..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 30 aprile 2009

BENEDIZIONI OBAMIANE


Bancarotta pilotata per l'azienda Usa
Obama benedice l'intesa tra Fiat e Chrysler
La casa Bianca ha ufficializzato l'accordo tra Fiat e Chrysler. Le due case automobilistiche hanno trovato l'intesa e alle 18 in punto (ora italiana) il presidente Usa Barack Obama ha annunciato la firma. “Sono molto contento di affermare che l'intesa tra Fiat e Chrysler è stata raggiunta - ha detto - Con questa alleanza Chrysler avrà forti chance di successo. Oggi sono stati fatti i passi necessari per ridare a Chrysler una nuova vita”.
Insomma, superate le ultime difficoltà - compresa quella del negoziato con i creditori - il presidente degli Stati Uniti d'America ha dato il via alla fusione sciorinando dati e infondendo parole di speranza: "In questo modo salviamo 30mila posti di lavoro e molti altri nella filiera. E questa partnership sarà finanziata anche dal governo con 3-3,5 miliardi di dollari di aiuti. Ma ogni centesimo degli americani verrà restituito". Poi: "Questa è una chance non solo per sopravvivere, ma per prosperare nel mercato globale dell'auto. Grazie alla tecnologia Fiat che ci consentirà di produrre auto pulite". Nei dettagli la casa automoblistica americana farà ricorso a una “bancarotta chirurgica che durerà fra i 30 e i 60 giorni”...continua

PROMESSE MANTENUTE

Limitiamoci alla politica estera. Aver scelto Robert Gates come segretario alla Difesa, la Clinton come segretario di Stato, Holbrooke e Mitchell in posti chiave dell’amministrazione, era già stato un segnale che Obama si sarebbe mosso in continuità con Bush. Averlo fatto non gli è costato granché in termini di consenso, anzi.
In campagna elettorale, Obama aveva promesso che avrebbe ricucito gli strappi del suo predecessore con gli alleati europei. Ma le cose sono andate diversamente. Il presidente è sbarcato in Europa per cercare alleati sia nella gestione della crisi economica sia per il fronte afghano. Ma la Germania ha risposto picche quando Obama ha chiesto alla Mekel di incrementare il piano di stimolo tedesco all’economia; sia la Germania che la Francia hanno accolto con poca convinzione la richiesta americana di inviare nuovi rinforzi in Afghanistan (gli alleati europei continueranno ad essere presenti con poche truppe a Kabul, con missioni dai “caveat” limitati e per un breve periodo di tempo).
Prendiamo la Russia. In campagna elettorale, e dopo, Obama aveva promesso di “resettare” le relazioni diplomatiche con Mosca. Il patto doveva essere questo: gli Usa avrebbero rinunciato al sistema di difesa missilistico in Polonia ed Europa Orientale in cambio dell’aiuto della Russia per far arrivare le truppe americane in Afghanistan e nel contenimento del decollo nucleare iraniano. Il Cremlino ha rifiutato l’offerta mostrando a Obama che la Russia non ha alcuna intenzione di rinunciare alle sue pretese egemoniche nello spazio post-sovietico. Così Obama non potrà fare altro che riaffermare la politica di Bush, ovvero la libertà degli Usa di poter giocare diplomaticamente con i Paesi nell’orbita di Mosca. Il programma dello Scudo spaziale non tramonta, gli Usa non avranno l’aiuto di Mosca nella logistica nella guerra afgana, la Nato potrà continuare a estendersi in Europa Orientale.
Obama aveva promesso di non tenere un giorno di più del dovuto le truppe Usa in Iraq. Dopo la vittoria ha ridimensionato i tempi del ritiro ma, soprattutto, ha confermato la strategia di Petraeus prendendola come un modello da estendere anche in Afghanistan. Il presidente ha provato a tendere la mano al regime iraniano – facendo sapere che gli Usa erano pronti a discutere con Ahmadinejad senza precondizioni (a differenza di quanto fece Bush) – ma Teheran ha rifiutato l’offerta. Gli iraniani, che non sono degli stupidi, si rendono conto che quello americano è stato un semplice cambiamento di facciata mentre la politica estera degli Usa resta la stessa.
D’altra parte l’Iran è collegato a uno scenario più complesso in cui rientrano anche le altre potenze dell’area, il cosiddetto fronte dei paesi arabi “moderati”, le potenze sunnite preoccupate dall’espansionismo iraniano: la linea di credito offerta a Teheran ha spaventato l’Arabia Saudita e rafforzato la Siria nella sua posizione di mediatore tra l’Iran, Israele e gli Stati Uniti. Obama è consapevole di tutto questo e probabilmente si rende conto che, per tagliare il nodo di gordio iraniano, non è sufficiente la politica della Casa Bianca.
L’unica vera novità di questi cento giorni è stato il viaggio di Obama in Turchia. Oltre ad aver ceduto ad Ankara il comando della lotta alla pirateria, Obama spera che la Turchia possa servire a bilanciare la potenza iraniana, a proteggere gli interessi americani nel Caucaso, a stabilizzare l’Iraq, e ad aiutare gli Usa sia per quanto riguarda l’agenda siriana che quella afghana. Cento giorni all’insegna della continuità con una sola novità. Aspettiamo le prossime mosse del presidente.

CHIUSA UNA PORTA SE NE APRE UN'ALTRA

Facciamo un riassuntino tanto per capire. Le accuse: falso in bilancio dal 2001 al 2006, infedeltà patrimoniale, fatture false «per rappresentare una redditività superiore a quella effettiva». Si basano su 13 operazioni di mercato (Mutu, Maresca, Zidane per l’intermediazione di Zavaglia, Miccoli, Brighi, Criscito, Iachini, Beretta, Pederzoli, Volpe, Piccolo, Cingolani e Elyamany). Plus e minusvalenze, per l’accusa.
A novembre 2007, ad Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega (rispettivamente ex amministratore delegato, direttore generale e vicepresidente della Juventus periodo 1994-2006) furono emessi 3 avvisi di garanzia, in relazione all'inchiesta di "doping amministrativo", nata dopo gli accertamenti a tappeto della guardia di finanza su tutte le squadre di serie A.
Uno degli aspetti da chiarire furono le cosiddette plusvalenze realizzate sulla compravendita di calciatori. Indagine che non portò al rinvenimento di nulla di eclatante tanto da spingere il pm a chiedere a Cobolli Gigli di fare una denuncia di infedeltà patrimoniale per poter visionare tutti i bilanci dell'era Giraudo-Moggi.
Successivamente alla firma della querela, la società viene chiamata in causa come 'persona giuridica' e, in caso di riconoscimento di responsabilità, potrà essere condannata a una pena pecuniaria. L’Avvocato Zaccone, nel rispetto della tradizione post 2006, ha chiesto, nel corso dell'udienza preliminare, di patteggiare una pena pecunaria. Se il gup Cibinel la accoglierà, il club pagherà una pena che si aggirerà sui 70 mila euro (invece di 500 mila euro di sanzione).
Situazione imbarazzante: senza la firma della querela di parte rilasciata da Cobolli Gigli, il pm non avrebbe potuto procedere nelle indagini che, altrimenti, non sarebbero state possibili. A fronte della richiesta di patteggiamento della società, prosegue invece la battaglia dei tre imputanti. Ricordiamo inoltre che per la stessa ipotesi di reato, Inter, Milan, Roma e Lazio, non hanno subito conseguenze. Società che hanno usufruito del decreto salva calcio per poter spalmare le rispettive perdite su più esercizi che le salvò da una brutta situazione creata proprio con finte plusvalenze.
La Juventus, esempio di gestione ottimale, non solo dal lato sportivo, fu una delle poche società che non usufruì della legge e oggi per assurdo potrebbe essere l'unica a dover pagare.
In data 16 dicembre 2008, l’avvocato Galasso, legale di Antonio Giraudo, a seguito del deposito di perizie di esperti, precisa quanto segue, dalle pagine di Tuttosport: “ .. consulenze di seri e prestigiosi professionisti hanno incenerito le conclusioni delle consulenze conferite dai pm e depositate nel corso delle laboriosissime indagini. Non si riesce dunque a comprendere come a fronte di accuse prive di un minimo di fondamento si possa affermare che “ l’unica via d’uscita sta nel patteggiamento”, frase che ricorda le affermazioni di chi, all’epoca dello scoppio di calciopoli, sosteneva che l’unica via d’uscita per la Juve era richiedere la serie B “.
Il 20 aprile scorso, è ripresa a Torino l'udienza preliminare per l'inchiesta sui conti della vecchia gestione della Juventus, con l'audizione del procuratore sportivo Franco Zavaglia. La deposizione dello stesso procuratore (che ha parlato di aspetti legati alle trattative per l'acquisto, la cessione o la valutazione di tre bianconeri, Zidane, Maresca e Miccoli), è stata giudicata "soddisfacente" dai legali degli ex dirigenti, questi ultimi orientati a chiedere il rito abbreviato.
E' notizia di poche ore fa (29/04 ndr) che il processo per i bilanci della vecchia gestione della Juventus si terrà a luglio, con il rito abbreviato. I difensori dei tre imputati (Giraudo, Moggi e Bettega) hanno chiesto il rito alternativo che si tiene a porte chiuse e che, nel caso di condanna, prevede lo sconto di 1/3 della pena.
Ma la deposizione di Zavaglia ha fatto maturare ai legali la possibilità del rito abbreviato che, sempre secondo gli avvocati, permetterà addirittura l'assoluzione piena.
A distanza di tre estati, quella maledetta del 2006, un altro capitolo si sta per chiudere. Favorevolmente. Non entriamo nei particolari del processo, arrivati a questo punto non serve più, quello che deve farci ancora riflettere è come, carte alla mano, la più grande dirigenza sportiva calcistica sia vicina all'assoluzione piena, perché difesa.
Di fronte a questo, apprendiamo che la società Juventus (quella che per le plusvalenze chiese il patteggiamento) ha presentato ricorso d'urgenza all'Alta Corte di Giustizia Sportiva chiedendo la sospensione della decisione relativa alla partita a porte chiuse con il Lecce, in programma il 3 maggio.
Per difendere la storia non si mosse un dito, chiudendo anche la porta in faccia a chi, per meriti, quella storia la stava rendendo leggendaria.
Ora, altri, invece, per l'onore stanno per essere assolti, a porte chiuse, mentre quella "difesa", d'urgenza, si batte per una porta da lasciare aperta, dimenticandosi della storia.

mercoledì 29 aprile 2009

OLTRE IL GIOCO

La partita è finita 1-0 per il Manchester Utd, che nella semifinale di Champion League affrontava i londinesi dell'Arsenal. Meritando. Ma questo aspetto non mi interessa.
Mi piace di più affrontare la tematica del comportamento, dello spirito: contrasti, spinte, scivolate, senza quasi mai togliere la gamba. In tutto questo nemmeno una parola, nemmeno una protesta (a dir la verità Cristiano Ronaldo un paio di proteste le ha fatte).

