Stamane ero "a braccia aperte", stasera mi viene spontaneo credere che nessuna verità è mai troppo sicura ...ci sono troppi dubbi. La matassa sempre la stessa: fiducia e responsabilità. Dunque, lasciando un attimo da parte la logica non posso biasimarmi se il mio cranio mi accende dei campanelli d'allarme in relazione a quello che potrebbe accadere nel caso il MoVimento desse la fiducia al Governo Bersani, pur con qualche "garanzia" da parte degli eletti a porcellum.
giovedì 28 febbraio 2013
IT'S SO EASY
Il MoVimento 5 Stelle è il gruppo con la maggiore percentuale di laureati: l'88%.
A BRACCIA APERTE
La situazione attuale è decisamente chiara, limpida, trasparente come forse non mai. Al punto che ci si deve dare una mossa per non far cadere la più grande opportunità post-92'.
Andare a scontrarsi contro l'oltre 25% del voto dato dagli italiani sarebbe da folli, tanto da chi ha vinto perdendo quanto da chi è rimasto in vita nonostante morto. Io un'idea l'avrei, e la voglio mettere nero su bianco.
mercoledì 27 febbraio 2013
IL VOTO DEGLI ITALIANI VA RISPETTATO
Lo spread, il voto degli italiani, l'Europa e l'euro. Un miscuglio di cose che allo stato attuale certificano la pazzia di chi vuole renderle collegabili. La campagna elettorale è finita ed il voto ci offre l'opportunità di non sprecare un'occasione. Ci sono delle cose da fare, quelle che chiede a gran voce, e con l'appoggio di quasi dieci milioni di italiani, il MoVimento di Grillo. Realizzabili. Perché senza contrapposizioni frontali c’è grasso inutile da eliminare. Riforme costituzionali, taglio della spesa, legge elettorale. Si può, si deve.
SOPRATTUTTO PER IL FUTURO
Buonasera Gooner,
il Derby s'avvicina e la sua importanza, questa volta necessariamente più del Derby stesso, è legata ad un risultato (forse 2) che potrebbe permetterci di consolidare la nostra candidatura ai posti Champion. Siamo in tre, anche la seconda in classifica e con il risultato di domenica è da considerare fuori portata, racchiusi in soli 4 punti: noi 47, i Blues 49 e i "cugini" a 51. A undici gare dal termine è praticamente impossibile individuare chi ne resterà fuori, dalla Champion, e ancora meno chi vi giungerà senza doversi succhiare il terzo ed ultimo turno preliminare. Logica e cuore dicone che la vittoria è l'unico risultato che ci garantirebbe un finale con alte possibilità di riuscita, e l'oggettività di questo è sotto gli occhi di tutti, anche in relazione anche ad un calendario che ci proporrebbe come unica gara di un certo livello la sfida casalinga con lo United campione.
Ma anche un'eventuale risultato di parità non intaccherebbe più di tanto le chance a nostra disposizione, nonostante il "facile" impegno dei Blues contro il WBA.
Insomma, parola d'ordine non perdere, per il passato ma soprattutto per il futuro.
LI VEDO MESSI MALE
Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. Se Bersani vorrà proporre l'abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione.
CACCIA AI "GRILLINI"
Sono ore, giorni, che per alcuni significano avere numeri che possano fare la differenza, alla Camera, soprattutto in Senato. La "caccia al grillino" è ufficialmente iniziata, e non viene difficile capire che sia da destra che da sinistra si proverà a "convincere" i neo-parlamentari stellati.
IL "SI" ALLE IDEE
Alleanze, coalizioni, fiducia. Probabile ancora una volta che abbia ragione Grillo: "qui non ci capiamo". L'ha detto e ripetuto a più riprese. Quando andava in streaming e le elezioni erano lontane, quando le televisioni hanno deciso di mandarlo in onda a poche ore dal voto e dopo che quasi nove milioni di italiani hanno messo una "x" sul simbolo delle 5 stelle.
lunedì 25 febbraio 2013
"MOVIMENTO" IN LIGURIA
I dati definitivi dal Ponente ligure.
UNA NUOVA MENTALITA'
Poche ore e i numeri del Senato saranno pressoché definitivi. Ma dopo le 16 di oggi, i numeri, per moltissimi motivi, sono diventati solo dei numeri, perché la nuda cronaca ha raccontato di uno schieramento (uno solo) che ha saputo raggiungere un risultato a dir poco incredibile, sicuramente storico.
IV PROIEZIONE SENATO
M5S 24.7%, PD 25.1%, PDL 23.2%
PROIEZIONI SENATO
M5S primo partito al Senato: 25.1%
OGGI VOTO
Da questa parte dello "stivale" il tempo è clemente, c'è un timido sole e la tanto prevista neve ha deciso di posarsi su altri lidi. Quindi strade sgombre, pulite e possibilità di avvicinarsi alle urne elettorali senza incombere in scivoloni. Questi ultimi, secondo alcuni, si potrebbero verificare a seconda di dove la mina della matita decidesse di posarsi.
domenica 24 febbraio 2013
IL VOTO DI UNA DOMENICA (Black) SABBATICA
La premessa è d'obbligo: faccio ancora parte del 30%, giusto per chiarire ogni cosa. Detto questo.
RATINGS: ARSENAL 2-1 ASTON VILLA
Wojciech Szczesny 5.0: è la media tra il sette che si guadagna per le due ottime parate nel primo tempo e il tre che si becca per il paperone commesso nella ripresa che ci poteva costare due punti in classifica.
Carl Jenkinson 7.0: senza ombra di dubbio tra i migliori in campo, soprattutto per quello fatto nella ripresa, dove la fascia destra è diventato suo territorio d'esecuzione.
Carl Jenkinson 7.0: senza ombra di dubbio tra i migliori in campo, soprattutto per quello fatto nella ripresa, dove la fascia destra è diventato suo territorio d'esecuzione.
Lukas Podolski s.v
Per Mertesacker 5.5: a prescindere dal pochissimo lavoro che ha dovuto svolgere, l'ho trovato ancora insicuro e qualche vola impreciso.
Thomas Vermaelen 6.0: decisamente un altro giocatore da difensore centrale, e forse a Monaco, per giocarci l'impossibile, sarebbe opportuno lasciarlo nel mezzo.
Nacho Monreal 6.5: trova l'inserimento che alla fine risulta determinante per l'esito della partita, con un assist a dir poco perfetto. Dovrebbe trovare più coraggio.
Abou Diaby 6.0: gioca un match senza infamia e senza lode, ma ha dimostrato un ulteriore crescita sul piano fisico.
Abou Diaby 6.0: gioca un match senza infamia e senza lode, ma ha dimostrato un ulteriore crescita sul piano fisico.
Aaron Ramsey 6.0: gioca l'ultima mezz'ora mettendoci del suo e finendo da terzino destro.
Mikel Arteta 6.5: ripetiamo sempre le stesse cose, ma anche in questo caso ha giocato la solita, incredibile gara di cucitura, dove ogni pallone viene “pulito” e giocato al servizio della squadra.
Mikel Arteta 6.5: ripetiamo sempre le stesse cose, ma anche in questo caso ha giocato la solita, incredibile gara di cucitura, dove ogni pallone viene “pulito” e giocato al servizio della squadra.
Jack Wilshere 7.5: geniale e risolutore, dai suoi piedi e soprattutto dalla sua testa nascono le due azioni che portano ai goal, nel secondo traccia una diagonale per Nacho che vale il prezzo del biglietto.
Theo Walcott 5.5: non è stata la sua partita, può capitare. Ma il cuore ce l'ha messo in ogni secondo di match disputato.
Laurent Koscielny s.v
Theo Walcott 5.5: non è stata la sua partita, può capitare. Ma il cuore ce l'ha messo in ogni secondo di match disputato.
Laurent Koscielny s.v
Santino Cazorla 9.0: oggi ho rivisto quel fenomeno di giocatore che aveva incanto subito dopo il suo debutto in maglia Gunner. Pronto, voglioso, sempre concentrato e soprattutto autore dei due goal (undici in campionato) che hanno portato l'Arsenal alla vittoria.
Olivier Giroud 5.5: vedi il discorso fatto per Theo, con una traversa colpita in più.
Arsène Wenger 6.5: è stata una settimana difficile, dove risultati e parole hanno messo in dubbio il suo valore. Questa vittoria, i sorrisi a fine gara, il miglior curativo per uscire da questo complicato periodo.
Olivier Giroud 5.5: vedi il discorso fatto per Theo, con una traversa colpita in più.
Arsène Wenger 6.5: è stata una settimana difficile, dove risultati e parole hanno messo in dubbio il suo valore. Questa vittoria, i sorrisi a fine gara, il miglior curativo per uscire da questo complicato periodo.
sabato 23 febbraio 2013
MATCH REPORT: ARSENAL 2-1 ASTON VILLA
Buonasera Gooner,
ammetto che al minuto numero 85 della partita ho gioito come se avessimo segnato in una finale di Champions, e questo mi basta per darmi la misura di quanto importante era oggi uscire dal campo con tre punti, con una vittoria, con un sorriso sulle labbra, che forse è più importante di un qualunque trofeo.
