Dal gelo di San Pietroburgo la Juve si rituffa in campionato, dov’era chiamata a fugare i dubbi sorti dopo la sconfitta di Milano. La serata torinese riserva condizioni climatiche, se possibile, addirittura peggiori di quelle incontrate in Russia: vento e freddo polare, pioggia e nevischio all’inizio, bufera di neve dal quarto d’ora finale del primo tempo. E un avversario, la Reggina, dato in salute visti i due successi consecutivi contro l’Udinese al “Friuli” e contro l’Atalanta al “Granillo”.
L’iniziale disposizione difensiva dei calabresi (tutti tesi a proteggere la propria trequarti) rendeva assai complicato creare spazi per la squadra di Ranieri, pericolosa sulle palle inattive (testa di Chiellini fuori di poco e mischia in area con rigore non accordato a Del Piero: e anche stavolta silenzio) e subito penalizzata dall’infortunio occorso a Camoranesi, che, caduto male sulla spalla destra in seguito allo sbilanciamento dovuto ad un contatto aereo, passa i primi venticinque minuti in puro stile Beckenbauer edizione Italia-Germania 4-3. Braccio rigido attaccato al corpo, equilibrio più che precario. Marchionni si scalda per minuti ma l’oriundo insiste e resta stoicamente in campo. Mauro trova il modo di concludere una splendida combinazione in velocità tra Del Piero e Nedved, scaraventando in rete un destro rabbioso a porta semivuota. Surreale il festeggiamento, con l’autore del gol più preoccupato dall’evitare il contatto con i compagni che di riceverne i complimenti.
La Reggina a quel punto esce dal guscio, colpisce una traversa con un intervento fortuito di Alvarez ma pochi istanti dopo Del Piero va vicino al raddoppio, chiamando Campagnolo ad un grande intervento. Ma il miracolo vero il portiere reggino lo compie a pochi minuti dal termine del primo tempo, quando Nedved gli si presenta a tu per tu e calcia di sinistro a colpo sicuro: l’estremo calabrese risponde alla grande deviando oltre la traversa. Poco male comunque perché, mentre sull’Olimpico si scatena una bufera di neve di rara intensità, Amauri stoppa una palla a centro area, si gira e batte il bravo e incolpevole Campagnolo per un 2-0 ineccepibile già a metà gara.
La ripresa (che si apre con Marchionni al posto di Camoranesi, evidentemente in difficoltà) scivola via nella bufera di neve, col terreno che assume una colorazione tipo campetto sintetico; e la Juve dilaga con un gol di Chiellini e il 250° sigillo juventino di Del Piero, che realizza un rigore guadagnato da Giovinco, voglioso e propositivo nonostante l’ingresso a gara praticamente finita. Momento di nervosismo sul 3-0 con una punizione battuta a sorpresa da Brienza che finisce in rete: la discussione sulla richiesta (o meno) della distanza scatena una bagarre tra i reggini e il direttore di gara.
La ripresa (che si apre con Marchionni al posto di Camoranesi, evidentemente in difficoltà) scivola via nella bufera di neve, col terreno che assume una colorazione tipo campetto sintetico; e la Juve dilaga con un gol di Chiellini e il 250° sigillo juventino di Del Piero, che realizza un rigore guadagnato da Giovinco, voglioso e propositivo nonostante l’ingresso a gara praticamente finita. Momento di nervosismo sul 3-0 con una punizione battuta a sorpresa da Brienza che finisce in rete: la discussione sulla richiesta (o meno) della distanza scatena una bagarre tra i reggini e il direttore di gara.
In sintesi, la pratica si è risolta con sostanziale facilità, la squadra conferma di star bene e San Siro (in fatto di mentalità) sembra essere stato un episodio, per quanto brutto e certamente da analizzare a fondo, proprio perché coinciso con un match chiave, in modo che non succeda più, come altre volte in passato, di inciampare sull’ultimo, decisivo, scalino: quello che separa la buona dalla grande squadra. Uno scalino apparentemente basso, ma sul quale in questi due anni Ranieri è sempre inciampato fragorosamente.