I SERVIZI NON POSSONO CHE ESSERE SEGRETI

servizi segreti sono la prima linea di difesa di una nazione. Eppure ci ricordiamo di loro soltanto quando vengono colti di sorpresa o combinano guai, com’è successo con l’11 settembre 2001 e con i rapporti sbagliati sulle armi di distruzione di massa di Saddam. La pena della comunità di intelligence è che quando le cose vanno bene, cioè quando segretamente riesce a infiltrarsi tra i nemici, a fermare stragi e ad arrestare terroristi, non se ne può prendere il merito perché tutto avviene in modo riservato e clandestino. I servizi segreti o sono segreti, ovviamente sorvegliati da ristrette commissioni parlamentari, o sono una caricatura. Il rischio che sta correndo Barack Obama con la pubblicazione dei primi documenti legali sulle tecniche di interrogatorio e, entro la fine di maggio, anche di altri memo e di fotografie, è proprio quello di rinunciare a questa prima linea di difesa. L’idea di adattare i precetti nefasti del politicamente corretto anche alle questioni di sicurezza nazionale non è esclusiva di Obama, ma ha una lunga storia che risale agli anni successivi al Vietnam e al Watergate. Negli anni Settanta, la sinistra intellettuale americana non ha solo abiurato l’anticomunismo e l’interventismo democratico della tradizione kennediana, ma ha eletto la Cia a nemico pubblico numero uno, specie dopo i tentativi di uccidere Fidel Castro (l’ordine era stato dato da Kennedy) e il colpo di stato in Cile. Al Congresso di Washington, la commissione Church, dal nome del senatore democratico dell’Indiana che l’ha presieduta, indagò sulle azioni coperte della Cia e mise i guanti all’intelligence, costringendola ad agire soltanto sotto la stretta guida dei politici. I memo di cui si parla in questi giorni, così come le varie opportunità perse per catturare Osama bin Laden prima del 2001, sono la conseguenza diretta di quella stagione politica. Ora gli agenti della Cia, prima di muoversi cercano assicurazioni legali scritte per evitare responsabilità penali future. Il risultato è spesso la paralisi, il fallimento o il paradosso di chiedere agli avvocati del governo quante volte si può schiaffeggiare un detenuto per evitare di essere accusati di tortura.

GLI AMERICANI SO'FFORTI

Guida-owned mare sets world mark in ItalySunday,
April 26, 2009 - by Karsten Bonsdorf,
USTA Web news correspondent
Italian trotters were in the spotlight Saturday (April 25) in Europe, as the 4-year-old mare, Lisa America, trotted to a new world record over 1-5/16-miles and the 5-year-old Igor Font won a Grand Circuit race, the Finlandia Ajo in Finland.
Lisa America – a 4- year old mare owned by Hall of Famer Lou Guida trough his Italian stable, Guida Italia, trotted a new world record of 1.54.21f (mile rate) for her age, winning the Gran Premio d’Europa at San Siro, Milan.
Andrea Guzzinati in the bike gave Lisa America a perfect pocket trip behind the favored Lana del Rio –- Both mares were sired by world champion Varenne.
Going into the stretch Guzzinati took Lisa America to the outside and went easy past the tiring favorite to win by two lengths. The victory was worth $165,000.
Lisa America has been a top trotter in her crop, and she has lifetime earnings of $600,000.
She has raced 22 times and had 12 races –- and her best time is the new and race record of 1.54.2f –- She lowered the old world and race record held by Igor Font by no less the 1.2 seconds! (was 1.55.4f).
Lisa America is trained by Jerry Riordan.

LA LINEA ROSSA

"Sono rimasto in silenzio da quando ho lasciato il mio posto alla Cia circa tre anni fa, ma adesso sono costretto a rompere questo silenzio, perché credo che il nostro governo abbia oltrepassato la linea rossa che divide una corretta protezione della sicurezza nazionale dallo scorretto tentativo di guadagnare un vantaggio politico per il suo partito. Non possiamo avere servizi segreti se continuiamo a non rispettare il segreto. Gli americani devono decidere ora".
Lo scrive Porter J. Goss - un repubblicano che è stato direttore della CIA dal settembre 2004 al maggio 2006 ed è stato presidente della Camera comitato permanente sulla Intelligence dal 1997 al 2004 - sulla pagina degli editoriali del Washington Post, dopo la decisione dell'amministrazione Obama di non ricorrere alla Corte Suprema, in seguito alla decisione di un tribunale federale a favore all’Aclu (American Civil Liberties Union) sulla pubblicazione di alcune fotografie relative ad abusi commessi dagli agenti speciali americani contro prigionieri detenuti nelle carceri irachene e afghane.
L'ex direttore della Cia prosegue: "Una epidemia di amnesia sembra affligere i miei ex colleghi a Capitol Hill". E nel puntualizzare alcuni aspetti, Goss, si sofferma su quello che, a suo tempo, veniva dato alla Cia per proseguire gli interrogatori post 11 settembre. " Abbiamo capito che cosa stava facendo la Cia; abbiamo dato alla Cia il nostro sostegno bipartisan; abbiamo dato alla Cia i fondi necessari per proseguire; abbiamo chiesto alla Cia se avesse bisogno di ulteriore sostegno nella sua missione contro al Qaeda".
Sottolineare che il riferimento è indirizzato a Nancy Pelosi è fin troppo chiaro, soprattutto dopo che la leader della Camera si è detta propensa alla formazione di un commissione d'inchiesta.
Goss si ritrova dunque esterrefatto, considerando che la "democratica" Pelosi conosceva alla perfezione le tecniche utilizzate dalla Cia già nel 2002 e non ha mai sollevato obiezioni, pubbliche o private.
"Abbiamo dato al nostro nemico preziose informazioni circa le modalità con cui operiamo". Questà è la più grande preoccupazione per Porter J. Goss, conscio del fatto che i giorni in cui l'America era una fortezza (così definisce gli anni in cui era lui stesso al comando: "The days of fortress America are gone") sono finiti.
"Andando avanti di questo passo - prosegue Goss - temo che la sicurezza del Paese sarà messa nuovamente alla prova, con una nuova minaccia che potrebbe tradursi in un nuovo attacco".
Ora, passati i cento giorni, Barack Obama dovrà prendere una decisione, e non sarà delle più semplici: a. seguire l'elettorato, mettendo a rischio la sicurezza nazionale; b. guardare oltre cercando di non superare quella linea rossa descritta da Goss, andando contro il suo partito.
Goss chiama tutto questo uno "show" pericoloso ("There is only one person who can shut down this dangerous show"), ribadendo che esiste una sola persona in grado di fermarlo: il presidente Obama.

L'ARABA FENICE

Riassunto delle puntate precedenti.
C'è un cavallo che dieci giorni prima del primo gran premio della stagione fa l'ultimo lavoro dopo quello svelto. Rientra e - puff - butta sangue dall'anteriore destro. La corsa è lì ormai, a due passi, non c'è il tempo di lavorare a modino ma solo di rabberciare quel che è possibile rabberciare.
Brighi, disfi, forchi e alla fine al quarto tentativo trovi una ferratura adattata all'esigenza, di modo che si possa comportare in maniera dignitosa. E' il favorito di quel gran premio, viatico a un altro gran premio ancora più importante a distanza di due settimane. Si corre coi ferri, nez pas, e si perde, però con lo svolgimento come attenuante, il che tenuto conto del rientro e bla bla e bla bla. Viene anche il giorno dell'appuntamento che conta, un giorno che è più giorno di altri nella particolare vita di un puledro che deve muovere le gambe veloci. Il piede è sempre lì, rimediato in qualche maniera, di fermare il cavallo e dare modo che tutto andasse a posto per benino non c'era lo spazio temporale. Il dubbio sull'impostazione esiste: con le balze? senza le balze? coi ferri? senza i ferri? Alla fine via i ferri ma almeno le balze quelle sì.
Pista dura, claro. Un marmo. Poteva essere diverso? Il cavallo perde, stavolta con minori scusanti tattiche, e tutti o quasi, sui forum, nei giornali, alla partita e in discoteca, danno addosso al driver per un parziale di qua e un parziale di là. Senza sapere.
Quel cavallo è Lana del Rio, ancora la numero 1 della generazione alla luce di quel che è successo in quest'ultimo mese e quello che è stato il prodotto della pista sapendo i retroscena.
Ah, se la invitano - e la invitano - e si risolve qualche problema organizzativo la cavalla va a Solvalla per l'Elite dei 4 anni. C'è un mese di tempo per prepararla. Ci vediamo là.
Massimo De Marco

NEL RISPETTO DELLE REGOLE

Seguitemi. A quasi una settimana dal rocambolesco 3-3 tra Inter e Roma di San Siro, che prima scatenò le proteste dei giallorossi per l'inesistente rigore assegnato dall'arbitro Nicola Rizzoli a Mario Balotelli, e che quindi provocò la reazione incrociata di Ranieri e Mourinho, lo stesso tecnico romano, pronto a chiudere la polemica con un certo self control (così preferì definirla), rilasciò questa dichiarazione: "Tutto quello che ho già detto è ok. Ma purtroppo non sono così libero con me stesso per poter dire tutto quello che penso".
Oggi pomeriggio (29/04 ndr), all'assemblea di Exor, l'holding di casa Agnelli, John Elkann si è, invece, liberato dopo le ultime cocenti delusioni della Juventus: "Più che parlare, allenatore e giocatori, soprattutto quelli di maggiore spicco, devono riuscire a vincere nelle prossime partite". Una contraddizione se si pensa alle parole di Claudio Ranieri nel post partita Reggina-Juventus: "Rispettati i piani. Anzi, ho fatto meglio".
Ricapitoliamo. Il "dipendente" si rifiutò, nella polemica con uno "speciale", di esprimere quello che pensava, rinunciando di fatto alla libertà di poterlo fare, ma, nonostante oggi lui dica di rispettare i piani (?), il "titolare" ha espressamente richiesto il silenzio, usandolo per fare il proprio dovere: vincere.Qualcosa è evidente che non quadra.
Sta di fatto che il giovane Elkann ha glissato, rilasciando un freddo: "Se Ranieri sarà riconfermato? I bilanci li faremo solo alla fine".
Capire il futuro della Juventus non è poi impresa per pochi, quello che sarebbe stato importante era essere stati in tanti allora.
Carlo Sant'Albano, uomo forte del cda Juventus, alla domanda sul possibile aumento di capitale ha risposto: "La Juve ha già le sue risorse, indipendentemente da Exor".
E allora verrebbe da chiedere: queste risorse saranno nuovamente investite in campioni come Poulsen, Andrade, Almiron, Tiago e via discorrendo? E qui parliamo di "risorse" per oltre 100 milioni di euro.
Tra una contraddizione e l'altra la Juventus si è allontanata dall'Inter, e successivamente si è vista scavalcata dai rossoneri. A cinque giornate dal termine, coloro che la possiedono, chiedono di vincere, con la Fiorentina che incalza, senza dimenticare che c'è qualcuno che deve rispettare i piani.

martedì 28 aprile 2009

OPLA'

«La Juventus Football Club prende atto della decisione della Corte di Giustizia che ha confermato la decisione del Giudice Sportivo relativa alla partita casalinga con il Lecce. In attesa di conoscere le motivazioni, al fine di valutare ulteriori azioni, la società esprime sorpresa per le notizie diffuse da alcune agenzie di stampa ben un’ora prima della conclusione dei lavori della Corte e dell’assunzione della decisione stessa».
Nel comunicato, la società ha esternato stupore nei confronti della carta stampata, rea di avere dato comunicazione della sentenza un'ora prima che questa fosse resa ufficiale.
Ed è questa la notiza! Il resto lo conoscevamo già.