E' un periodo che girà così, inutile girarci intorno, dove i match tendono a trascinarsi con noi che fatichiamo più del dovuto a trovare l'ultimo passaggio, il tocco risolutore, quella scintilla che dovrebbe permetterci, in base alla mole di lavoro espressa, di avere la meglio in certe occasioni con più semplicità.
Amen, oggi ci teniamo stretti stretti questi tre punti, il quinto posto in classifica consolidato con le cinque distanze dall'Everton e la possibilità di giocarci un bel finale di stagione per contendere a Chelsea e Tottenham il terzo e quarto posto, ultimi due disponibili per la qualificazione Champions.
Il match di oggi è stato sofferto, e nonostante un promettente inizio abbiamo finito, causa una papera di Szczesny, per complicarci notevolmente la vita, causa un'indiscutibile frenesia nel voler fare più che bene. Sullo spirito messo in campo oggi dai ragazzi nulla da dire, nessuno s'è sottratto dal giocare una gara attenta, determinata, di sacrificio, nel voler aiutare sempre il compagno in difficoltà, e di questo va dato atto. Un po' meno sul piano delle idee e della velocità d'esecuzione, tenendo pur conto della disposizione più che difensiva dei ragazzi di Lambert. Gli apriscatole del match sono stati Wilshere in fase di costruzione, assist sul primo goal e autentica invenzione per Monreal nella doppietta di Santino, e proprio lo spagnolo, che oggi ha tirato fuori una prestazione da nove in pagella, frutto di una genalità e di una voglia di riscatto che gli ha permesso di siglare i due goal che c'hanno permesso di uscire dal campo con tre punti in tasca. Poco da aggiungere sul "capitano", genio e sregolatezza che c'accompagnerà per i prossimi dieci anni.
Stasera ci godiamo questi tre punti, aspettando il match degli Spurs contro il West Ham e sperando che domani Citizen e Blues facciano pari e patta. Poi arriverà domenica, e non solo sarà la nostra partita, l'unico Derby di Londra, ma quest'anno potrebbe valere più di quanto ad inizio stagione ognuno di noi potesse realmente pensare.
MATCH PREVIEW: ARSENAL - ASTON VILLA
Buongiorno Gooners,
oggi si torna in campo, oggi è il giorno dell'unione, dello stare insieme, del guardare in un'unica direzione, del non perdersi a controllare gli exit pool (Wenger in or Wenger out), del tifare Arsenal e basta, perché questo è il nostro compito, il nostro destino, la nostra missione.
Sarà l'Aston Villa l'avversario su cui dovremo scaricare tutta la rabbia accumulata in questa settimana, la delusione per due sconfitte che c'hanno tagliato fuori (in FA Cup sicuramente) da due competizioni a cui tenevamo tanto. Come ogni gara di Premier League non sarà semplice mettere sotto i ragazzi di Lambert, ma memori di quanto siamo riusciti ad esprimere contro Blackburn e Bayern non mi viene difficile credere che i ragazzi potranno mettersi alle spalle la delusione e tornare finalmente a gioire, insieme a tutti noi.
Dall'infermeria giungono notizie ancora buone, con l'assenza di Sagna per un dolore al ginocchio e di Gibbs, out sicuramente per almeno due settimane. Per il resto la squadra è completamente a disposizione di Wenger, e questi molto presumibilmente saranno gli uomini che scenderanno in campo contro i Villans.
In porta ci sarà Szczesny, la linea a quattro sarà composta da Jenkinson e Monreal sugli esterni e Koscielny e Vermaelen al centro. A centrocampo sarà ancora la volta di Arteta, Wilshere e Ramsey, mentre il pacchetto offensivo dovrebbe essere formato da Podolski, Walcott e Giroud.
Per il resto, per tutto il resto, ci sarà semplicemente il desiderio e la voglia di mettersi al collo una sciarpa bianca e rossa e tifare fino alla fine i nostri ragazzi, perché noi saremo sempre The Arsenal. COYG!!!
oggi si torna in campo, oggi è il giorno dell'unione, dello stare insieme, del guardare in un'unica direzione, del non perdersi a controllare gli exit pool (Wenger in or Wenger out), del tifare Arsenal e basta, perché questo è il nostro compito, il nostro destino, la nostra missione.
Sarà l'Aston Villa l'avversario su cui dovremo scaricare tutta la rabbia accumulata in questa settimana, la delusione per due sconfitte che c'hanno tagliato fuori (in FA Cup sicuramente) da due competizioni a cui tenevamo tanto. Come ogni gara di Premier League non sarà semplice mettere sotto i ragazzi di Lambert, ma memori di quanto siamo riusciti ad esprimere contro Blackburn e Bayern non mi viene difficile credere che i ragazzi potranno mettersi alle spalle la delusione e tornare finalmente a gioire, insieme a tutti noi.
Dall'infermeria giungono notizie ancora buone, con l'assenza di Sagna per un dolore al ginocchio e di Gibbs, out sicuramente per almeno due settimane. Per il resto la squadra è completamente a disposizione di Wenger, e questi molto presumibilmente saranno gli uomini che scenderanno in campo contro i Villans.
In porta ci sarà Szczesny, la linea a quattro sarà composta da Jenkinson e Monreal sugli esterni e Koscielny e Vermaelen al centro. A centrocampo sarà ancora la volta di Arteta, Wilshere e Ramsey, mentre il pacchetto offensivo dovrebbe essere formato da Podolski, Walcott e Giroud.
Per il resto, per tutto il resto, ci sarà semplicemente il desiderio e la voglia di mettersi al collo una sciarpa bianca e rossa e tifare fino alla fine i nostri ragazzi, perché noi saremo sempre The Arsenal. COYG!!!
venerdì 22 febbraio 2013
WENGER, SAGNA E L'ASTON VILLA
Buonasera Gooner,
la conferenza stampa odierna di Arsène Wenger è stata per certi versi emozionante, commovente, con parole sincere di un uomo che tiene a questi colori come pochi in vita mia ho visto fare verso un Club di calcio. Le due pesanti sconfitte avvenute nell'arco di pochi giorni, una delle quali fatale per il cammino in FA Cup, hanno ridimensionato una stagione che poteva diventare importante, portando all'interno del Club un senso di svuotamento e tanto rammarico. L'analisi di entrambe ci ha portato a valutare come troppe volte la differenza tra diventare grandi e rimanere senza titoli passi da circostanze legate all'aver colpito bene o male il pallone, l'aver centrato una traversa o averla messa dove il portiere non sarebbe potuto arrivare. Diverse entrambe, le sfide contro Blackburn e Bayern, ma simili negli episodi, quelli che ci hanno condannato. Non è mai questione di scuse, non è mai il voler cercare un alibi in ogni sconfitta che patiamo, ma è innegabile che nella sfida contro i Rovers il risultato doveva essere diverso, è lampante che l'1-3 contro i tedeschi sia giunto per episodi a dir poco favorevoli agli ormai campioni di Germania: primo tiro in porta e goal, secondo tiro in porta e goal, una percentuale che nemmeno il Lebron James di questo momento si potrebbe permettere, e noi giocavamo a calcio, non a basket.
Wenger ha ribadito il suo totale impegno per il Club e ha detto che la sua attenzione è interamente concentrata sul ritorno alla vittoria contro l'Aston Villa, perché questo è il momento di rimanere uniti, di mantenere equilibrio, ma soprattutto di non stravolgere, per due sconfitte nonostante queste pesanti, gli obbiettivi a lungo termine del Club.
Sul fronte giocatori, Wenger ha ribadito la sua intenzione di mantenere tra le nostre fila Bacary Sagna, ma questo sarà un discorso che si valuterà con più attenzione al termine della stagione. Ora è tempo di Premier League, obbiettivo: battere domani l'Aston Villa.
la conferenza stampa odierna di Arsène Wenger è stata per certi versi emozionante, commovente, con parole sincere di un uomo che tiene a questi colori come pochi in vita mia ho visto fare verso un Club di calcio. Le due pesanti sconfitte avvenute nell'arco di pochi giorni, una delle quali fatale per il cammino in FA Cup, hanno ridimensionato una stagione che poteva diventare importante, portando all'interno del Club un senso di svuotamento e tanto rammarico. L'analisi di entrambe ci ha portato a valutare come troppe volte la differenza tra diventare grandi e rimanere senza titoli passi da circostanze legate all'aver colpito bene o male il pallone, l'aver centrato una traversa o averla messa dove il portiere non sarebbe potuto arrivare. Diverse entrambe, le sfide contro Blackburn e Bayern, ma simili negli episodi, quelli che ci hanno condannato. Non è mai questione di scuse, non è mai il voler cercare un alibi in ogni sconfitta che patiamo, ma è innegabile che nella sfida contro i Rovers il risultato doveva essere diverso, è lampante che l'1-3 contro i tedeschi sia giunto per episodi a dir poco favorevoli agli ormai campioni di Germania: primo tiro in porta e goal, secondo tiro in porta e goal, una percentuale che nemmeno il Lebron James di questo momento si potrebbe permettere, e noi giocavamo a calcio, non a basket.
