raptors fino al 2010.

MOTOGP: NOVITA' 2009

Valzer di piloti su gomme Bridgestone: le novità della Motogp 2009




Alle 14.47 di domenica la giostra della MotoGp ha smesso di girare. Quando Stoner ha passato il traguardo del circuito di Valencia (e qualche secondo o minuto dopo tutti gli altri centauri come in una sfilata) si è chiusa definitivamente la stagione 2007/2008. Ma non solo quella. Con i test avviati ieri si volta pagina. Dal prossimo anno, infatti, sarà la monogomma (la Bridgestone) a dettare regole e a influenzare lo spettacolo. Nei paddock non si parla d'altro da settimane: la decisione di avere un unico fornitore costringerà a mutare radicalmente abitudini e strategie di tutti i team. Ma se pensare alle gare di Formula 1 dove la Bridgestone fornisce i pneumatici delle monoposto dal gennaio 2008 viene in mente la parola "noia" (come ha confermato lo stesso Valentino Rossi), la speranza si riaccende se si pensa allo spettacolo che gara dopo gara, circuito dopo circuito, regalano ancora il mondiale Superbike e quello Rally (entrambi con la Pirelli). In una categoria dove l'eccessiva elettronica ha reso le moto troppo sofisticate a discapito dello spettacolo, i piloti, fortunatamente, possono ancora fare la differenza. Lo dimostreranno anche i test di Valencia (gli ultimi della stagione), dove non si assisterà solo all'esordio di pneumatici uguali per tutti, ma anche a un vero e proprio scambio di selle.
Balletto di colori per Melandri: dalla "rossa" alla "verdona" – Marco Melandri se ne va dalla Ducati per approdare alla Kawasaki. Il ravennate porta con sé una serie di aspettative deluse, istantanee di schieramenti visti dal fondo e battaglie in pista lontane anni luce dalle posizioni che avrebbe potuto occupare con la Desmosedici campione del mondo. L'ultimo insuccesso domenica a Valencia, dove Melandri ha chiuso la stagione al sedicesimo posto: «La gara si stava mettendo meglio, ma ad un certo punto scalando dalla quarta alla prima marcia mi è andata in folle e ho rischiato anche di cadere. Questo episodio è stata la sintesi di questa stagione», ha detto secco il pilota. «Da lunedì si cambia pagina, e scegliere la Kawasaki per me rappresenta una sfida». Dopo aver rifiutato di tornare da Gresini preferendo la Kawa rigorosamente ufficiale, Melandri sa che non sarà una passeggiata. Le ultime prestazioni della verdona non sono un bel biglietto da visita per le voglie di riscatto del pilota di Ravenna, ma la casa di Akashi ha già avviato una rivoluzione tecnica per la moto 2009. Chissà che Melandri e Hopkins riusciranno ad approfittarne con continuità, quella che tendenzialmente manca in gara alla Kawasaki.
"Chapter 2" per Nicky Hayden – Sarà proprio il campione del mondo 2006 a prendere il posto di Melandri in sella alla rossa di Borgo Panigale. Kentucky Kid ha chiuso la sua avventura con la Honda (dove ha corso per nove anni) con un quinto posto finale a Valencia. Avrebbe voluto sicuramente fare più, visti gli ottimi turni di prova, ma domenica ha dovuto fare i conti con avversari agguerriti e con un setting della sua RC212V non proprio ottimale. Da lunedì si è voltato proprio pagina. Per l'americano, che nei nuovi box ha attaccato un adesivo con la scritta "Chapter two", inizia l'avventura Ducati. Con Hayden la casa di Borgo Panigale si è assicurata un pilota che conosce bene il pianeta HRC, ma anche un buon testimonial per il mercato Usa, da sempre molto importante per le case motociclistiche. E il 27enne del Kentucky sembra proprio aver compreso la sua double-mission: nei test spagnoli ha debuttato su una GP8 con una livrea yankee a stelle e strisce. Ora la sfida, non riuscita a Capirossi e Melandri, è anche psicologica: dimostrare di non essere da meno del compagno di squadra, Stoner, con cui ha già in comune non solo la moto, ma l'eterno rivale mondiale Valentino Rossi.
Un cambio a metà per Dovizioso, ma "ufficiale" al 100% – Americano che va, italiano che arriva. La sella della Honda HRC ufficiale lasciata libera da Hayden sarà occupata infatti da Andrea Dovizioso. Grazie al quarto posto conquistato domenica davanti proprio allo statunitense, il 22enne romagnolo ha consolidato la quinta posizione in classifica iridata, miglior pilota in sella ad una moto Satellite del campionato. Già lo scorso 19 ottobre in Malesia aveva beffato Hayden negli ultimi giri, conquistando la terza piazza (alle spalle del vincitore Valentino Rossi e Dani Pedrosa) e il suo primo podio in MotoGP. Sorpassi e destini incrociati. Da lunedì il nuovo compagno di Dovizioso è proprio Pedrosa, che non pare abbia preparato il comitato di benvenuto. Probabilmente sarà la prossima sfida del pilota romagnolo. La convivenza nel 2009 con il duo Pedrosa-Puig non sarà facile, anche se forse a preoccuparsi dovrebbe essere proprio la parte catalana del box HRC. Il made in Italy, in moto, quest'anno ha dimostrato di essere da numeri uno. In MotoGP gli italiani nel 2009 saranno 5: accanto a Rossi, Capirossi, Dovizioso e Melandri, c'è anche la new entry Niccolò Canepa, 20 anni genovese, tester Ducati che sarà schierato nella squadra Pramac accanto a Kallio, in arrivo dalla 250. Solo Yamaha e Suzuki restano immutate. Squadra che vince, in effetti, non si cambia.
Sole24Ore