VASCO AL PRIMO MAGGIO, PENSANDO A TERREMOTO E CRISI

1982 - San Martino in Rio - Festa dell'Unità

ROMA (Reuters) - Il concerto del primo maggio godrà, quest'anno, di un cast d'eccezione, con artisti del calibro di Vasco Rossi, vera superstar di questa edizione, Giorgia, Caparezza, Marina Rei, Pfm, Edoardo Bennato e Paola Turci.
Ma quest'anno, oltre che sulle canzoni, l'attenzione sarà posta sulla crisi economica e sul terremoto in Abruzzo, come sottolineato oggi nel corso della conferenza stampa di presentazione della Rai e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Particolare soddisfazione è stata espressa dal presidente della Rai Paolo Garimberti per la partecipazione di Vasco Rossi, definito "valore aggiunto" dell'evento e che partecipa di nuovo al concerto dopo dieci anni. E per l'occasione ci sarà anche un ospite d'eccezione: l'attore Sergio Castellitto, che ha firmato anche lo spot della manifestazione.
"La crisi e il terremoto che ha colpito l'Abruzzo saranno i due filoni cardine dell'evento", ha detto il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che ha spiegato anche perché, inizialmente, era stata scelta Siracusa per la manifestazione che i sindacati organizzano la mattina del primo maggio: "Avevamo scelto Siracusa proprio perché polo industriale e, quindi, simbolo della crisi economica e dell'attenzione che noi volevamo dare al mondo del lavoro e al Mezzogiorno. Ma la sede è stata spostata a L'Aquila per mostrare la nostra solidarietà alle vittime del terremoto".
Epifani ha parlato delle iniziative che ci saranno, a margine della Festa dei Lavoratori: "Manterremo la nostra dedizione al tema del lavoro con la raccolta fondi che, per questa stagione, sarà dedicata agli orfani dei morti sul lavoro, che sono più di 9500".
A proposito dello spostamento della sede, svela un retroscena il segretario della Uil Luigi Angeletti: "Anche l'anno scorso volevamo organizzare le manifestazioni del primo maggio a L'Aquila, perché era una delle città più colpite dalla deindustrializzazione. Ora ci aspettiamo che nella città colpita dal terremoto si possano ricostruire non soltanto le case ma anche il tessuto produttivo".
Parla del tema artistico dell'evento, "Il mondo che vorrei", il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: "Il concerto del primo maggio è un'importante tradizione da rafforzare. E il tema di quest'anno è particolarmente importante. Nel "mondo che vorrei" ci vuole una finanza diversa, che presti più attenzione al lavoro. E c'è anche bisogno di una rivalutazione dei luoghi di partecipazione democratica, una partecipazione che deve essere sostanziale e non formale".
La Rai, per bocca del presidente Garimberti e del suo direttore generale Mauro Masi, ha confermato l'intenzione di seguire la Festa dei Lavoratori con trasmissioni che partiranno dalla mattina, in radio, e con la diretta del concerto su Rai Tre, con inizio alle 15:15 per l'anteprima e due fasce, dalle 16 alle 19 e dalle 20 alle 24.

MILANO TROTTO: 46^ RIUNIONE



Chiusa la riunione del 25 aprile, con la giornata del Premio Europa che sarà ricordata per molto, molto tempo, ci rituffiamo nella routine del "trotter" milanese, con otto corse di normale amministrazione, e qualche spunto interessante.
Saranno tre, parere personale, i convegni di maggior interesse in questo pomeriggio meneghino.
Alla seconda si rivede Machomelandri Bar, pronto al riscatto dopo le due ultime che lo hanno visto prima battuto, e successivamente in errore quando comunque Melton Kronos dava la sensazione di prevalere. Il contesto è senza dubbio abbordabile, ma soggetti come Magic's Club, e soprattutto Makkabeus Hbd, saranno in grado di primeggiare.
Alla quarta c'è l'occasione per tornare al successo per Luca di Jesolo, in una categoria che non gli appartiene.Stesso discorso va fatto per Lex di Jesolo, nella corsa più remunerativa di giornata, in un contesto che non dovrebbe fornire grosse sorprese, soprattutto dopo il numero del figlio di Supergill nel giorno dell'Orlandi.

lunedì 27 aprile 2009

L'AQUILONE NON VOLA

Sembra passato un anno dal giorno dell'inaugurazione, invece sono passati "solo" 100 giorni da quel 20 gennaio, giorno in cui il primo presidente di colore - Barack Obama - si è instaurato all'interno della sala ovale.
Allora si celebrò il cambiamento, si soffiarono le trombe di una nuova era, secondo molti capace, quest'ultima, di cancellare la tradizione e la cultura di un intero Paese. E lui, la Giovanna D'Arco di Honolulu, portavoce della speranza di milioni di americani, e non solo, pronto a spiegare le ali. Peccato che ad oggi l'unica forma presa è stata più simile ad una corda da ancoraggio, e non certo di un aquilone.
Il pacchetto di stimolo può garantire l'assistenza sanitaria, e la proposta di bilancio prevenire la recessione, sufficienti sì, ma per nulla rivoluzionari.
Alcuni hanno scritto che la vera rottura dalla dottrina Bush è stata fatta in materia di politica estera. Agli occhi del mondo è vero che l'impegno e la diplomazia sono state le armi più usate dall'amministrazione Obama: l'apertura verso il popolo iraniano, attraverso i mezzi di comunicazione, è stata sotto gli occhi di tutti, meno quelli di Ahmadinejad che ha risposto "pugno" all'offerta di una mano da parte di Obama; l'impegno durante il tour europeo è stato encomiabile, nonostante non abbia garantito sostanziali concessioni.
Peccato, però, che anche in questo caso in molti non abbiano guardato oltre i confini statunitensi; ad esempio in Pakistan.
L'istintivo conservatorismo dell'Hawaiiano, non lo ha portato a respingere l'eredità lasciata da George W. Bush , ma ha cercato di farla funzionare.
Secondo un recente sondaggio, gli americani ripongono, come non accdeva da tempo, fiducia nel neo eletto.
Bisognerà vedere però, se quest'ultima reggerà alla riluttanza di avviare procedimenti penali per i crimini di guerra, e sarà difficile vedere come il "titolare" potrà resistere davanti ad evidenti violazioni di legge in materia di tortura e maltrattamenti di prigionieri. In fondo lo Stato di diritto rimane.
La sensazione è che si tratta di un inizio totalmente diverso dai discorsi effettuati nel periodo pre-elezione. Daccordo, i giorni passati sono solo 100, e per giudicare bisognerà sicuramente ancora aspettare, ma quello che fin'ora è stato deposto sul terreno è onestamente poco, e soprattutto poco rivoluzionario.

OBAMA VINCE NEI SONDAGGI, MA ...

Un sondaggio ABC News-Washington Post indica che il 69 per cento degli americani si fida di Barack Obama. Nei primi Cento Giorni il presidente si è guadagnato un indice di approvazione superiore a quello dei suoi predecessori da 30 anni a questa parte, superando anche la popolarità di Reagan. Ad appoggiarlo sono il 93 per cento tra gli elettori democratici, il 67 per cento degli indipendenti, il 36 per cento dei repubblicani.
Il 58 per cento degli americani approva la sua politica economica ma solo il 41 per cento è d’accordo con il salvataggio di GM, Chrysler e l’industria dell’auto di Detroit. C’è anche scetticismo sulla politica di spesa pubblica e il piano di “stimolo” dell’economia, questioni che potrebbero rendere più vulnerabile la presidenza. Le decisioni sul "waterboarding" e il conto aperto con l'amministrazione Bush, per esempio, suscitano reazioni contrastanti. Su questo tema il consenso del presidente è sceso dal 58 per cento dello scorso gennaio al 49 per cento di oggi, soprattutto nell’elettorato indipendente, conservatore e repubblicano.
I risultati migliori Obama li ottiene grazie al suo carisma e alla capacità di “ascoltare punti di vista diversi” (90 per cento). Su questo incide la spirale negativa che continua ad avvolgere il partito repubblicano, che ha iniziato a dissanguarsi dal 2004: oggi solo il 21 per cento degli americani si definisce repubblicano, il peggior risultato dal settembre del 1983.
Un sondaggio condotto da Associated Press con GfK Roper Public Affairs and Media, su un campione di mille persone, conferma le tendenze in atto. Nonostante l’America abbia perso milioni di posti di lavoro, nonostante la crescita del debito pubblico e i miliardi di dollari investiti nel bailout, nei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca il presidente ha guidato gli Usa nel “modo giusto”. Gli intervistati si rendono conto che è ancora presto per dare un giudizio realistico sulle scelte di Obama ma ne apprezzano la forza, l’etica e la capacità di affascinare empaticamente il Paese.
Obama non è stato il primo presidente a fare leva sull’ottimismo e sul patriottismo degli americani. Ci provarono anche Roosevelt ai tempi della Depressione e Reagan evocando la “città sulla collina”. Eppure il 65 per cento degli americani di oggi è convinto che la sua famiglia è in difficoltà, un cittadino su tre racconta storie di conoscenti che hanno perso il lavoro, il 90 per cento della popolazione considera l’economia la questione primaria ed è preoccupata perché le prossime generazioni dovranno accollarsi i debiti di oggi. La speranza c’è ancora, insomma, ma gli americani si aspettano dei risultati. Tanti e subito.