Wenger ha ribadito il suo totale impegno per il Club e ha detto che la sua attenzione è interamente concentrata sul ritorno alla vittoria contro l'Aston Villa, perché questo è il momento di rimanere uniti, di mantenere equilibrio, ma soprattutto di non stravolgere, per due sconfitte nonostante queste pesanti, gli obbiettivi a lungo termine del Club.
Sul fronte giocatori, Wenger ha ribadito la sua intenzione di mantenere tra le nostre fila Bacary Sagna, ma questo sarà un discorso che si valuterà con più attenzione al termine della stagione. Ora è tempo di Premier League, obbiettivo: battere domani l'Aston Villa.
mercoledì 20 febbraio 2013
NICK CAVE | PUSH THE SKY AWAY
Adoro Nick Cave dalla prima nota che ha suonato e pubblicato su un supporto discografico. Questo per mettere chiaramente le carte in tavola.
Questo vuol dire che “From Her to Eternity” lo comprai in vinile, perché nel 1984, anno dell'uscita del suo primo lavoro, compravo ancora i vinili. Il 1984, quasi trent'anni fa, una data che mi fa riflettere su diverse cose. Come ad esempio la pubblicazione del nuovo album di Nick Cave, questo “Push the Sky Away” di cui sto per parlarvi, che, detta molto sinceramente, speravo fosse un disco pacato, riflessivo e profondo. Pieno di ballate e bei suoni, caldi e ammaglianti. Adatti alla sua età ed anche alla mia.
A dire il vero, nonostante non ricordi una sola sua brutta canzone, sono state le ballate lente e oscure ad affascinarmi in maniera totale. Nick Cave ha solo qualche anno piu di me, ma per uno strano gioco del destino, molte cose della sua vita sono andate di pari passo con la mia. A parte il talento musicale che io proprio non ho, anche lui, come me, è nato in un isola (lui l'Australia io la Sardegna), e ha sempre manifestato il disagio di sentirsi chiuso in uno piccolo spazio, anche se il suo era indubbiamente più grande, riferito esplicitamente alla cultura.
Nick si trasferì a Londra nei primi anni '80, salvo migrare qualche anno a Berlino dove la sua vena Dark prese forma e forza.
Poi il ritorno in Inghilterra, con destinazione Brighton, dove vive ancora oggi e dove viene considerato come un cittadino adottivo, un figlio della scena musicale della cittadina rivierasca. A Brighton si occupa di artisti locali, organizza una rassegna annuale cinematografica e proprio un anno fa l'Università della città l'onora della Laurea di Lettere e Arte.
Per chi mi conosce personalmente sa che ogni punto precedente della storia di Cave ha a che fare con la mia. Ad ogni modo questo 2013 sembra “benedetto” sotto l'aspetto musicale e se fino ad oggi sono usciti già almeno 3-4 ottimi album, l'ascolto di questo ultimo lavoro di Nick Cave è stato folgorante.
E' come un viaggio, un viaggio di cui non si conosce né la destinazione né tanto meno lo spazio temporale in cui ci si trova, ma se diamo attenzione alle prime parole del disco: “we know who you are, we know where you live”, si comprende immediatamente che Nick sta parlando direttamente con noi.
Ti conosce, sai chi sei, cosa vuoi, dove vivi... e lo dice subito, solo che non lo prendi troppo sul serio, e cosi vai avanti nell'ascolto, affascinato da suoni caldi e delicati, dai pizzichi delle corde della chitarra e dai delicati tocchi dei tamburi.
“Wide Lovely Eyes” è la seconda canzone e già sai che non devi sentirne molte per giudicare il lavoro intero, solo questi due pezzi valgono l'acquisto, per cui quando arriva la già conosciuta (uscita un mese fa come singolo) “Jubilee Street”, pensi che forse questo sia il picco massimo che Cave può raggiungere, ed invece il suo pizzicato di “We Real Cool”, quel parlarti ancora in prima persona, ti fa definitivamente comprendere che il disco è dedicato a te.
Sembra un fratello che ti parla, un padre, o meglio ancora un amico. Ma se c'è un pezzo in cui Nick Cave parla direttamente con te questo e' “Finishing Jubilee Street”, dove ci racconta cosa accade appena finisce di scrivere “Jubilee Street”, e siamo nel campo del "Wenderismo", del "Cinematic", dove tutto è molto inusuale. Senti che il disco ti ha preso, che è entrato nell'intimo, non riesci quasi a muoverti e il coro femminile che ripete “see that girl, comin' on down” è identico ad un coro gospel presente nella tua stanza. Accendi la luce quasi spaventato, ma non c'è nessuno. La rispegni e le ragazze sono nuovamente con te, nella tua stanza, a cantarti: “see that girl...comin' on down...comin' on down..”.
Il blues che segue, “Higgs Boson Blues”, è ancora un racconto personale, intimo, un viaggio in macchina verso Ginevra, a vedere Robert Johnson. Poi il viaggio sale per i quasi otto minuti del pezzo verso altri spazi inusuali raccontati nelle canzoni rock: le savane africane, i viaggi in Amazonia e poi il ritorno a Ginevra. Un viaggio mentale, un pezzo da strada, un testo che sembra uscito da uno di quei pezzi rock californiani degli anni '70, con tanto di psichedelia, con molto acido dentro e una sofferenza senza eguali.
Ma è con il pezzo che da il titolo all'album e che chiude il disco stesso che capisci il senso delle prime parole dell'album, dove Cave voleva arrivare. Mi parlava in prima persona ed era vero, parlava con me e ora me lo dice chiaramente: “Some people say it's just rock'n'roll, but it gets you right down to your soul”.
Ecco dove ero finito nell'ascoltare Push The Sky Away, ecco perché mi sono perso nel buio dello spazio, immerso solo di note e di una luce flebile in un angolo vicino alla tenda, tra una serie di libri che non leggo da tempo e una pianta che ha un bisogno disperato d'acqua.
E' arrivato dentro la mia anima, mi ha raggiunto nel profondo ed ora mi è chiaro cosa voleva dirmi con le precedenti otto canzoni: ci siamo fatti compagnia per trent'anni ed era arrivato il momento di confessarci. Ho i brividi dall'emozione.
Il nostro viaggio potrebbe essere finito qui, difficilmente troveremo altri 30 anni da fare insieme, ma se questi ci fossero di sicuro li cammineremo sulla stessa strada.
Un grande disco, un grande artista. Uno dei più importanti cantautori degli ultimi 30 anni, una pietra miliare su cui si è detto e scritto tanto, ed il merito è tutto suo.
Track 2 | Wide Lovely Eyes
Track 3 | Water's Edge
Track 4 | Jubilee Street
Track 5 | Mermaids
Track 6 | We Real Cool
Track 7 | Finishing Jubilee Stree
Track 8 | Higgs Boson Blues
Track 9 | Push the Sky Away
Studio album by Nick Cave and the Bad Seeds
Released: 18 February 2013
Recorded: 2011–2012 at La Fabrique in Saint-Rémy-de-Provence, France
Genre: Alternative rock
Length: 42:40
Label: Bad Seed Ltd.
Producer: Nick Launay
Track listing
1. "We No Who U R" 4:04
2. "Wide Lovely Eyes" 3:40
3. "Water's Edge" 3:49
4. "Jubilee Street" 6:35
5. "Mermaids" 3:49
6. "We Real Cool" 4:18
7. "Finishing Jubilee Street" 4:28
8. "Higgs Boson Blues" 7:50
9. "Push the Sky Away" 4:07
Special thanks to Massimo Usai
Etichette:
Alternative Rock,
Nick Cave,
Push The Sky Away,
Rock
martedì 19 febbraio 2013
lunedì 18 febbraio 2013
LE EMOZIONI DI UNA PASSIONE
abbiamo perso una "maledetta" partita di FA Cup e le critiche sono piovute copiose, come se, ancora una volta, non si sia guardato il complesso del match ma solo il risultato finale. Ieri uno di quei personaggi che si reca periodicamente allo stadio, che si rende perfettamente conto di quello che è accaduto in tutti i novanta minuti di gioco, e pensa che il football sia bello proprio perché fino al triplice fischio finale non si può essere certi di un qualunque risultato, ha scritto parole interessanti, una filosofia che andrebbe portata all'interno di molte menti capaci di soffermarsi solo ed esclusivamente ad un risultato finale, quello che secondo loro spiegherebbe il perché di questo e il come di quell'altro. Per fortuna c'è sempre una nuova partita che deve cominciare, altre emozioni pronte ad impossessarsi della nostra passione, l'attesa per l'ennesimo match che in qualche modo ci siamo già immaginati. Tra poco più di ventiquattrore andrà in onda Arsenal versus Bayern Monaco, uno di quegli appuntamenti che, quella Dirigenza tanto criticata, quel Manager considerato obsoleto e quei giocatori considerati non degni di portare la nostra maglia, solo pochi tifosi si possono permettere, dimenticando spesso che noi siamo sempre tra questi. Al momento dal quartier generale non è trapelato nulla in fatto di infortunati, eventuale formazione e altre info, in giornata con la conferenza stampa pre-match ne sapremo certamente di più.
domenica 17 febbraio 2013
RATINGS: ARSENAL 0-1 BLACKBURN ROVERS
Wojciech Szczesny s.v: non viene mai impegnato, e l'unica volte che i Rovers lo impegnano riescono pure a segnare.