lunedì 27 ottobre 2008

ANNUS HORRIBILIS PER LE BANCHE EUROPEE


L’ESPOSIZIONE A ATTIVITA' RISCHIOSE è PARI A 742 MILIARDI DI EURO
Da qualunque parte si cerchi di vederla, il contagio della crisi finanziaria generatasi oltreoceano appare molto significativo. La diffusione è stata rapida, ma non potrà essere indolore. Alla luce dei dati diffusi ieri da Mediobanca R&S che ha preso in esame gli ultimi tre semestri delle prime venti banche europee l’impatto complessivo della crisi finanziaria in 12 mesi (da giugno 2007 a giugno 2008) potrebbe pesare sui bilanci degli istituti di credito in Europa (comprese Unicredit e Intesa SanPaolo) per 213 miliardi di euro (156 a conto economico e 57 a patrimonio netto causato dalla svalutazione degli attivi). Dallo studio emerge, inoltre, come sia pari a 742,2 miliardi, che corrisponde al 93,5% del patrimonio di vigilanza, l’esposizione alle attività più rischiose, i cosiddetti titoli tossici delle principali 20 banche europee. Inoltre le operazioni di ricapitalizzazione messe in campo dai vecchi soci e dai Governi nazionali non hanno costituito un vero e proprio rafforzamento del sistema, perché sono servite a malapena a colmare il deficit patrimoniale provocato dalle perdite accumulate nei primi sei mesi di quest’anno. In cifre, da gennaio a giugno di quest’anno le grandi banche europee hanno raccolto 49,5 miliardi di euro tramite aumenti di capitale a fronte di svalutazioni degli attivi pari a 57 miliardi. Se ne dovrebbe dedurre che non c’è stata una reale stabilizzazione del sistema.
Come evidenziato sopra l’esposizione alle attività più rischiose supera già ampiamente il valore della manovra decisa dal segretario al Tesoro americano, Ma se si considera che in questa partita ci sono sul tavolo anche le ormai famigerate attività di finanza strutturata che per eufemismo si definiscono particolarmente “illiquide” (sono di fatto crediti inesigibili) si deve anche considerare in prospettiva la possibilità che queste partite generino anche abbattimenti integrali del loro valore nominale. L’azzeramento di queste posizioni si tradurrebbe in un falò dove verrebbero bruciati ancora 381 miliardi cioè il 61,8% del cosiddetto patrimonio di vigilanza. In alcuni casi (Credit Suisse, Ubs e Deutsche Bank) l’incidenza stimata sarebbe addirittura superiore al 100%. Per venire ai problemi di casa nostra, potrà suonare curioso il fatto che sotto questa luce la situazione di Unicredit sia assai migliore di quella di Intesa SanPaolo. Dopo essere stato bersagliato da una pioggia di vendite che hanno trascinato il titolo sotto al valore dei 2 euro a piazza Affari, il gruppo guidato da Alessandro Profumo si prende la rivincita: l’incidenza sul patrimonio di vigilanza delle attività di finanza strutturata di classe C pesa sui conti di Unicredit per il 2,5% mentre grava su Intesa SanPaolo per il 13%. Insomma in piazza Cordusio non stanno messi affatto male se paragonati ai guai degli altri. Ma tutto quanto detto non è, purtroppo, un consuntivo di bilancio. L’anno nero delle banche non si è ancora ufficialmente chiuso e i pessimisti non intravvedono ancora l’uscita dal tunnel.
di Alessandra Mieli