NON E' LA GIUSTIZIA CHE VOGLIAMO

Per spiegare la carenza di magistrati in molte procure del Mezzogiorno, ma anche del nord, bisogna anche ''prendere in considerazione i gravi attacchi che nell'ultimo periodo ha subito la figura del pm, il timore della separazione delle carriere che indubbiamente costituisce un momento di forte apprensione anche a chi si appresta a svolgere la funzione''.
A dirlo è' stato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Per ovviare alle carenze, l'Anm, ha spiegato Palamara, ha proposto di dare incentivi sulla professionalità anche a chi rimane negli uffici disagiati e, soprattutto, di prevedere una deroga alla legge consentendo anche a chi svolge le funzioni giudicanti di poter svolgere le funzioni requirenti.
La posizione del Presidente dell'ANM lascia di stucco: l'avversità del sindacato delle toghe a qualsiasi ipotesi di separazione delle carriere era ben nota, ma mai era emerso il desiderio dell'Associazione di veder unificate non solo le carriere ma persono le funzioni dei Magistrati.
Com'è possibile, vien da chiedersi, che il Dottor Palamara non ravvisi alcuna anomalia in una proposta secondo cui lo stesso magistrato potrebbe al contempo svolgere funzioni requirenti e funzioni giudicanti?
Crede forse il Presidente dell'ANM che sia sufficiente cambiar di posto nell'aula di udienza per dar corpo alla parità di diritti tra accusa e difesa rispetto alla pretesa terzietà del giudice?Quand'anche - ed è tutto da dimostrare - la "ricetta" dell'ANM giovasse alla soluzione del problema della copertura degli organici nelle Procure meridionali, possibile che non ci si ponga, ancora una volta, il problema di assicurare al tempo stesso "quantità" e "qualità" di Giustizia al cittadino utente?
Temiamo, ahinoi, di conoscre la risposta: già scritta in tutte le proposte ed i provvedimenti che da qualche anno altro fine non perseguono se non quello di rendere più celere un servizio sistematicamente a scapito della qualità dello stesso.
Ma non era questa la giustizia che volevamo. E non è questa la giustizia che vogliamo.

MILANO, LA VERA AMERICA

L’arrivo dell’Europa con Lisa America netta su Lorenz del Ronco, Lana del Rio e Le Touquet (Grasso)

Lisa vince l’Europa al mondiale di 1.11.1 in una giornata piena di velocità

La femmina di Riordan sprinta negli ultimi 500 e conclude su Lorenz, Lana e Le Touquet


L’America è a Milano. Almeno per un giorno. Un pomeriggio nel quale l’Alta velocità italiana ha regalato spettacolo e record. Un pomeriggio che, probabilmente, è stato nel complesso il più rapido della storia del trotto italiano. Che, tanto per cambiare, ha dimostrato come la fascia top della nostra ippica sia davvero di alta qualità, come i salumi, i formaggi, il vino, i mobili, ovvero tutto quel made in Italy che è una delle bandiere del nostro Paese. L’Europa è di Lisa, un pezzo d’America trapiantato in Italia. Con l’1.11.1 sui 2100 metri che vale il record del mondo assoluto eguagliato, nonché il primato femminile. E se è vero che le prestazioni sull’ottovolante da un chilometro di San Siro sono tutte da “tarare”, è altrettanto vero che per anni siamo stati abituati a guardare con ammirazioni ai primati che arrivavano dagli Usa, sui tracciati da un miglio, considerando quei tempi come dei riferimenti assoluti. E che anche oggi accettiamo le velocità che arrivano da Vincennes o da Solvalla, che valgono come quelle di Milano. La bellezza dell’Europa 2009 non sta solo nel record. Perché l’anomalia (positiva) di questa corsa consiste soprattutto nel modo in cui i protagonisti l’hanno affrontata, con l’obiettivo di vincere, di lottare contro i rivali, rendendo spttacolare una corsa che, con la favorita in testa, avrebbe potuto (come è accaduto spesso e volentieri) trasformarsi in un viaggio noioso. Invece c’è stata battaglia, suspence, e il gran premio è stato un bello spot per il settore. La bellezza dell’Europa 2009 è quella dell’alta qualità, della corsa e più in generale dell’intera giornata, che anche nel contorno ha proposto corse con diversi motivi di interesse, anche quelle che sarebbero state “normali” e che invece la trasformazione in “finali” ha reso diverse dalla routine. Un pomeriggio che, complice anche il clima per un giorno favorevole, ha portato a San Siro trotto un bel po’ di gente, quantificata dai dati ufficiali in oltre 5000 presenti. Dati che propongono un gioco sul campo di circa 150mila euro che sommati a quanto arrivato dal riversamento e da quanto giocato nel circuito dell’ippica nazionale e internazionale porta a un totale sotto il milione di euro, poco per la verità anche per la presenza in giornata di troppe prove in contemporanea in una giornata nella quale Firenze galoppo ha fatto la parte del leone (oltre 240mila euro giocati solo sullArno). I cavalli italiani viaggiano come Eurostar e continuano a dimostrarlo, tanto che sabato, mentre a Milano Lisa America vinceva l’Europa, il suo predecessore Igor Font dominava il Finlandia Ajo. E con i risultati continuano ad arrivare conferme anche sulla necessità (almeno se si vuole essere competitivi poi nelle corse che contano) di non esagerare con i giovani, andando ancora più con la mano di velluto con i giovanissimi. Sono i risultati a dirlo, quelli che evidenziano come i migliori cavalli italiani sono quelli che non sono quasi passati nel tritacarne dei 2 anni e che nella stagione classica dei 3 non sono andati alla ricerca di tutte le occasioni. L’ennesimo segnale arrivato da Milano è importante per molti aspetti. Ed è un altro segnale di vitalità dell’ippica. Che andrebbe prima di tutto valutato e portato al centro di tutto. Perché vale molto più dei troppi proclami e di quei percorsi allo stesso tempo banali e tortuosi che vengono “annunciati” da mesi come medicine miracolose inventate da irraggiungibili dottori giunti da altri mondi. Che in realtà contengono probabilmente solo un po’ di acqua e zucchero abilmente inseriti in una bottiglia dal marchio prestigioso.

Marco Trentini

domenica 26 aprile 2009

I PRIMI CENTO GIORNI DI OBAMA

Dopo i primi 100 giorni da presidente statunitense Barack Obama conquista il 69% di consensi sul suo operato da parte degli americani, il miglior risultato degli ultimi 30 anni per un inquilino della Casa Bianca. Lo stima un sondaggio Abc-Washington Post.
La sua politica, che conquista il 93% di pareri positivi tra gli elettori democratici, incassa il 36% nel campo repubblicano. Nei primi cento giorni, George W. Bush aveva conquistato il 62% di approvazione, Bill Clinton il 52%, George H. Bush il 58%, Ronald Reagan il 67%, Jimmy Carter il 63%. Resta lontano, tra i presidenti del dopoguerra, il record di John F. Kennedy che ottenne l'83% nei primi 100 giorni. Il Washington Post sottolinea che l'unico punto davvero difficile nei primi tre mesi di presidenza Obama è il tema della tortura: secondo il sondaggio odierno, il 48% degli americani pensa che l'uso delle tecniche di interrogatorio come il waterboarding, al centro delle polemiche di queste settimane, nei confronti dei sospetti terroristi sia in alcuni casi ammissibile.

SUL FILO DI LANA

Santo Mollo aveva dichiarato, nei giorni pre Gran Premio d'Europa, che se Lana del Rio avesse corso il doppio giro dell'anello milanese in 2.27, e qualcuno l'avesse battuta, avrebbe fatto i complimenti al vincitore, consapevole del fatto che girare di fuori ad un ritmo così selettivo sarebbe stato impossibile per chiunque.
Lana del Rio, all'atto pratico della corsa, ha corso il doppio chilometro in un siderale 2.23, salvo ritrovarsi terza sul traguardo, battuta da Lorenz del Ronco (stesso ragguaglio cronometrico) e sopratutto da Lisa America, divenuta con l'impressionante 2.22.7 la femmina di quattro anni più veloce di sempre su pista da chilometro sulla distanza media.
Un risultato a dir poco incredibile, quello ottenuto ieri pomeriggio (25/04 ndr) al trotter milanese, ma che non ha permesso alla portacolori di Francesco Davico di vincere il suo sesto Gruppo I della carriera.
Inutile cercare i motivi della sconfitta, dopo quella di dieci giorni prima sull'anello di Vinovo (in cui aveva abbassato il suo precedente record; 1.13.2), al termine di una prestazione convincente almeno sotto il profilo del risultto cronometrico.
Con Lana andata in un amen in testa, e mandata, a differenza di Torino, da Lisa America, la corsa sembrava poter gia scrivere, dopo i primi 500 metri, il nome della "varennina" tra i vincitori dell'Europa. Invece, dopo l'arrivo di Le Touquet ai fianchi della regina della generazione, i ritmi si sono fatti incandescenti, subito dopo aver passato il paletto dei 600 in 43.2
Dopo un paletto in 29.7, la leader transitava il chilometro in 1.12.7, e da qui cominciavano i parziali che avrebbero steso anche un primaserie come Varenne: 29.5-28.5-28.0-28.0.
Come detto in apertura, vinceva Lisa America, sfruttando il gran ritmo della battistrada, per venire via ai 250 conclusivi dopo aver fatto scendere alla corda uno stremato Le Touquet.
Il cronometro fermato a media di 1.11.1 dalla portacolori della Guida Italia, però, deve far riflettere, e anche molto.
Sulle qualità e sulla classe di Lana del Rio, di Lisa America, di Le Touquet e dello stesso Lorenz del Ronco, terminato al posto d'onore, non sono mai state messe in discussione. Le vittorie in sequenza da parte di Lana de Rio in cinque Gruppi I non lasciavano dubbi sulle qualità della figlia di Varenne, capace di vincere in ogni schema e contro qualunque coetaneo. Stesso discorso, spostato nelle prove Filly, vale per Lisa America, che ieri è riuscita, per la prima volta, ad imporsi nel gruppo dei maschi, e contro Lana. Dopo il ciocco di Vinovo da parte di Le Touquet, ieri è arrivata la conferma per il figlio di Daguete Rapide, che può considerarsi a pieno titolo uno dei migliori (ed il primo maschio) della generazione, insieme a quel Lorenz del Ronco arrivato al suo ottavo piazzamento classico in dieci partecipazioni.
Ma qui si celano alcuni quesiti sul futuro di questi, nostri, giovani fenomeni. Ed il primo che appare evidente è il chiedersi quanto veritiero sia il risultato del cronometro, in una pista tirata a lucido per l'evento.
Facciamo un passo indietro. Era il primo maggio 1999, quando il padre dell'attuale primatista mondiale vinceva il Gran Premio d'Europa, sbaragliando una concorrenza di qualità che aveva nei suoi principali antagonisti soggetti come Vidar, Varlone e Valentin Back, con una media al chilometro che si assestò ad un "normale" 1.13.4, con un'unica, vera, grande frazione: quel 27.3 di penultimo quarto che consentì a Varenne di entrare in solitaria sulla retta davanti alle tribune, con l'ovazione di tutta San Siro, vestita a festa per accogliere l'ennesima vittoria del Capitano.
Da quel giorno passò più di un anno prima di vedere abbassato il primato personale sulla media del trottatore più forte di tutti i tempi: era il 5 agosto 2000, si correva a Stoccolma la Jubileumspokalen, e la media fu di 1.11.9, con la quale il figlio di Waikiki Beach giunse secondo alle spalle di Victory Tilly, e precedendo soggetti come Gidde Palema e Giesolo de Lou.
Per correre vicino al primato stabilito da Lisa America, il padre dovette aspettare la fine della carriera (precisamente la penultima corsa), quando nella Coupe du Monde de Trot, con in sulky Jorma Kontio, fermò i cronometri, all'allora primato assoluto mondiale, a 1.10.9.
Questa riflessione non vuole criticare la prestazione di Lisa, o intaccare il valore di una società che ha messo in piede un evento riconosciuto di "qualità" dall'intera stampa tecnica, ma semplicemente mettere in evidenza una problematica che in un prossimo, recente, futuro potrebbe portare il nostro trotto a non avere più campioni come Varenne.
E allora mi domando: serve davvero, per avere un campione, frantumare le lancette di un cronometro? E' indispensabile sferrare un cavallo per farlo correre su di un fondo al limite con l'asfalto puro, per poter dire di avere tra le mani un crack? E ancora: siamo proprio sicuri che questo rincorrere il tempo sensazionale a tutti costi comporti per forza di cose dei vantaggi?
Lunge da me bendarmi gli occhi per far finta che il progresso (nei materiali e in quant'altro) non porti a migliorarsi; nel nuoto come nel ciclismo, negli sport motoristici come nella stessa ippica, i record sono fatti per essere battuti, frantumati. Ma per arrivare dove?
Seguo da appassionato questo sport da oltre 15 anni, e ricordo perfettamente quando correre un miglio in 2 minuti era impresa per pochi, e non per questo, chi aveva nei garretti tali misure, non poteva non essere considerato un fenomeno.
L'ippica nostrana, e non solo, ha raggiunto rilievi cronometrici di indubbio valore, che questi siano fatti dai maschietti o dalle femmine, in pista grande o in pista piccola, sulla breve o sulla media, questo però non deve "cancellare" il possibile futuro di un campione solo perchè "tirato" al limite in una sola corsa ed in età precoce.
Varenne, come molti altri campioni nostrani ed esteri, ha regalato agli appassionati stagioni indimenticabili, con sfide che rimarranno nel cuore di tutti per sempre. In questo modo si "rischia", a breve, di avere soggetti che a due anni esordiscano in pista correndo in un "normale" 1.56, per poi vederli scomparire e dimenticarne anche il nome, mettendo sul filo di lana il futuro di questo straordinario mondo, fatto di uomini ma soprattutto di cavalli.