Francis Coquelin 7.0: strapiaciuto anche sull'out di destra, dove giocò un match di egual valore lo scorso anno. E' senza dubbio un ragazzo su cui contare in futuro.
Laurent Koscielny s.v: come puoi dare un voto ad un difensore che non viene mai impegnato dagli attaccanti avversari? Nel finale prova a dare una mano in fase offensiva.
Thomas Vermaelen s.v: la notizia confortante è che torna in campo, gioca novanta minuti e la caviglia è andata alla grande. Per il resto vedi Koscielny.
Nacho Monreal 6.0: gli manca un po' di coraggio, ed in questo match avrebbe potuto provare a fare di più.
Abou Diaby 7.5: il migliore dei nostri. Gioca un primo tempo sontuoso, dominando il centrocampo e andando vicinissimo al goal del vantaggio con uno splendido colpo di testa. Nella ripresa ci prova ancora, ma la fortuna non l'assiste. Abbiamo comunque ritrovato un grande Diaby.
Mikel Arteta 6.5: aiuta Diaby a comandare le operazioni, giocando la solita partita di costruzione. Nell'ultima occasione avuta è lui che scarica di potenza un destro che termina sull'esterno della rete.
Tomas Rosicky 6.5: quella traversa sta ancora tremando, e fosse entrato quel pallone sarebbe sceso l'Emirates. Non gioca un grandissima partita, ma mette in campo la solita immensa classe.
Jack Wilshere s.v: quindici minuti per provare a vincerla, quindici minuti utili per rodare la condizione in vista del Bayern
Alex Oxlade-Chamberlain 5.5: ha giocato una gara con molte ombre e poche luci, non riuscendo ad incidere come avrebbe voluto. Il suo problema, al momento, sembra molto legato alla testa.
Theo Walcott s.v: quindici minuti per provare a vincerla, con un colpo di testa che sembrava quello giusto per rimettere in piedi la partita.
Gervinho 6.0: si merita la sufficienza perché lui si fa trovare sempre nel posto giusto, però quel pallone a due dal termine del primo tempo avrebbe dovuto metterlo dentro.
Santino Cazorla s.v: quindici minuti per provare a vincerla, quindici minuti in cui dimostra che la condizione atletica sta tornando.
Olivier Giroud 5.5: gli arrivano pochi palloni giocabili di un certo tipo, però oggi è stato leggermente sotto il suo ultimo standard.
Arsène Wenger 7.0: qualcuno gli sta già dando colpe e responsabilità, lui fa scendere in campo la squadra perfetta, facendo riposare chi doveva e offrendo minuti a chi ne aveva bisogno. Non vince la partita perché in campo c'è Dean, il Bus parcheggiato nell'area dei Rovers, una traversa ed un destino che oggi aveva deciso così. Ci vediamo martedì sera.
sabato 16 febbraio 2013
MATCH REPORT: ARSENAL 0-1 BLACKBURN ROVERS
Alcune premesse da fare: a) con Mike Dean ad arbitrare non si vince, questo è ormai palese; b) la squadra ha giocato un gran bel football; c) se tutte le occasioni avute questo pomeriggio ci capiteranno martedì sera, senza Dean naturalmente, credo che le gioie per noi saranno molteplici.
Detto questo, ed in pratica dopo aver detto tutto, dispiace abbandonare una competizione che ci avrebbe potuto vedere protagonisti fino in fondo. Il match, anche per chi non l'ha visto, è stato a senso unico dall'inizio alla fine, basti pensare che nella prima mezz'ora il conto dei corner stava 10-0 per noi. Le occasioni da rete avute hanno superato abbondantemente la doppia cifra, e se la sfera non è entrata è stato solo per un destino che oggi ha voluto così. Le occasioni clamorose capitate a Gervinho e Diaby nel primo tempo e quelle di Rosicky, Walcott, Giroud e Arteta nella ripresa rendono perfettamente l'idea di quanto gioco abbiamo profuso senza, purtroppo, raccogliere quello che avremmo meritato: la qualificazione. Se poi penso al goal dei Rovers allora tutto mi torna, tutto fa capire perché il gioco del calcio è quella materia tanto inspiegabile quanto complessa: unico tiro in porta del Blackburn in tutti i novanti minuti, oltretutto sbagliato, condizione che ha permesso al pallone di prendersi beffa di Vermaelen, accarezzare il palo e terminare in fondo alla rete. Questa eliminazione, questa sconfitta, non farà troppo male alla testa dei ragazzi, perché avvenuta in circostanze davvero surreali, anzi, credo che alla fine possa dare quella spinta in più per affrontare il Bayern Monaco con la giusta determinazione. In più, condizione da non sottovalutare, sono stati tenuti a riposo i nostri migliori interpreti del momento, che avranno energie e voglia per ben figurare contro i tedeschi. Questa fuoriuscita dalla FA Cup ci permetterà, se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, di non avere ulteriori impegni in questo finale di stagione, divenuto ormai basilare per qualificarci ancora una volta alla fase finale della Champions League.
MATCH PREVIEW: ARSENAL - BLACKBURN ROVERS
Tempo di Fa Cup, quinto turno, e avversario, come detto in conferenza stampa da Wenger, da non sottovalutare nella maniera più assoluta.
LED ZEPPELIN | CELEBRATION DAY
E' in assoluto una delle mie Rock Band preferite, scuola di musica che m'ha insegnato il Rock, in ogni sua sfumatura. Avremmo potuto aprire la loro storia con un qualunque album da loro prodotto, abbiamo, ho, preferito aprire con il Film/Concert che ne ha appurato una volta di più il perché sono leggenda. Non mancheremo in futuro di "aprire" i loro album, ascoltarli, analizzarli, succhiarne ogni singola goccia. Oggi però il racconto è diverso, particolare, frutto di una notte vissuta in compagnia della Rock band per eccellenza, di coloro che hanno aperto la strada ad un nuovo modo di ascoltare e fare Rock. Oggi è il giorno dei Led Zeppelin e del Celebration Day, buona lettura, e bon ascolto, a tutti.
Appena tornato, e non, purtroppo, dalla O2 Arena di Londra (anche se in certi momenti mi sembrava realmente di essere stato lì). Appena tornato da una serata che riconcilia l'anima, che te la ruba, che ti fa vivere attimi che nella vita vale veramente la pena di vivere. Quattro uomini quattro che divorano il palco suonando per due ore il Rock, quello vero, sincero, senza tante cazzate e fronzoli, quella musica che nella sua semplicità ha fatto sognare intere generazioni, Tutto molto spartano, con un frontman (rimasto legato al microfono con il filo), un chitarrista, un bassista ed un batterista, che si fondono in sedici brani dettando un ritmo serrato che non ti lascia mai un momento per respirare.
L'apertura è roba datata, emozionale, un reportage d'epoca che racconta di quel 5 maggio del 1973 quando allo stadio di Tampa, in Florida, i Led Zeppelin infransero il record di incassi e di affluenza a un concerto fino ad allora detenuto dai Beatles, e sotto i diciottomila che presenziarono il 10 dicembre del 2007 a Londra fanno inevitabilmente sentire il loro calore alla Rock Band più grande della storia.
La setlist si apre con la chicca di "Good times bad times", prima canzone del primo album datato gennaio 1969. L'atmosfera diventa immediatamente calda, ed ogni nota che la chitarra di un meraviglioso Jimmy Page lascia andare all'interno dell'Arena diventa preda di ogni singola emozione dei fans presenti.
Appena tornato, e non, purtroppo, dalla O2 Arena di Londra (anche se in certi momenti mi sembrava realmente di essere stato lì). Appena tornato da una serata che riconcilia l'anima, che te la ruba, che ti fa vivere attimi che nella vita vale veramente la pena di vivere. Quattro uomini quattro che divorano il palco suonando per due ore il Rock, quello vero, sincero, senza tante cazzate e fronzoli, quella musica che nella sua semplicità ha fatto sognare intere generazioni, Tutto molto spartano, con un frontman (rimasto legato al microfono con il filo), un chitarrista, un bassista ed un batterista, che si fondono in sedici brani dettando un ritmo serrato che non ti lascia mai un momento per respirare.
