Il calcio a volte è pazzesco, e questo risultato finale fa capire una volta di più perché le partite bisogna guardarle, approfondirle, capirle, prima di dare giudizi solo ed esclusivamente osservando il tabellino finale.
Usciamo dall’Old Trafford con un risultato negativo, senza punti (per il quarto anno consecutivo), e per chi non ha assistito al match, leggendo il semplice 2-1 finale, potrebbe capitargli di pensare ad una match equilibrato e deciso solo dall’episodio.
L’episodio c’è stato, dopo soli due minuti di gioco, ma il match, quello durato novanta minuti, ha decretato una vittoria netta e meritata da parte degli uomini di Ferguson.
Scrivo di calcio, a volte, pazzesco perché non meno di dodici mesi fa uscivamo dal Teatro dei Sogni con otto goal sul groppone, dopo aver disputato una partita vera che c’aveva visto tirare in porta venti volte, aver sbagliato un rigore e sconfitti solo dalla giornata magica di Rooney e compagni, che ogni volta che tirarono in porta tolsero le ragnatele dall’angolino. Oggi, invece, usciamo con una sconfitta di misura, dopo aver tirato in porta la pochezza di tre volte e aver subito in lungo e in largo la squadra di Ferguson, un risultato che rimane tale solo grazie alle parate del nostro Vito Mannone.
Mai in partita, mai pericolosi, sovrastati dal centrocampo e dagli attaccanti dello United, usciti dal campo tutti ammoniti (van Persie, Rooney e Young), a testimonianza che loro l’approccio al match l’hanno centrato in pieno.
Arsène Wenger questa volta lo trovato poco pronto ad affrontare una squadra che detta sinceramente non può e non ci è così superiore. La scelta di Ramsey al posto di Walcott dal primo minuto l’ho trovata indubbiamente logica, sia per la League Cup che ha tolto energie al nazionale inglese sia per aumentare il numero dei centrocampisti da opporre allo United. Peccato però che la zona di campo occupata dal gallese ha di fatto messo in inferiorità la nostra mediana e offerto poco in fase di spinta. Questo, e con la condizione approssimativa di Wilshere, ha messo in difficoltà la manovra, costretto Arteta ad operare spesso da solo e allontanato Cazorla dal centro del gioco. La chicca è arrivata nella ripresa, con Jack già ammonito e più volte redarguito da Dean. Toglierlo sarebbe stata cosa buona e giusta, come fatto da Ferguson per Cleverley, riportando Ramsey in mezzo a dare manforte ad Arteta e proponendo Walcott sull’out, e invece la gestione del nostro numero 10 è stata scellerata e poco intelligente, lasciandolo in campo fino al secondo, e quasi inevitabile, giallo, che ha lasciato la squadra in dieci e bruciato quel cambio che negli ultimi venti di gioco avrebbe, forse, potuto cambiare le cose.
Il saldo finale dopo i match contro Chelsea, United e City è nettamente in rosso, con un solo punto fatto e ben due sconfitte, con Koscielny che al novantesimo di City-Arsenal ha evitato il tre su tre.
E’ indubbiamente un ridimensionamento rispetto a quanto i ragazzi ci avevano fatto vedere nel primo mese di agonismo, è senza dubbio un punto da dove ripartire, sicuramente già da martedì sera in Champions League, per rimettere in sesto una stagione cominciata bene e, al momento, proseguita al di sotto delle speranze di tutti i Gooners.
Su questi ultimi le parole finali di questo editoriale. Negli ultimi venti di gioco, sotto di 2-0 e con un uomo in meno, hanno avuto la forza, lo spirito e la passione di cantare a squarcia gola a favore dei propri beniamini, con amore nei confronti del proprio Club. Ennesima dimostrazione di passione che rende meno amaro il pomeriggio di Manchester. Loro, come già evidenziato nei Ratings, i tre punti li hanno portati a casa.
Martedì sera sarà Champions League in casa dello Schalke 04, cantando tutti insieme: “We love you Arsenal we do, oh Arsenal we love you”.