MOTEGI: LA GARA

Nonostante la forte pioggia di ieri pomeriggio e questa mattina, la seconda gara del mondiale MotoGP è iniziata sotto il sole di Motegi che ha riscaldato la pista giapponese regalando una classifica finale che ha riportato il sorriso sul volto di parecchi piloti.
Primo fra tutti sicuramente lo spagnolo Jorge Lorenzo che dopo una partenza non proprio perfetta è riuscito a prendere il giusto ritmo recuperando posizioni su posizioni fino a conquistare la leadership della corsa davanti al compagno di squadra Valentino Rossi.
Sul podio anche l'ancora infortunato Dani Pedrosa, primo tra i piloti Honda e grande protagonista di questo secondo appuntamento in calendario, autore di qualche bel sorpasso nei confronti del rivale di casa Fiat Yamaha Team.
Solamente quarto il vincitore di Losail, Casey Stoner, anche lui partito allo start non nel migliore dei modi. Alla fine il ducatista ha vinto la battaglia con Vermeulen e l'ex compagno di squadra Marco Melandri che si è dovuto accontentare del sesto posto alle spalle di Andrea Dovizioso.
A completare la Top 10 ci pensano invece l'altro italiano Loris Capirossi (settimo), il finlandese Mika Kallio (ottavo), James Toseland (nono) e Chris Vermeulen (decimo).
Da segnalare l'incidente al via che ha causato il ritiro di Hayden e Takahashi per colpa di quest'ultimo che, preso dall'eccessiva foga, ha centrato in pieno il posteriore della Desmosedici guidata dallo statunitense.
A questo punto la classifica generale di campionato vede un nuovo leader in testa, Jorge Lorenzo. Grazie al podio di Losail ed alla vittoria di oggi il giovane talento spagnolo comanda a quota 41 punti, uno in più rispetto al compagno di squadra Valentino Rossi, mentre Stoner scivola al terzo posto con 38 punti in totale.
Ancora una conferma per Andrea Dovizioso, quarto in classifica generale a quota 22, davanti al compagno di squadra Dani Pedrosa che ha raggiunto quota 21.
In classe 125 seconda vittoria consecutiva per l'abruzzese Andrea Iannone (Aprilia), che ha battuto, dopo una rincorsa d'altri tempi, Simon (Aprilia) ed un sempre più convincente Pol Espargaro (Derby).
L'attuale classifica generale vede dunque in testa il pilota italiano con 37.5 punti, davanti allo stesso Simon con 30, e a Pol Espargaro con 22.5. Completano la top five Sandro Cortese con 18 e Stefan Bradl con 17.
Nella 250 non è bastato partire in pole a Marco Simoncelli. Il dolore alla mano destra è forte, ma non spiega tutto: l'iridato è stato penalizzato dalla rottura del cerchio anteriore, chiudendo addirittura al 17° posto con un giro di ritardo. La gara è stata un monologo di Alvaro Bautista (Aprilia), che ha preceduto Aoyama (Honda), staccato di 5"889. Buon risultato per Mattia Pasini, terzo a 21"832. Per il romagnolo finalmente una gara all'altezza del suo talento. Solo 11° Hector Barbera, vincitore in Qatar.
La classifica generale vede dunque in testa Alvaro Bautista con 34 punti, seguito dal giapponese Hiroshi Aoyama ad un solo puntodi distanza (33), terzo l'altro spagnolo Hector Barbera a quota 30. Ancora senza punti il campione in carica Marco Simoncelli.
Conclusione:
Tre classi che stanno, pioggia a parte, offrendo uno spettacolo molto più omogeneo rispetto allo scorsa stagione, con classifiche sempre più corte e protagonisti che si scambiano il ruolo gran premio dopo gran premio. Avanti, bene, così.