L'apertura è roba datata, emozionale, un reportage d'epoca che racconta di quel 5 maggio del 1973 quando allo stadio di Tampa, in Florida, i Led Zeppelin infransero il record di incassi e di affluenza a un concerto fino ad allora detenuto dai Beatles, e sotto i diciottomila che presenziarono il 10 dicembre del 2007 a Londra fanno inevitabilmente sentire il loro calore alla Rock Band più grande della storia.
La setlist si apre con la chicca di "Good times bad times", prima canzone del primo album datato gennaio 1969. L'atmosfera diventa immediatamente calda, ed ogni nota che la chitarra di un meraviglioso Jimmy Page lascia andare all'interno dell'Arena diventa preda di ogni singola emozione dei fans presenti.
E per non farsi mancare niente ecco che il secondo ascolto diventa un'altra chicca, con la performance di uno dei brani mai fatti dal vivo dalla band: "Ramble on". Da quel momento si parte definitivamente verso un viaggio che non troverà mai fine: "The Black Dog" (che al termine del concerto rimane in assoluto la mia performance preferita) viene accompagnata dai cori del pubblico; "In my time of dying" mantiene inalterato quel lamento stridente di 11 minuti incluso nel sesto album Physical Graffiti; "For your life", ancora un grande inedito per i concerti dal vivo.
Ci si avvicina a metà concerto ed è il momento dei ringraziamenti. E' la volta di "Nobody's fault but mine" e "Trampled under foot" e Robert Plant non esita a ricordare il padre ispiratore dei due brani: Blind Willie Johnson. JohnPaul Jones al basso è un solista ritmico monumentale ed ecco che "No quarter" si trasforma in una meraviglia di atmosfere.
Si va per la parte finale e qui l'emozione prende il sopravvento. Da "Dazed and confused" a "Rock And Roll" il tempo sembra essersi fermato e guardare i tre cerchi di John Bonham tatuati sul braccio di Jason, il dirigibile del primo album sulla cassa della batteria, l'archetto di "Dazed and confused", la Gibson a doppio manico di "Stairway to heaven" e il "graffio" di "Whole lotta love" è qualcosa che mente umana non può spiegare, che un semplice cuore non può capire.
Toccanti gli sguardi finali che i tre mostri sacri della band rivolgono a Jason Bonham, accudito come un figlio e spronato a tenere in piedi uno show che solo chi bravo come lui, e per certi versi più tecnico del padre, poteva stupire presenti e non del "Celebration Day".
Finiti i centoventiquattro minuti di un concerto che rimarrà nella storia della musica Rock, rimane molto, tanto, di più. Rimane il perché negli anni Settanta i Led Zeppelin fossero diventati la più grande attrazione dal vivo del rock'n'roll circus, rimane il perché l'acuto stridente di Plant, le smorfie di Page e la sapienza musicale di John Paul Jones hanno segnato per sempre uno stile che ha insegnato musica al mondo. Ma sopratutto rimane perché diciannove milioni e novecentottantadue mila persone (avete letto bene e non mi sono sbagliato con gli zeri: 19.982.000 persone) hanno cercato in tutti i modi di essere presenti al concerto di coloro che erano e rimarranno per sempre la più grande Rock Band del mondo: i Led Zeppelin.
Ci si avvicina a metà concerto ed è il momento dei ringraziamenti. E' la volta di "Nobody's fault but mine" e "Trampled under foot" e Robert Plant non esita a ricordare il padre ispiratore dei due brani: Blind Willie Johnson. JohnPaul Jones al basso è un solista ritmico monumentale ed ecco che "No quarter" si trasforma in una meraviglia di atmosfere.
Si va per la parte finale e qui l'emozione prende il sopravvento. Da "Dazed and confused" a "Rock And Roll" il tempo sembra essersi fermato e guardare i tre cerchi di John Bonham tatuati sul braccio di Jason, il dirigibile del primo album sulla cassa della batteria, l'archetto di "Dazed and confused", la Gibson a doppio manico di "Stairway to heaven" e il "graffio" di "Whole lotta love" è qualcosa che mente umana non può spiegare, che un semplice cuore non può capire.
Toccanti gli sguardi finali che i tre mostri sacri della band rivolgono a Jason Bonham, accudito come un figlio e spronato a tenere in piedi uno show che solo chi bravo come lui, e per certi versi più tecnico del padre, poteva stupire presenti e non del "Celebration Day".
Finiti i centoventiquattro minuti di un concerto che rimarrà nella storia della musica Rock, rimane molto, tanto, di più. Rimane il perché negli anni Settanta i Led Zeppelin fossero diventati la più grande attrazione dal vivo del rock'n'roll circus, rimane il perché l'acuto stridente di Plant, le smorfie di Page e la sapienza musicale di John Paul Jones hanno segnato per sempre uno stile che ha insegnato musica al mondo. Ma sopratutto rimane perché diciannove milioni e novecentottantadue mila persone (avete letto bene e non mi sono sbagliato con gli zeri: 19.982.000 persone) hanno cercato in tutti i modi di essere presenti al concerto di coloro che erano e rimarranno per sempre la più grande Rock Band del mondo: i Led Zeppelin.
Track 1 |Good Times Bad Times (John Bonham, John Paul Jones, & Jimmy Page) – 3:12
Track 2 | Ramble On (Page & Robert Plant) – 5:45
Track 2 | Ramble On (Page & Robert Plant) – 5:45
Track 3 | Black Dog (Jones, Page, & Plant) – 5:53
Track 4 | In My Time of Dying (Bonham, Jones, Page, & Plant) – 11:11
Track 5 | For Your Life (Page & Plant) – 6:40
Track 6 | Trampled Under Foot (Jones, Page, & Plant) – 6:20
Track 7 | Nobody's Fault but Mine (Page & Plant) – 6:44
Track 8 | No Quarter (Jones, Page, & Plant) – 9:22
Track 9 | Since I've Been Loving You (Jones, Page, & Plant) – 7:52
Track 10 | Dazed and Confused (Page; Jake Holmes) – 11:44
Track 11 | Stairway to Heaven (Page & Plant) – 8:49
Track 12 | The Song Remains the Same (Page & Plant) – 5:47
Track 13 | Misty Mountain Hop (Jones, Page, & Plant) – 5:08
Track 14 | Kashmir (Bonham, Page, & Plant) – 9:07/Primo Bis
Track 15 | Whole Lotta Love (Bonham, Willie Dixon, Jones, Page & Plant) – 7:26/Secondo Bis
Track 16 | Rock and Roll (Bonham, Jones, Page, & Plant) – 4:35
Formazione
Led Zeppelin
Jimmy Page - chitarra elettrica principale
Robert Plant - voce principale, armonica in Nobody's Fault But Mine, percussioni in In My Time of Dying
John Paul Jones - basso elettrico, tastiere elettroniche
Jimmy Page - chitarra elettrica principale
Robert Plant - voce principale, armonica in Nobody's Fault But Mine, percussioni in In My Time of Dying
John Paul Jones - basso elettrico, tastiere elettroniche
Etichette:
Celebration Day,
Hard Rock,
Heavy Metal,
Led Zeppelin,
Rock
MATCH PREVIEW: ARSENAL - BLACKBURN ROVERS
Tempo di Fa Cup, quinto turno, e avversario, come detto in conferenza stampa da Wenger, da non sottovalutare nella maniera più assoluta. Certo, i favoriti siamo noi, ma è pur sempre un match di Fa Cup è pur sempre una di quelle partite dove noi abbiamo qualcosa da perdere e dove i Rovers, al contrario, nulla. In più ci sarà una logica rotazione di uomini, dove quelli più impiegati avranno un po' di riposo e dove quelli con meno minutaggio nella gambe avranno l'opportunità di mettersi in evidenza agli occhi del Manager. E' comunque un match che potrebbe aprirci le porte del quarto di finale, ultima partita utile prima di avere la possibilità di giocarsi la semifinale in quel di Wembley. Ma veniamo alla possibile formazione che scenderà in campo. In porta non dovrebbero esserci grandi cambiamenti, con Szczesny titolare e Mannone in panchina, diverso sarà per la linea difensiva, dove un robusto turn-over vedrà impiegati elementi come Miquel. A destra con molta probabilità sarà ancora il turno di Bacary Sagna, vista la squalifica di Jenkinson e a sinistra potrebbe toccare nuovamente a Nacho Monreal, visto che contro il Bayern di Monaco non potrà giocare per aver già disputato la competizione con la maglia del Malaga. Al centro l'unica presenza certa sembra proprio quella di Miquel, mentre per l'altro centrale si dovranno valutare le condizioni di Koscileny. Vermaelen è completamente recuperato, ma non sarà impiegato proprio per averlo al 100% contro i tedeschi, discorso praticamente identico per quel che riguarda Mertesacker. A centrocampo sarà il turno di Diaby, unico certo di partire dal primo minuto, insieme a Coquelin (di lui si stanno valutando le condizioni) e a Gnabry, quest'ultimo sempre più inserito in prima squadra. In attacco e dopo il suo ritorno dalla Coppa d'Africa toccherà a Gervinho, affiancato presumibilmente da Chamberlain e con alle spalle Rosicky nel ruolo di trequartista.
venerdì 15 febbraio 2013
RADIOHEAD | OK COMPUTER
Quindici anni. Una parte importante della vita del rock. Quindicianni anni e resistere ed affascinare ancora. Non facile per un disco rock. Un disco solo forte nel senso che è completo, sia in creatività che originalità, sia in comunicazione che in commercialità, solo un disco con queste caratteristiche può resistere tutto questo tempo ed inserirsi prepotentemente nell’Olimpo dei migliori dischi di sempre. Da quindicianni questo disco si trova al fianco dei capolavori di gente come Rolling Stones e Beatles, e nessuno ha alcun dubbio che trattasi del vero capolavoro degli ultimi 15-20 anni. Un disco che ha cambiato la storia, non solo del rock da allora fino ad oggi, ma che ha anche cambiato la storia personale dei Radiohead.