PSICANALISI DI MASSA


Che succederà nella politica italiana la prossima settimana? Si riaprirà il dialogo tra la maggioranza e l’opposizione? Si perpetuerà il muro contro muro? Si scioglierà il nodo del Presidente della commissione di Vigilanza con conseguente scioglimento del sottonodo del Consiglio di Amministrazione della Rai? Se si rivolgono questi interrogativi agli esponenti del Pdl la risposta che si ottiene è una sola: “Bisogna aspettare il ritorno di Silvio Berlusconi dalla Cina”. Se invece lo stesso interrogativo viene presentato agli esponenti del Partito Democratico la risposta altrettanto univoca è che bisogna attendere la manifestazione di domenica al Circo Massimo. Nessuno, in sostanza, né nella maggioranza, né nell’opposizione, è in grado di fare una qualche previsione. Non sul futuro più lontano ma addirittura sull’immediato. Quelli del centro destra rinviano scelte, decisioni, atti e propositi vari alla parola del leader. Come se non ci fosse la possibilità di dialogare telefonicamente dall’Italia con la Cina. Quelli del centro sinistra spostano anche loro scelte, decisioni, atti e propositi vari all’esito di una manifestazione che però, per convinzione generale, non ha alcuno obbiettivo tranne quello di dare un minimo di conforto psicologico ad una base di militanti ancora sotto effetto del trauma della sconfitta elettorale. Ora si potrà anche denunciare l’eccesso di dipendenza del Pdl dal proprio capo.
E trarre tutte le conseguenze che si vuole sull’alto tasso di cesarismo presente nel centro destra ed in aumento nel paese. Ma non si può non sottolineare come, da un punto di vista strettamente politico, a stare in mezzo ai guai sia più l’opposizione che non la maggioranza. Quest’ultima può anche permettersi di aspettare uno o due giorni, il ritorno del leader dalla Cina e le sue indicazioni sulle soluzioni da perseguire rispetto alle questioni sul tappeto. Avrà pure qualche problema di democrazia interna. Ma poter contare su un leader talmente solido da potersi permettere di occuparsi prevalentemente dei problemi esterni senza sfiancarsi in complicate mediazioni interne, le assicura un vantaggio inestimabile. Viceversa, il fatto che il centro sinistra debba attendere la celebrazione di una gigantesca seduta psicoanalitica di gruppo per poter tornare ad affrontare i temi politici del momento, è il segno inequivocabile di una difficoltà sempre più difficile da superare. Se l’adunata psicoanalitica del Circo Massimo servisse almeno a rincuorare le masse dei militanti ed a farle uscire dalla depressione post-elettorale, i dirigenti del Pd avrebbero una buona ragione per sperare di uscire in tempi rapidi dalla crisi.
Ma è possibile rincuorare i propri elettori con un progetto politico indefinito perché sempre oscillante tra la rincorsa del giustizialismo dipietrista, la nostalgia dell’ulivismo catto-comunista o la tendenza a ritrovare la propria “ diversità” berlingueriana e ricreare un partito post-comunista moderno? Ed è ipotizzabile che la seduta di gruppo funzioni se a parlare al Circo Massimo sarà un leader che, a differenza di quello del fronte opposto, è talmente condizionato dai contrasti tra le diverse correnti del partito da non essere in grado di sciogliere il nodo dei rapporti fatalmente conflittuali con Antonio Di Pietro? In queste condizioni è chiaro che la strada del Pd per uscire dal proprio male oscuro è ancora lunga e tutta in salita. Al punto da sollevare un interrogativo. Non sarebbe stato meglio impiegare i tanti soldi necessari a portare a Roma un milione di persone in Prozac?
di Arturo Diaconale