sabato 25 aprile 2009

MILANO TROTTO: IL POST EUROPA'S DAY

E' terminato l'Europa's Day, e come ogni grande appuntamento che se ne va, un po' di nostalgia accompagna la sua dipartita, come gli ultimi raggi di sole vengono inghiottiti dal colore della notte.
Doveva essere un giorno di corse qualitative e ricche di patos e così è stato, condito da molte sorprese che hanno indubbiamente gratificato il lavoro di chi, senza molte chance sulla carta, si è ritrovato Re e Regina, in un giornata da lasciare ai posteri.
Tutto sembrava iniziato nel più regolare dei modi, con Festa Bigi subito al comando nella corsa di apertura, e con uno straordinario Giotto d'Alfa presentato al 101% da Maurizio Pieve.
Il resto, oltre alla duttilità del figlio di Defì D'Aunou, lo ha fatto Marco Castaldo, con un'interpretazione ad hoc. Il ragguaglio cronometrico in 1.56.4 (dalla seconda fila), faceva da apripista ad una giornata che sarà ricordata a lungo per le quote shock dei vincitori, e per i record, anche mondiali, registrati.
Alla seconda, e con identico ragguaglio cronometrico, cominciava il pomeriggio nero per i favoriti (e la giornata felice per Jerry Riordan), con Legionario che faceva sua la finale del trofeo 4A dopo un percorso "aria in faccia" e un primo chilometro transitato sul piede dell'1.11.8, avendo ragione sul palo ad uno straordinario L'Arpege (aspettavamo questa sua prestazione da tre corse). L'allievo di Christian Rizzo può solo prendersela con la giornata straordinaria di Legionario, perchè correre il miglio a media di 1.12.6 e perdere, non lascia spazio a ulteriori commenti.
Dopo l'apertura di giornata con due corse di assoluto valore, si iniziava a fare sul serio con le due corse di Gruppo III riservate ai tre anni.
L'Emilia apriva i giochi con una favorita, e una controfavorita, evidente: Mind Wise As fresca vincitrice del "Filly Italia", contro l'ignota Mara di Quattro. Alla fine trionfava Malesia, con Roberto Vecchione in sulky, alla quota da capogiro di 68,36, raccogliendo per strada una Mind Wise As che si è dovuta arrendere all'ingresso in retta, dopo essersi imbattuta nel tentativo di Mara di Quattro di debellarla a traguardo lontano. I parziali intermedi che hanno chiaccherato 28.5; 28.2; 28.4, hanno fatto la differenza nell'ultima parte di gara, che ha visto protagoniste tutte coloro che non hanno preso parte alla scannata tra le due leader. Complimenti, comunque, a Fabio Restelli, che si è tolto la soddisfazione di primeggiare in un Gruppo III con una cavallina seria a media di 1.13.4 sul doppio chilometro.
E se per le femminuccie c'è stata la sorpresa, per i maschi le cose sono andate oltre.
Dopo lo stacco del Premio Veneto, "fava" e "controfava" si sono praticamente estromessi; Main Wise As perdendo un centinaio di metri, Mirror Grif una cinquantina, con Magasso Jet felice di condurre le operazioni con i favoriti praticamente fuori corsa.
Il solo Mirror Grif, complice una frazione lenta della testa, riusciva a ricongiungersi, seppur dopo aver speso un'enormita, mentre il favoritissimo Main Wise As si estrometteva definitivamene dalla contesa con la seconda e decisiva rottura.
Il risultato finale, però, ha raccontato della vittoria di Mistero Lux (55,64 al totalizzatore), comunque meritato, da un team (Moni) da sempre attento nella selezione dei giovani campioncini in erba. Il dramma sportivo si consumava per Magasso Jet (le soddisfazioni per Pippo Gubellini arriveranno a fine convegno), in errore a pochi metri dal palo quando, forse, avrebbe potuto portare a termine da vincente la prova dedicati ai maschietti.
E Mirror Grif? Il suo quarto posto finale sa di amaro da una parte, per aver perso uno sproposito ed essersi riproposto a centro pista nel rush finale, quando però, le energie erano inevitabilmente finite; ma guardando il bicchiere mezzo pieno è una prestazione che va vista in chiave futuribile, ed il Giovanardi sarà la prima, vera, occasione per rifarsi di una giornata andata storta. Stesso identico discorso va fatto per Main Wise As.
Prima dell'Europa c'era da ammirare un invito che sapeva tanto di Gran Premio, e come un Gran Premio, per qualità e rilievi cronometrici, si è dimostrato.
Per non togliere nulla alle emozioni provate in diretta, ripropongo le prime impressioni subito dopo il palo: "Quello che hanno fatto Irambo Jet e Geox è qualcosa da applaudire senza dire nemmeno una parola. Semplicemente fantastici. Con lode per l'allievo di Pietro Gubellini che si è "sciroppato" tutto di fuori, con manovra al paletto dei 600 in terza per sopravanzare Illinois rimasta di fuori, ed inevitabilmente "inutile" a quel punto del percorso (ottima la mossa di SuperPippo di capire al volo la tattica di gara). Da applausi, rimanendo in silenzio, e con tanto di emozione per Eclisse Domar, che non è rimasto troppo lontano dal duo di testa, per poi "battezzarli" nei pressi del palo.
Il rilievo cronometrico? 1.53.4 per una media che dice 1.10.9 ...da leggere in rigoroso silenzio".
Questo antipasto lasciava presagire ad un Premio Europa a tutta velocità, e così è stato: 2.22.7 il doppio giro di pista che ha consacrato Lisa America con il record mondiale per una femmina di quattro anni sul doppio chilometro: la media? 1.11.1!
Le parole da spendere per questo Premio Europa sarebbero davvero molte: dalla tattica di Santino Mollo con Lana del Rio (terza sul percorso a media di 1.11.4), deciso nello sciorinare un percorso a tutta velocità per contenere all'esterno Le Touquet, e condito da due frazione in 28 secco che hanno impedito alla regina indiscussa della generazione di vincere il suo sesto Gruppo I della carriera; alla straordinaria prova di Le Touquet (quarto a media di 1.11.5, abbassando il precedente personale di 1.12.8) che tutta strada di fuori è rimasto vitale salvo cedere, inevitabilmente, a cento dal palo; all'incredibile prova di Lorenz del Ronco (secondo in 1.11.4) che ha dato per l'ennesima volta prova di maturità, riuscendo, anche dopo il passaggio di età, a rimanere con il gruppo dei migliori, e di conseguire l'ennesimo, e prestigioso, piazzamento classico.
Qualcuno, giustamente, ha sottolineato che in futuro, questo allievo di Salvatore Minopoli, potrebbe ripercorrere le orme di un certo Gamblin Bi.
Poi naturalmente c'è da applaudire la prova di Lisa America e di tutto il suo entourage, Jerry Riordan in primis. Partita il giusto, ha lasciato strada a Lana del Rio, serrando sotto e incollandosi per tutto il percorso al sulky della battistrada. La mossa decisiva è arrivata ai 400 finali, quando Andrea Guzzinati (perfetto nelle scelte) ha preso in "mano" facendo scendere alla corda Le Touquet, e spostando Lisa all'esterno. La retta è stata una passerella per la figlia di Varenne e Zagabria Dei, con Andrea Guzzinati che si è permesso il lusso di salutare la tribuna di San Siro. Clamorosa la quota al totalizzatore (26 e spiccioli), per un soggetto da sempre considerato un'alternativa alla capofila della generazione. Daccordo che al Città di Torino aveva mostrato una condizione molto approssimativa, mollando a traguardo lontano e finendo ultima sul percorso, ma le condizioni fisiche che non hanno interessato gli arti (febbre altissima nel dopocorsa) avrebbero dovuto quantomeno lasciare intatte le chance per l'allieva di proprietà della Guida Italia.
Di Lana del Rio si possono fare due considerazioni:
a. nell'arco di 10 giorni ha limato il suo personale sulla distanza di ben 2 secondi: 1.13.2 a Torino, battendo il suo 1.13.4; e 1.11.4 oggi. Risultato finale? Un secondo posto a Torino ed un terzo oggi; roba da manicomio. Non vincere dopo aver trottato in 1.13.2 a Vinovo e in 1.11.4 a Milano il doppio chilometro avrà lasciato con tanto amaro in bocca l'intero entourage della campionessa, e con ragione.
b. sulla scorta di quanto la cronaca ha raccontato, le qualità e le prospettive della figlia di Varenne rimangono intatte. Avesse corso male potevano nascere i primi dubbi, le prime perplessità; avesse mollato a traguardo lontano si sarebbe dovuto indagare sui motivi di eventuali prestazioni incolore. Ma con questi ragguagli cronometrici, e sopratutto con la grinta dimostrata in due corse che l'hanno vista protagonista (a Torino sempre di fuori, a Milano in testa da cavalla di primissima), il futuro di questa campionessa è ancora da scoprire, per raggiungere traguardi di spessore.
A conclusione si può tranquillamente dire che l'allevamento italiano ha fatto un ulteriore passo in avanti, mostrando tre fenomeni (Lana, Lisa e Le Touquet) pronti a farci vivere una stagione dei quattro anni ai massimi livelli, per poi preparare armi e bagagli per andare oltre confine e, dopo l'epopea del "Capitano", fare la voce grossa sulle piste di mezza Europa. Sinceri e sentiti complimenti a tutti.
La prova Filly dell'Europa ha confermato la forma, la qualità e la capacità di correre da protagonista da parte di Lover Power, autrice di un coast to coast in 1.55.8 a media di 1.12.4. Il tempo totale "normale" in una giornata che, oltre alle quote shock, verrà ricordata per l'alta velocità, è supportato dalla super chiusa (se non erro la più veloce di giornata) in 27.6.
La vittoria della figlia di Supergill ha fatto da prologo al triplo finale di Pietro Gubellini, che oltre alla vittoria nel Filly (doppio a seguire dopo la vittoria dello scorso anno di Iuma Ek) è andato a segno con I'm A Grif, miglio volato in uno stratosferico 1.54.0 a media di 1.11.3, e con Etna Font, vincitore della maratona sui 2600 metri con partenza da fermo in 1.15.9, da un capo all'altro e con 800 terminali in 57 secco.
La cornice di sole, una tribuna finalmente piena, e sopratutto una riunione che dal punto di vista qualitativo ha offerto uno spettacolo tecnico-agonistico che nulla ha da invidiare al resto del panorama internazionale, è stata la più bella vetrina che il nostro trotto potesse offrire ad appassionati e addetti ai lavori.
I complimenti vanno spesi per tutti: dalla società che ha messo in piedi un evento tra i più belli degli ultimi anni, dai partecipanti che hanno offerto uno spettacolo degno di questo nome, e a tutti coloro che hanno passato un pomeriggio di festa e cavalli.
Un grazie va esteso anche ad Andrea Negri, che ha raccontato, con la sua sempre puntuale ed attenta cronaca, le gesta dei protagonisti in pista.
Un grazie va anche a tutti voi di Chorse, che con quasi 3000 visite al topic in questione, e più di 100 commenti lasciati, avete reso interessante e soprattutto dato la giusta importanza ad un evento che andrà, non solo a Milano, presto ripetuto.
Da domani ritornerà, come giusto che sia, la routine, senza dimenticare che grazie a quella, e solo a quella, ci sarà ancora spazio per assistere a pomeriggi come questo.
Con affetto e simpatia, un saluto a tutti voi da Fabio...e sempre forza Lana del Rio.

MILANO TROTTO: GRAN PREMIO D'EUROPA E GRAN PREMIO D'EUROPA FILLY

E finalmente eccoci giunti all'Europa 's Day, dopo una settimana che ha visto il trotter milanese impegnato in tre convegni di buona qualità.
Questo 25 aprile meneghino, valutando l'intero programma di corse, appare come uno dei migliori degli ultimi anni, con nove corse di grossissima qualità, che vedrà, oltre alle corse di Gruppo, altri cinque convegni di forte interesse agonistico e tecnico.
L'appuntamento principe vedrà nuovamente impegnata, sull'anello milanese, la capofila della generazione. Quella Lana del Rio capace, nella stagione dei tre anni, di vincere ben 5 Gruppi I consecutivi, dopo aver cominciato, proprio qui a San Siro vincendo l'Emilia dello scorso anno, la scalata alla corsa della vita: il Derby.
La sua vittoria in questo contesto, nonostante parta con i favori del pronostico, non sarà così scontata, anche se, in tutta onestà, scivolando in breve al comando, sarà durissima per chiunque girare di fuori ad un soggetto capace di trottare il doppio giro di pista in 2.27.0. Il momento d'oro di Le Touquet lo pone come vera ed unica alternativa alla giumenta allenata e interpretata da Santo Mollo. Il Daguet Rapide di Pietro Gubellini avrà il compito di impensierire la portacolori di Francesco Davico, con la speranza di vedere un arrivo a fruste alzate tra Pietro e Santo.
Nella prova "Filly" i ruoli si invertiranno, con Lover Power che vestirà il ruolo di super favorita, essendo veloce al via e sorretta da una forma al diapason. Poche, a dir la verità, le altre che potranno impensierire la figlia di Supergill, tra cui Laika Ek, che potrebbe mancare di una corsa per essere competitiva al 100%.Le prove di quest'anno dei tre anni, non avranno nulla da invidiare alle due prove con maggior dotazione di giornata. Il Veneto potrebbe regalarci una sfida nella sfida, con il primatista sul miglio Main Wise As, che rivestirà il ruolo di favorito dopo la prova monstre in quel di Bologna nel Premio Italia, contro quel Mirror Grif che è stato capace di fornire, nel Premio Fornero, una prestazione degna delle gesta del padre. Nell'Emilia, prova dedicata esclusivamente alle femmine, il risultato appare quantomai incerto, con diversi soggetti che, a seconda dello svolgimento, avranno grosse chance di successo. Tra queste ci sono soggetti come Marion Bi, come Mind Wise As, come Marias, fino all'oggetto misterioso Mara di Quattro, per finire con Memory Gams; tutte in grado di primeggiare.
Il contorno inizierà con una prova "Gentleman" che vedrà nuovamente all'opera il grigio Giotto d'Alfa, autore all'ultima uscita sulla pista di un numero da circoletto rosso fuoco. Si proseguirà con un'interessante invito per ottimi 4 anni, con al via un soggetto volante come Luisito (devastante all'ultima) che se la vedrà con un soggetto di grandissima qualità tecnica ed agonistica come Libia Giampe, sfortunata nella scorsa stagione, ma tornata a riprendersi quello che ha lasciato per strada. Tra le prove di gruppo, potremmo ammirare diversi soggetti che hanno preso parte ai recentissimi Padovanelle, Ponte Vecchio ed in ultimo il Costa Azzurra. Al via ci sarà un soggetto di enorme potenziale quale Ismos Fp, che dovrà vedersela con il sempre qualitativo e volante Eclisse Domar.
La riunione si concluderà con altri due inviti per indigeni di 5 anni ed oltre, con I Am Grif che pretenderà il pronostico nel Premio Iuma Ek, facendo molta attenzione ad un soggetto volante come Energetic Stift, e Guida America che potrebbe mettere tutti daccordo nell'handicap sulla lunga distanza con partenza da fermo.
Chiudo questa anteprima con una nota di colore. Per il secondo anno consecutivo mancherà la voce di Massimo De Marco al commento. Una voce che ha accompagnato tutti gli appassionati di San Siro, con passione e competenza tecnica. E per il secondo anno consecutivo avremo il piacere di apprezzare colui che lo ha sostituito con umiltà, entrando in punta di piedi ma facendosi apprezzare per la competenza tecnica dimostrata e la passione che, nella più semplice riunione settimanale, mette a disposizione di chi ama questo sport.
Con la speranza di offrire alla stampa specializzata, agli addetti ai lavori e ad ogni appassionato di questo meraviglioso sport, un contributo importante, ringrazio Massimo De Marco (per avermi "insegnato" il trotto) e Andrea Negri, per tutto quello che hanno dato, danno e daranno all'ippica, ed in particolare al trotto milanese. Grazie.
Ed ora cominciamo: luci accese e macchina in movimento, parte l'Europa 's Day.