La premessa è stata forse un pò lunga, ma fare diversamente era impossibile per presentare correttamente “Ok, Computer” dei Radiohead.
Quindicianni anni fa fu l’ultimo “umido e piovoso” Giugno che la memoria ricordi. Wimbledon fu falciato dalla pioggia e anche gli Ashes furono rallentati. Temporali e freddo ricordavano a tutti che questa è “l’estate inglese”, e a Glastonbury i balli sul fango erano la cosa più interessante per la stampa di quei giorni. Il secolo stava per finire ed io stavo progettando un cambio importante nella mia vita.
Nessuno poteva realmente pensare che le cose sarebbero state cosi diverse in soli pochi anni.
Nessuno poteva immaginare che quella fu l’ultima estate inglese e che dall’anno dopo le estati sarebbero diventate sempre più mediterranee. Nessuno poteva pensare che proprio in Giugno, cinque ragazzi di Oxford con due album medio-buoni
alle spalle avrebbero distribuito un disco con canzoni dalla durata “irresponsabile” e dai suoni inusuali. Quando X-Fm fece sentire Paranoid Android, molti capirono che qualcosa di inusuale stava passando alla radio. La paura della casa
discografica di fare uscire un singolo inadatto per le radio (specie per i tempi, oltreché per affinità con gli spot seguenti), venne fugato in pochi istanti. Ancora molti alla radio ricordano la marea di telefonate di gente che aveva perso la presentazione del disco e agganciò la canzone a metà, ed era curiosa di sapere di chi si trattava.
Ok, Computer fu una specie di “chiamata alle armi”. Il miscuglio di suoni progressive, campionamenti disco e jazz, rumori da cinema alternativo e il pop-rock di ballate tipiche british, furono sicuramente un azzardo, una novità, e nello
stesso tempo la “formula vincente”.
A distanza di dieci anni il disco assunse ancora di più l’essere una pietra miliare del rock.
Quanti (dopo) si sono ispirati ai Radiohead è un calcolo che mette in crisi qualunque calcolatore elettronico. Mentre Ok, Computer apriva una strada, i Radiohead chiudevano una storia.
Da quel giorno i Radiohead cambiavano strada e percorso. La popolarità del disco è stata talmente grande che gestirla non era facile per nessuno. Ma loro l’hanno gestita diventando “un altro gruppo”.
Quando nel 2000 usciva Kid A, i tanti imitatori rimanevano sorpresi e loro mettevano il timbro sulla loro creatività e genialità con un disco che è importante e basilare esattamente come lo è stato OK, Computer. Una variazione simile in un gruppo rock non è mai esistita. Nessuno ha mai fatto un passo cosi enorme dopo un disco di successo. Nessuno ha mai scontentato la propria casa discografica. Quando dico nessuno dico che proprio neppure i piccoli gruppi indie hanno fatto variazioni tanto radicali dopo qualunque loro disco.
Molti l’hanno fatto gradualmente ma mai cosi radicali. Forse l'unico che mi viene in mente è David Bowie, e non mi viene in mente casualmente.
Questo dimostra che OK, Computer e i Radiohead stessi sono giustamente oramai nella leggenda, nel mito e nell’osservazione attenta che solo ai geni si può concedere.
Thom Yorke è chiaramente uno dei dieci grandi geni del rock e lo è nel senso che dicevo prima, lo è come lo è stato Syd Barret, e forse questo è il paragone più corretto e più vicino alla realtà.
Ci sono tanti artisti che ammiro, ci sono tanti di cui “non posso fare a meno”, ma i Radiohead hanno l’irregolarità che ha segnato anche la mia vita, hanno avuto (ed hanno) il coraggio di lasciare le cose sicure per le cose insicure mettendo a rischio se stessi. Un po come ho fatto e come continuo a fare anche io. Sarà forse anche per questo che oggi, dopo dieci anni, la mia vita è completamente un’altra, cosi come la storia artistica dei Radiohead, come i vostri ascolti di tutti i giorni che da Ok, Computer sono influenzati e a lui devono rendere conto.
Sarà... e forse è per questo che Ok, Computer, anche in questo 2013, merita di essere ancora una volta ricordato e celebrato.
Track 1 | Airbag
Opening track "Airbag" was inspired by DJ Shadow and is underpinned by an electronic drum beat programmed from a seconds-long recording of Selway's drumming. The band sampled the drum track with a digital sampler and edited it with a Macintosh, but admitted to making approximations in emulating Shadow's style due to their programming inexperience. The bassline in "Airbag" stops and starts unexpectedly, achieving an effect similar to 1970s dub. The song's references to automobile accidents and reincarnation were inspired by a magazine article titled "An Airbag Saved My Life" and The Tibetan Book of the Dead. Yorke wrote "Airbag" about the illusion of safety offered by modern transit, and "the idea that whenever you go out on the road you could be killed." Music journalist Tim Footman notes the song's technical innovations and lyrical concerns demonstrate the "key paradox" of the album: "the musicians and producer are delighting in the sonic possibilities of modern technology; the singer, meanwhile, is railing against its social, moral, and psychological impact. ... It's a contradiction mirrored in the culture clash of the music, with the 'real' guitars negotiating an uneasy stand-off with the hacked-up, processed drums."
Track 2 | Paranoid Android
"Paranoid Android", split into four distinct sections, is among the band's longest recorded studio tracks at 6:23. The unconventional multi-section song was inspired by The Beatles' "Happiness Is a Warm Gun" and Queen's "Bohemian Rhapsody", which also eschew a traditional verse-chorus-verse structure. The song's musical style was also inspired by the music of the Pixies. The song was written by Yorke after an unpleasant night at a Los Angeles bar, where he saw a woman react violently after someone spilled a drink on her. Its title and lyrics are a reference to Marvin the Paranoid Android from Douglas Adams's The Hitchhiker's Guide to the Galaxy series.
Track 3 | Subterranean Homesick Alien
The use of electric keyboards in "Subterranean Homesick Alien" is an example of the band's attempts to emulate the atmosphere of Bitches Brew. The title is a reference to the Bob Dylan song "Subterranean Homesick Blues", and the science fiction-inspired song describes an isolated narrator who fantasises about being abducted by extraterrestrials. The narrator speculates that, upon returning to Earth, his friends would not believe his story and he would remain a misfit. The lyrics were inspired by a school assignment from Yorke's time at Abingdon School to write a piece of "Martian poetry", a British literary movement of works that humorously recontextualises mundane aspects of human life from an alien "Martian" perspective.
Track 4 | Exit Music (For a Film)
William Shakespeare's Romeo and Juliet, particularly the 1968 film adaptation, Initially Yorke wanted to work lines from the play into the song, but instead the final draft of the lyrics became a broad summary of the narrative. Yorke compared the opening of the song, which mostly features his singing paired with acoustic guitar, to Johnny Cash's At Folsom Prison. The synthesised sound of a choir and other electronic voices are used throughout the track. The song climaxes with the entrance of drums, and this section prominently features distorted bass run through a fuzz pedal. The climactic portion of the song is an attempt to emulate the sound of trip hop group Portishead, but in a style that bass player Colin Greenwood called more "stilted and leaden and mechanical". The song concludes by fading back to Yorke's voice, acoustic guitar and the synthesised choir.
Track 5 | Let Down
"Let Down" contains multilayered arpeggiated guitars and electric piano. Jonny Greenwood plays a guitar part in a different time signature to the other instruments. O’Brien said the song was influenced by Phil Spector, a producer and songwriter best known for his reverberating "Wall of Sound" recording techniques. The song's lyrics are, Yorke said, "about that feeling that you get when you're in transit but you're not in control of it—you just go past thousands of places and thousands of people and you're completely removed from it." Commenting on one of the song's lines, "Don't get sentimental/It always ends up drivel", Yorke said: "Sentimentality is being emotional for the sake of it. We're bombarded with sentiment, people emoting. That's the Let Down. Feeling every emotion is fake. Or rather every emotion is on the same plane whether it's a car advert or a pop song." Yorke felt that skepticism of emotion was characteristic of Generation X and said that it informed not just "Let Down" but the band's approach to the whole album.