MOTEGI: LE QUALIFICHE

Motegi, Qualifiche: La pioggia rovina tutto, Rossi in Pole
Ancora una volta la pioggia quest'anno rovina lo spettacolo a Motegi costringendo gli organizzatori a cancellare la sessione di qualifiche ufficiali a causa di un violento temporale che si è abbattuto sul tracciato giapponese.
A questo punto la pole è stata assegnata di diritto al pilota del Fiat Yamaha Team, Valentino Rossi, utilizzando la classifica combinata dei due turni di prove libere.
Per la prima volta, dunque, Rossi partirà dal palo qui a Motegi dividendo la prima fila con Casey Stoner e Jorge Lorenzo.
Speriamo solo di vedere domani una gara degna di questo nome, senza la pioggia a farla da padrone.
La classifica delle Libere 1 (valide per la Qualifica)

MOTOTEGI: LE LIBERE

Ricomincia oggi sul circuito giapponese di Motegi la sfida Rossi-Stoner che nella prima sessione di prove libere vede primeggiare il campione del mondo italiano anche se per soli 56 millesimi sulla Ducati rosso fiammante numero 27.
Il pilota del Fiat Yamaha Team è stato l'unico, insieme a Stoner e Lorenzo, capace di scendere sotto il muro dell'1'49"0, facendo registrare il miglior tempo nell'ultimo giro lanciato in 1'48"545.
Quarta posizione per la prima delle Suzuki con Chris Vermeulen davanti alla Yamaha Tech 3 di Colin Edwards ed alla seconda moto di Hamamtsu affidata a Loris Capirossi.
Il primo dei piloti Honda è Andrea Dovizioso, autore del settimo miglior tempo davanti alla Kawasaki di Marco Melandri. A completare la Top 10 troviamo invece la Honda Gresini di Toni Elias e l'altra M1 del team Monster Yamaha Tech 3 con in sella l'ex campione della Superbike, James Toseland.
Ancora qualche difficoltà per lo spagnolo Dani Pedrosa, 11esimo seguito dal ducatista Nicky Hayden.
Brutta scivolata, infine, per Mika Kallio che ha però ripreso successivamente le prove terminando in 17esima posizione davanti al compagno di squadra Niccolo Canepa.
La classifica delle Libere 1
Motegi, Libere 2: Edwards davanti a tutti sul bagnato
La seconda ed ultima sessione di prove libere della classe regina a Motegi ha visto un lungo testa a testa tra le due Yamha di Colin Edwards e Valentino Rossi per la prima posisizione.
A spuntarla alla fine è stato il pilota texano del Monster Yamaha Tech 3 con un miglior crono di 2'01"841 e appena 52 millesimi di vantaggio sull'ex compagno di squadra.
La sessione di prove mattutina è stata caratterizzata dalla pioggia ed ha visto dominare il marchio Yamaha con tre moto nelle prime quattro posizioni. A dividere il trio composto da Edwards, Rossi e Lorenzo (quarto) ci ha pensato l'australiano Casey Stoner con la sua Ducati Desmosedici GP6 che però in questo turno ha pagato un ritardo di oltre 6 decimi dalla vetta della classifica.
Più attardata la prima delle Suzuki con Chris Vermeulen in quinta posizione ad oltre 1"5 dal tempo di Edwards. Dietro di lui recupera posizioni Nicky Hayden, sesto davanti a De Angelis, Gibernau, De Puniet e Dani Pedrosa.Gli altri italiani li troviamo in 11esima, 13esima, 16esima e 17esima posizione rispettivamente con Dovizioso, Capirossi, Canepa e Melandri.
La classifica delle Libere 2

venerdì 24 aprile 2009

L'INTERVISTA

1) Ciao Vasco,..
Il Mondo che vorrei Live, testimonianza di un tour incredibile, caratterizzato come al solito da presenze record e da doppie date un po’ ovunque… Qual è il ricordo più nitido del Mondo che vorrei tour? E quale canzone, tra le nuove, t’ha regalato l’emozione più forte dal vivo?
Ricordo che all’inizio era una scommessa e dopo una realtà.
“Come al solito” sembra facile e scontato.
Un tour è un lungo viaggio…. comincia mesi prima, con la preparazione atletica e la concentrazione. È un periodo di grande intensità emotiva. L’inizio delle prove, quando ogni giorno le idee, i dubbi e le incertezze sono accompagnati dalla musica che mi tranquillizza.Le prime prove “sul palco” quando me lo guardo incantato e me lo godo… e naturalmente la prima data. Poi la seconda…la terza…la quarta...e così via. Cambiano gli alberghi, gli scenari, la tensione è continua ma quando comincia la musica ogni volta è una libidine unica.
2) I concerti di quest’ultimo tour, rispetto al precedente, erano meno celebrativi, sia per il fatto che erano incentrati sulle canzoni dell’ultimo cd sia per la scelta di alcuni brani proposti raramente live… Ma alla fine,per esempio, alcuni tra i momenti più coinvolgenti sono stati durante l’esibizione di Dimmelo Te, non certo la canzone più “facile” del nuovo cd e T’immagini, poco proposta live e non una delle tue canzoni più conosciute…TE L'ASPETTAVI UNA SIMILE RISPOSTA?
È sempre un piacere constatare come, la mia gente, sia attenta e sensibile, capisca così bene le emozioni, le provocazioni che sono dentro le mie canzoni e si commuova come mi commuovo io. Si tratta di un pubblico molto esigente e molto intelligente.
3) Questo tour è stato caratterizzato anche dal concerto incredibile di Mestre, all’Heineken Jammin Festival… Io, personalmente, me lo porterò tatuato dentro come uno dei concerti più emozionanti… un po’ come Rock sotto l’assedio e il primo Imola… tu, che ricordo hai?
Bellissimi ricordi. Sensazioni uniche e irripetibili. La notte prima ho visitato il posto. Ho girato con una Ducati tutto il parco, fermandomi sulla collinetta di fronte al palco. Sullo sfondo, Venezia. Fantastico. Uno scenario tra i più suggestivi al mondo. La sera sul palco ho faticato a tenere a freno l’entusiasmo.
4) Quant’è difficile scegliere una scaletta? Anche in considerazione del fatto che, oggi, potresti mettere in piedi tre- quattro scalette completamente diverse e fare comunque centro… Insomma, è difficile scegliere?
Scegliere i pezzi della scaletta è un lavoro molto complicato che deve tenere conto di un sacco di fattori, sempre diversi. Ogni tour è unico e ha una motivazione, “un senso”. Di solito il filo conduttore è l’ultimo album. Tutto deve girare intorno a quello e le altre canzoni vengono selezionate secondo questo criterio. Poi ci sono certi classici che non possono mancare e le rivisitazioni di vecchi pezzi ri-arrangiati per l’occasione. I medley sono necessari per eseguire tanti pezzi, accorciando i tempi. Nonostante tutto molte canzoni (che mi piacerebbe fare) restano inevitabilmente fuori.
5) Sempre a proposito di scaletta, credo grande attenzione si presti alla canzone che ha il compito di aprire un concerto… Quest’anno è toccato a Qui si fa la storia: come si è arrivati a scegliere questa canzone? A parte che… per il titolo?
Qui si fa la storia…o non si fa!Non si poteva che cominciare così un concerto del genere.Vado pazzo per i giochi di parole e i doppi sensi.L’inizio deve essere potente.
6) A questo proposito, recentemente, con un nutrito gruppo di amici su Internet ci siamo divertiti a fare una classifica sugli inizi dei tuoi concerti più belli. Ecco cosa è uscito:
1) Lo Show (tour del 93): il crescendo emozionale legato alla tua voce e alla tua non presenza per almeno due minuti… la ricordo ancora oggi! E l’elicottero che volteggiava, le sbarre…
2) Muoviti (fronte del palco del 90) Il cielo lasciamolo ai passeri… tu che sali su… dal centro della terra!
3) Quanti anni hai (Imola 98)… si entrava nella leggenda, nella Vascostock, e poi c’è questa bella immagine di Riva con la sigaretta in bocca..
Tu hai una tua classifica? Hai un inizio di concerto a cui sei particolarmente legato?
Sono d’accordo con la vostra classifica. Anche se l’ultimo spettacolo è sempre il più bello, per me.
7) Seguo i tuoi concerti ormai da parecchi anni… e t’ho visto in posti da 2mila persone fino ai 140mila di Imola… ho vissuto il passaggio epocale, quello del ’90, non solo tuo personale ma dell’intera musica italiana. Te lo ricordi quel titolo credo della Nazione: VASCO HA UCCISO MADONNA… erano in pochi a scommettere su di te, e invece, quell’anno anche i Rolling Stones dovettero inchinarsi al tuo strapotere… Sei d’accordo nel ritenere quel tour come quello della “svolta” non solo per te, appunto, ma anche per la musica italiana che fino a quel giorno aveva vissuto un po’ un complesso di inferiorità nei confronti della musica straniera?
Una svolta epocale. È stata una grandissima soddisfazione. Una bella rivincita dopo decenni di strapotere degli “stranieri”. Contro l’esterofilia dilagante finalmente la musica italiana dal vivo si riprendeva la propria credibilità. Adesso quando arrivano le grandi produzioni americane e inglesi devono bussare alla porta prima di entrare e “fanno” molta meno gente di me.
8) Gino Castaldo di Repubblica scriveva di te negli anni 90: quando è sul palco Vasco è veramente un eroe, semplice, immediato, ma con tanto di aureola da difensore romantico di cause perdute.. Ti rispecchiavi e tirispecchi ancora in questa descrizione?
In questa, mi ci rispecchio benissimo.
9) Tempo fa dicevi: mi sarebbe piaciuto essere il cantante di una rockband…Ma non pensi che comunque saresti stato comunque VASCO? Un po’ come Mick Jagger per i Rolling Stones… il dna della rockstar…
Penso di si. Comunque mi sono sempre vissuto come il cantante di una rock band, la mia.
10) Come valuti i tuoi musicisti? Sono in molti a ritenere, la tua, una band con pochi eguali non solo in Italia… mi dai un giudizio su ognuno di loro? Maurizio Solieri Stef Burns Andrea Innesto Claudio Golinelli Alberto Rocchetti Matt Laug Frank Nemola Clara Moroni
Dovrei scrivere un libro. Sono i migliori del mondo. La più bella rock band della storia dell’umanità. Tutti selezionati nel tempo. Direi “distillati” come il buon whiskey di malto invecchiato almeno 30 anni. A proposito sai che non bevo più superalcoolici? Spero di andare in paradiso.
Maurizio Solieri: Sono salito su un palco per la prima volta grazie o per colpa di Gaetano Curreri e perché avevo sentito come suonava la chitarra tra amici, Maurizio Solieri. È stato da subito il “mio” chitarrista. Ho sopportato per anni i suoi volumi e se ho una voce così potente lo devo a lui. Steff Burn: Mi sono innamorato di lui e del suo modo di suonare la chitarra la prima volta che l’ho sentito fare un assolo su un mio pezzo. Ha una tecnica e un gusto che ogni tanto, sul palco, lo bacerei.Andrea Innesto è un ottimo saxofonista, flautista, corista e alterego vocale.Mi aiuta molto durante le prove e nei concerti.Poi è anche “bello”. Claudio Golinelli ho dovuto rubarlo alla Nannini nei primissimi anni 80.Da allora fa parte della mia storia. È un vero rocker, come me, l’unica differenza tra noi è che lui suona il basso. Alberto Rocchetti: ricordo di averlo visto per la prima volta in foto. Da come era vestito ho capito che non scherzava un c…. Poi l’ho sentito suonare ed è stato un magnifico incontro. Suona tutti i tipi di tastiere con grande capacità tecnica e un ottimo gusto Rock.Matt Lough: potrei dire la stessa cosa che ho detto a proposito di Steff. Ne ho sentiti di batteristi ma un “complice” ritmico come lui non lo avevo ancora trovato. Ha dato una grande stabilità al gruppo, anche umana.Frank Nemola: programmatore di suoni, computers, tastiere, straordinario suonatore di tromba e all’occorrenza anche corista.Una bella persona e un grande professionista. Lavora spesso anche nelle preproduzioni e agli arrangiamenti dei miei dischi. Clara Moroni? È la “Ferrari” del Rock. Una cantante straordinaria Il mio alterego femminile. Brava e bella!

11) Le chiavi dei grandi stadi ormai idealmente ti appartengono tutte da tempo… t’è mai venuta la voglia di tornare a esibirti in luoghi più piccoli, non dico in una veste unplugged… ma quasi?
Mi piacerebbe fare concerti più spesso e meno impegnativi dal punto di vista organizzativo. Quelli negli stadi sono sempre eventi straordinari, non eludibili, irrimandabili, che necessitano di mesi di preparazione e il coinvolgimento di migliaia di persone che lavorano. Io devo essere in forma sempre e presente al momento giusto. Anche un raffreddore o un mal di gola potrebbe essere fatale. È una responsabilità che ho, che sento e che mi tiene in tensione per mesi.
12) Nella tua carriera non hai fatto molte cover, ma quelle poche che hai fatto sono diventate “tue”… una per tutte: Generale. Ma a proposito di cover, visto che siamo ancora in pieno periodo celebrativo di Fabrizio DeAndrè, mi piace ricordare la tua versione di Amico Fragile proposta qualche anno fa a Genova… Cosa ricordi di quella esibizione e di De André in particolare?
Quella in memoria di De Andrè è stata la più emozionante. Ci ho lavorato per settimane. Non è facile cantare le canzoni di Fabrizio. Lui era unico. Certo che “Amico Fragile” sembrava scritta per me. “Generale” di De Gregori è stato il pezzo iniziale dello straordinario concerto “Rock sotto l’assedio”. Era perfetta per cominciare, l’avevo deciso subito. È stato fantastico interpretarla. Francesco è sempre stato il mio autore preferito.
13) La tua è una storia molto “cinematografica”, nel senso che sarebbe un perfetto soggetto per il cinema, visto c’è dentro di tutto: il sogno, la disillusione, la musica, le donne, gli amori, il successo, la caduta, larisalita… Insomma, immagino che te lo abbiano proposto in tanti di farci un film… mai andato vicino a cadere in tentazione?? Ed eventualmente, chi vorresti a interpretare Vasco da giovane?
Non lo so. Per il momento sono soddisfatto così.Per me è stato già un gran bel film.
14) L’ultima domanda: come sta, oggi, Vasco lontano dal palco? In che periodo sei della tua vita?
Bella domanda. Fammene un’altra.
Angelo GregorisDirettore Responsabile Allinfo Magazine

VIA D'AMELIO, UNA STRAGE TUTTA DA RISCRIVERE

"Stavamo preparando tutti i documenti per chiedere la revisione del processo Borsellino bis. Lo avevamo deciso da tempo. Ora ci si e' fermati in attesa di leggere le dichiarazioni dei nuovi pentiti ed in particolare di Spatuzza".
Lo annuncia al "Velino" Rosalba Di Gregorio, legale di Pietro Aglieri, ex capo del mandamento Santa Maria di Gesu'-Guadagna, accusato con altri dell'attentato in cui furono uccisi Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. De Gregorio spera di riaprire il processo, quella parte almeno che per le "rivelazioni" di un ex pentito, Vincenzo Scarantino, porto' alla condanna all'ergastolo di Aglieri e di altre cinque persone (Gaetano Murana, Cosimo Vernengo omonimo del presunto boss, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino e Giuseppe Urso detto "Franco"), considerate vicino al capo mandamento e condannati definitivamente, soltanto per la strage di Via D'Amelio, all'ergastolo e che, secondo le nuove rivelazioni di Spatuzza, non c'entrano nulla. Cosi' a diciassette anni dalla strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e i cinque poliziotti della scorta, l'inchiesta sugli autori sta per ripartire.
I magistrati di Caltanissetta sono alle prese con il "dichiarante" Gaspare Spatuzza, il killer di don Puglisi. L'ex vice capo del mandamento di Brancaccio, infatti, da mesi sta riempiendo pagine e pagine di verbali raccontando la sua vita criminale e quella di alcune famiglie di Cosa Nostra protagoniste delle "stragi" che nei primi anni novanta insanguinarono l'Italia. I riscontri alle dichiarazioni di Spatuzza sono gia' in corso, oggi ne hanno parlato alla Direzione nazionale antimafia i magistrati di diverse procure convocati da Pietro Grasso per fare il punto, e pare siano tutti positivi. Se verranno confermati, la storia della strage di Via D'Amelio, e non solo di questa, dovra' in buona parte essere riscritta.
Spatuzza sostiene, infatti, che fu lui a rubare la 126 Fiat che imbottita di tritolo fu utilizzata per l'attentato del 19 luglio 1992 in via D'Amelio e di avere ricevuto l'incarico dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Ha indicato ai magistrati di Caltanissetta il luogo esatto dove l'auto fu rubata. Dichiarazioni che sconfessano Vincenzo Scarantino. L'ex pentito che sta scontando 18 anni - e che si autoaccuso' del furto, salvo, successivamente, ritrattare tutto - , racconto' (e la sua verita' e' stata fatta propria anche dalle sentenze della Cassazione), invece, di avere incaricato del furto dell'auto due balordi, su input del boss Salvatore Profeta: un tossicodipendente a cui vendeva la droga, Salvatore Candura (che oggi collabora con la giustizia e che avrebbe confermato le nuove rivelazioni di Spatuzza), e Luciano Valenti. Scarantino successivamente ritratto' tutto e accuso' magistrati e investigatori di averlo "addestrato".
Alcuni magistrati all'indomani di queste accuse furono inquisiti dalla procura di Catania, ma la vicenda si chiuse con una archiviazione perche' Scarantino puntualizzo' che non si riferiva ai magistrati di Caltanissetta. Ma le "verita'" processuali non cambiarono. Anche Giovanni Brusca, uno dei pentiti piu' accreditati da diverse procure, ha sollevato piu' di un dubbio e in due occasioni. La prima nel corso di un processo a Catania sulle "stragi", qualche anno fa dichiaro': "Ci sono innocenti in carcere per l´eccidio di via D´Amelio". La seconda quando riferi' di aver chiesto a Toto' Riina se "quelli si sono fatti sentire" (cioe' se Aglieri e il vicecapo del mandamento Carlo Greco avessero o meno partecipato alla strage) e di aver avuto per risposta: "non li ho chiamati e non si sono fatti sentire".
Ad aggiungere "dubbi" e riserve le dichiarazioni rese a "La Stampa" dall'ex piemme, "in applicazione", di Caltanissetta Ilda Boccassini. Il magistrato ha sostenuto che le dichiarazioni di Scarantino non l'hanno mai convinta, tanto e' vero che prima di lasciare, per scadenza dell'incarico, la procura nissena, nel '94 in dieci pagine di verbale espresse tutte le sue riserve. Verbale del quale avrebbe ancora copia ma del quale non c'e' piu' traccia a Caltanissetta.
A far dubitare dell'attendibilita' di Scarantino gia' nel '94, secondo la Boccassini, furono le dichiarazioni del "pentito" su presunti mandanti le "stragi": Fininvest, Marcello Dell'utri ecc... Tesi, invece, alle quali diedero spazio alcuni suoi colleghi che si occupavano delle indagini su via D'Amelio: i piemme Nino Di Matteo e Anna Maria Palma (oggi consulente della commissione parlamentare Antimafia). Saranno ora la Direzione nazionale antimafia, la procura di Caltanissetta, quella di Palermo, di Roma e di Firenze a decidere cosa fare: Spatuzza, infatti, da un lato "assolve" alcuni (gia' condannati definitivamente) dall'altro inserisce fatti, episodi e personaggi mai sfiorati prima dalle indagini e dai processi.

MESSAGGI DA RECEPIRE

In Pakistan va sempre peggio, i Talebani sono a 70 miglia dalla capitale
(...ma in Italia non si sa nulla)
Ieri il segretario di Stato americano è stato chiarissimo: “Credo che il governo pakistano abbia sostanzialmente abdicato ai Talebani e agli estremisti – ha detto la Clinton parlando di fronte alla Commissione Esteri della Camera a Capitol Hill – il Pakistan è una potenza nucleare che pone una minaccia mortale alla sicurezza e alla salvaguardia della nostra nazione e del mondo”.
Poco meno di una decina di giorni fa, il presidente pakistano Zardari aveva firmato, obtorto collo, l’accordo con i gruppi Talebani “moderati” che adesso controllano la Valle dello Swat. Zardari, che ha seri problemi di consenso interno, pensava forse di contenere l’avanzata delle bande di guerriglieri che imperversano sulla frontiera nord-occidentale del Pakistan. Invece adesso si ritrova con una provincia in cui regna la Sharia e il nemico che avanza, lentamente ma inesorabilmente, verso la capitale.
Dallo Swat, i Talebani sono passati nella regione del Buner e nel distretto di Shangla. L’esercito pakistano, che fino ad ora dava la caccia ai guerriglieri, ha inviato plotoni di paramilitari per difendere ponti, strade e gli edifici governativi. “Sono dovunque – ha detto per telefono un residente del Buner – Non c’è alcun tipo di resistenza”. Il governo pakistano infatti sembra aver mollato del tutto gli ormeggi: nei paesi della regione rimangono solo i poliziotti ad arginare la guerriglia ma il vero guaio è un altro.
Fino ad ora la popolazione locale si era sempre opposta ai Talebani, ribellandosi quando era necessario. Adesso i civili ci pensano due volte sapendo i rischi che corrono. Se il governo tratta con il nemico, e molti ufficiali ed esponenti delle amministrazioni locali simpatizzano per gli islamisti, perché mai la gente comune dovrebbe sollevarsi in difesa della propria libertà? Così i campi per il reclutamento e l’addestramento di nuovi guerriglieri si moltiplicano.
L’avanzata talebana ha messo in allarme l’amministrazione Obama ...continua
L'Occidentale