Track 6 | Karma Police
Critic Steve Huey said the structure of "Karma Police" is "somewhat unorthodox, since there doesn't seem to be a true chorus section; the main verse alternates with a short, subdued break ... and after two cycles, the song builds to a completely different ending section." The first portion is centred around acoustic guitar and piano, with a chord progression indebted to The Beatles' "Sexy Sadie". Starting at 2:34, the song transitions into an orchestrated section with the repeated line "Phew, for a minute there, I lost myself". The song ends with guitarist Ed O'Brien playing feedback using a delay pedal. The title and lyrics to "Karma Police" originate from an in-joke during The Bends tour. Jonny Greenwood said "whenever someone was behaving in a particularly shitty way, we'd say 'The karma police will catch up with him sooner or later.'"
Track 7 | Fitter Happier
"Fitter Happier" consists of sampled musical and background sound and lyrics recited by a synthesised voice from the Macintosh SimpleText application. Written after a period of writer's block, "Fitter Happier" was described by Yorke as a checklist of slogans for the 1990s, which he considered "the most upsetting thing I've ever written". The track was considered for the album's opening track, but rejected because the band considered the effect off-putting. Steve Lowe called the song "penetrating surgery on pseudo-meaningful corporations lifestyles" with "a repugnance for prevailing yuppified social values." Among the loosely connected imagery of the lyrics, Footman identified the song's subject as "the materially comfortable, morally empty embodiment of modern, Western humanity, half-salaryman, half-Stepford Wife, destined for the metaphorical farrowing crate, propped up on Prozac, Viagra and anything else his insurance plan can cover." Sam Steele called the lyrics "a stream of received imagery: scraps of media information, interspersed with lifestyle ad slogans and private prayers for a healthier existence. It is the hum of a world buzzing with words, one of the messages seeming to be that we live in such a synthetic universe we have grown unable to detect reality from artifice."
Track 8 | Electioneering
"Electioneering", featuring cowbell and a distorted guitar solo, is the album's most rock-oriented track and has been compared to Radiohead's earlier style on Pablo Honey. "Electioneering" is also the album's most directly political song, and expresses a cynical attitude about political affairs. It was partly inspired by Chomsky's Manufacturing Consent, a book analysing contemporary mass media under the propaganda model. Yorke likened its lyrics, which focus on political and artistic compromise, to "a preacher ranting in front of a bank of microphones." Regarding its oblique political references, Yorke said, "What can you say about the IMF, or politicians? Or people selling arms to African countries, employing slave labour or whatever. What can you say? You just write down 'Cattle prods and the IMF' and people who know, know." O'Brien said the song was about the promotional cycle of touring: "When you have to promote your album for a longer period, in the United States for example, you fly around from city to city for weeks to meet journalists and record company people. After a while you feel like a politician who has to kiss babies and shake hands all day long."
Track 9 | Climbing Up the Walls
"Climbing Up the Walls", described by a critic as "monumental chaos", is layered with a string section, ambient noise and repetitive, metallic-sounding percussion. The song's string section, composed by Jonny Greenwood and written for 16 instruments, was inspired by modern classical composer Krzysztof Penderecki's Threnody to the Victims of Hiroshima. Greenwood said, "I got very excited at the prospect of doing string parts that didn't sound like 'Eleanor Rigby', which is what all string parts have sounded like for the past 30 years." The combination of Yorke's distraught vocals and the atonal strings was described by one critic as "Thom's voice dissolving into a fearful, blood-clotted scream as Jonny whips the sound of a million dying elephants into a crescendo." For the lyrics, Yorke drew from his time as an orderly in a mental hospital during the Care in the Community policy of deinstitutionalizing mental health patients, and an article in The New York Times about serial killers.
Track 10 | No Surprises
"No Surprises", recorded in a single take, is arranged with electric guitar (inspired by The Beach Boys' "Wouldn't It Be Nice"), acoustic guitar, glockenspiel and vocal harmonies. With "No Surprises", the band strove to replicate the mood of Louis Armstrong's 1968 recording of "What a Wonderful World" and the soul music of Marvin Gaye. Yorke identified the subject of the song as "someone who's trying hard to keep it together but can't." The lyrics seem to portray a suicide or an unfulfilling life, and dissatisfaction with contemporary social and political order. Some lines refer to rural or suburban imagery. One of the key metaphors in the song is the opening line "a heart that's full up like a landfill". According to Yorke, the song is a "fucked-up nursery rhyme" that "stems from my unhealthy obsession of what to do with plastic boxes and plastic bottles ... All this stuff is getting buried, the debris of our lives. It doesn't rot, it just stays there. That's how we deal, that's how I deal with stuff, I bury it." Critics have said the song's gentle mood contrasts sharply with its harsh lyrics; Steele said, "even when the subject is suicide ... Ed O'Brien's guitar is as soothing as balm on a red-raw psyche, the song rendered like a bittersweet child's prayer."
Track 11 | Lucky
"Lucky" was inspired by the recent conflict in Bosnia, and Sam Taylor said it was "the one track on [The Help Album] to capture the sombre terror of the conflict", and that its serious subject matter and dark tone made the band "too 'real' to be allowed on the Britpop gravy train". The song was originally more politically explicit, but the first draft was pared down from "pages and pages and pages of notes". The lyrics depict a man surviving an aeroplane crash and are drawn from Yorke's anxiety about transportation. The musical centerpiece of "Lucky" is its three-piece guitar arrangement, which grew out of the high-pitched intro played by O'Brien. Critics have compared the style of the guitar-playing to Pink Floyd and, more broadly, arena rock.
Track 12 | The Tourist
The album ends with Jonny Greenwood's "The Tourist", which he wrote as an unusually staid piece where something "doesn't have to happen ... every 3 seconds." He said, "'The Tourist' doesn't sound like Radiohead at all. It has become a song with space." Greenwood wrote the music as a reaction to seeing hurried tourists in France, and Yorke contributed lyrics later while on vacation in Prague. Yorke said it was chosen as the closing track song because, "a lot of the album was about background noise and everything moving too fast and not being able to keep up. It was really obvious to have 'Tourist' as the last song. That song was written to me from me, saying, 'Idiot, slow down.' Because at that point, I needed to. So that was the only resolution there could be: to slow down." The song, an "unexpectedly bluesy waltz", draws to a close as the guitars drop out, leaving only drums and bass, and concludes with the sound of a small bell.
Credits
Studio album by Radiohead
Released 21 May 1997
Recorded July 1996 at Canned Applause in Didcot; September 1996 – March 1997 at St Catherine's Court in Bath
Genre Alternative rock
Length 53:27
Label Parlophone (UK), Capitol (US)
Producer Radiohead, Nigel Godrich
Released 21 May 1997
Recorded July 1996 at Canned Applause in Didcot; September 1996 – March 1997 at St Catherine's Court in Bath
Genre Alternative rock
Length 53:27
Label Parlophone (UK), Capitol (US)
Producer Radiohead, Nigel Godrich
Track listing
All songs written by Thom Yorke, Jonny Greenwood, Ed O'Brien, Colin Greenwood and Phil Selway.
"Airbag" – 4:44
"Paranoid Android" – 6:23
"Subterranean Homesick Alien" – 4:27
"Exit Music (For a Film)" – 4:24
"Let Down" – 4:59
"Karma Police" – 4:21
"Fitter Happier" – 1:57
"Electioneering" – 3:50
"Climbing Up the Walls" – 4:45
"No Surprises" – 3:48
"Lucky" – 4:19
"The Tourist" – 5:24
Personnel
Radiohead
Thom Yorke – vocals, guitar, piano, laptop, programming, illustrations
Jonny Greenwood – guitar, keyboards, piano, organ, glockenspiel, string arrangements
Colin Greenwood – bass guitar, bass synthesiser, percussion
Ed O'Brien – guitar, FX, percussion, backing vocals
Phil Selway – drums, percussion
Radiohead
Thom Yorke – vocals, guitar, piano, laptop, programming, illustrations
Jonny Greenwood – guitar, keyboards, piano, organ, glockenspiel, string arrangements
Colin Greenwood – bass guitar, bass synthesiser, percussion
Ed O'Brien – guitar, FX, percussion, backing vocals
Phil Selway – drums, percussion
Additional personnel
Nigel Godrich – production, engineering
Jim Warren – production, engineering
Chris Blair – mastering
Stanley Donwood – illustrations
Nick Ingman – conducting
Nigel Godrich – production, engineering
Jim Warren – production, engineering
Chris Blair – mastering
Stanley Donwood – illustrations
Nick Ingman – conducting
ROTAZIONE CONTRO I ROVERS
Sembra logicamente probabile che nella sfida di domani pomeriggio contro il Blackburn, valevole per il quinto turno di FA Cup, Arsène Wenger possa optare per un robusto turnover in vista dei prossimi, e ravvicinati, incontri che il calendario ci riserva.
Martedì 19 febbraio sarà la volta dell'andata dell'ottavo di finale di Champions League contro il Bayern Monaco, mentre il 23 sarà la volta dell'Aston Villa in Premier League. Nella conferenza stampa pre-match il Manager alsaziano ha detto a chiare lettere che saranno i giocatori con meno minuti a prendere il via nel match contro i Rovers: "The players who will not start are the players who have played many games recently. I will not take a risk with the rest of the season in mind.". Nonostante abbia ribadito la forza dei nostri avversari: "We are favourites, Blackburn have nothing to lose and they have a squad of Premier League players."Sul fronte giocatori da recuperare le notizie sono decisamente buone, soprattutto se valutate in prospettiva Champions League: Vermaelen è praticamente pronto, mentre per Wilshere e Koscielny si dovrà attendere ancora qualche giorno. Probabile quindi che la rotazione riguarderà diversi elementi impiegati con più frequenza, con l'inserimento dal primo minuto di elementi come Abou Diaby, Tomas Rosicky, Alex Oxlade-Chamberlain e Gervinho.
giovedì 14 febbraio 2013
TEST PER WILSHERE, VERMAELEN DISPONIBILE
Notizie fresche che giungono direttamente da London Colney.
La condizione dell'intero gruppo è decisamente positiva, con pochi che stanno svolgendo dei test di valutazione per riaverli disponibili nelle prossime ore.
A parte Gibbs che starà fori ancora qualche settimana, Wilshere e Koscielny si sottoporranno ai test di valutazione per poterli avere idonei nel match di sabato pomeriggio, mentre Vermaelen è totalmente recuperato, anche se è probabile che verrà utilizzato più per il match di Champions che per la gara contro il Blackburn. I vari Ramsey, Sagna e Diaby, tutti alle prese con il post-match contro il Sunderland, stanno bene. Sicura esclusione dal match di Fa Cup per Jenkinson, squalificato.
WALCOTT, LA FA CUP E PAT RICE
Dopo l'importante vittoria sul campo del Sunderland, Theo Walcott si prepara ad affrontare il week-end che ci vedrà impegnati nel quinto turno di FA Cup contro il Blackburn.
L'attaccante della nazionale inglese ha dichiarato che la squadra si sente abbastanza forte per poter entrare (ancora una volta) tra le prime quattro del campionato, viste le caratteristiche messe in campo proprio allo Stadium of Light: combattere in ogni tipo di situazione. Questa settimana sarà fondamentale per recuperare energie, per far riposare accuratamente i ragazzi che la scorsa settimana sono stati impegnati con le rispettive nazionali, ma Theo dice che il match contro il Blackburn sarà un ulteriore test per forgiare la convinzione di tutto il gruppo. Non a caso nelle dichiarazioni rilasciate il punto esclamativo è stato proprio messo sul post-match contro il Sunderland, in cui Theo ha dichiarato: "I felt there were a lot of winners in that dressing room and the boys were fantastic!"
L'attaccante della nazionale inglese ha dichiarato che la squadra si sente abbastanza forte per poter entrare (ancora una volta) tra le prime quattro del campionato, viste le caratteristiche messe in campo proprio allo Stadium of Light: combattere in ogni tipo di situazione. Questa settimana sarà fondamentale per recuperare energie, per far riposare accuratamente i ragazzi che la scorsa settimana sono stati impegnati con le rispettive nazionali, ma Theo dice che il match contro il Blackburn sarà un ulteriore test per forgiare la convinzione di tutto il gruppo. Non a caso nelle dichiarazioni rilasciate il punto esclamativo è stato proprio messo sul post-match contro il Sunderland, in cui Theo ha dichiarato: "I felt there were a lot of winners in that dressing room and the boys were fantastic!"
L'armonia che regna sovrana nel gruppo Arsenal si identifica anche nelle parole espresse da Bacary Sagna nei confronti del neo-arrivato Nacho Monreal, in cui il nostro terzino destro ne loda la tecnica e la velocità, caratteristiche utili per fargli dichiarare: "I didn't know much about him [before he came to Arsenal], I had a chance to speak with Santi Cazorla and he talked about him. He looks good. He had a great game in his first game.". Per chiudere una notizia che giunge direttamente da Buckingham Palace, dove la Regina Elisabetta ha gratificato con l'inclusione nella MBE il nostro Pat Rice; congratulazioni vivissime da parte di Arsenalevel.
martedì 12 febbraio 2013
ANDRE SANTOS VA AL GREMIO
Dopo trentasei partite giocate e quattro goal realizzati, Andre Santos ci saluta per approdare nel massimo campionato brasiliano tra le fila del Gremio. Per ora si tratta solamente di un arrivederci, visto che i termini della cessione si sono concretizzati in un prestito fino al termine della stagione.
Arsenalevel augura al ragazzo proveniente da Sao Paulo i più sinceri auguri.
lunedì 11 febbraio 2013
NUMBERS AND FAITH
Abbiamo il miglior possesso palla della Premier League, con una percentuale pari al 58.4 e con la migliore in assoluto in trasferta, la seconda tra le mura amiche. Abbiamo il maggior numero di tiri conclusi, 298 contro i 285 dello United. Abbiamo il terzo miglior attacco e la terza miglior difesa del campionato.
A dodici giornate dalla conclusione abbiamo due punti in meno rispetto alla scorsa stagione e per toccare quota 70 punti ci vorrà un filotto di chiusura di tutto rispetto: con un 8-2-2 la qualificazione Champions sarà cosa fatta. Sabato pomeriggio inizierà per noi uno dei periodi clou della stagione, quando i risultati possono realmente fare la differenza. In casa contro il Blackburn per il quinto turno di FA Cup è la gara perfetta per aprire il periodo, match che se interpretato nelle giusta maniera non dovrebbe creare problemi per l’accesso ai quarti di finale della competizione, un traguardo che fa intravedere Wembley. Tra giorni dopo, e sempre all’Emirates Stadium, verranno a farci visita i tedeschi del Bayern, in un’andata dell’ottavo di finale di Champions tanto impegnativo quanto importante per la qualificazione al turno successivo (della serie: con un 1-0 potrei anche fare sonni tranquilli). Poi sarà nuovamente Premier, con la doppia sfida Aston Villa / Tottenham, i secondi da affrontare al White Hart Lane. Quel giorno una riga sarà tirata, per valutare in quel preciso momento come siamo messi, cosa abbiamo concretizzato e cosa no, una prima visione di quel che sarà il proseguo della stagione.
A dodici giornate dalla conclusione abbiamo due punti in meno rispetto alla scorsa stagione e per toccare quota 70 punti ci vorrà un filotto di chiusura di tutto rispetto: con un 8-2-2 la qualificazione Champions sarà cosa fatta. Sabato pomeriggio inizierà per noi uno dei periodi clou della stagione, quando i risultati possono realmente fare la differenza. In casa contro il Blackburn per il quinto turno di FA Cup è la gara perfetta per aprire il periodo, match che se interpretato nelle giusta maniera non dovrebbe creare problemi per l’accesso ai quarti di finale della competizione, un traguardo che fa intravedere Wembley. Tra giorni dopo, e sempre all’Emirates Stadium, verranno a farci visita i tedeschi del Bayern, in un’andata dell’ottavo di finale di Champions tanto impegnativo quanto importante per la qualificazione al turno successivo (della serie: con un 1-0 potrei anche fare sonni tranquilli). Poi sarà nuovamente Premier, con la doppia sfida Aston Villa / Tottenham, i secondi da affrontare al White Hart Lane. Quel giorno una riga sarà tirata, per valutare in quel preciso momento come siamo messi, cosa abbiamo concretizzato e cosa no, una prima visione di quel che sarà il proseguo della stagione.
Previsioni non ne voglio fare, anche perché l’unica previsione che potrei vedere sono quattro vittorie quattro, come fede consiglia, ma l’aria che tira sembra essere quella buona, i rientri, determinanti, stanno già portando buoni frutti, anzi ottimi, e gli ultimi risultati possono far giungere i ragazzi a questi appuntamenti con il morale giusto, con le consapevolezze che alcune volte sono mancate.
A fare due conti sulla situazione condizione fisica la boccata d’aria viene spontanea, vista l’assenza di quasi tutto il gruppo dalla stanza dell’infermeria.
Sfogliando i reparti, oltretutto, si scoprono grandi certezze. In porta è tornato lo Szczesny che tanto c’aveva fatto sognare: sicuro, determinato, con un feeling maggiore nelle uscite alte, anche perché tra i pali se ne trova pochi in giro forti come lui. La difesa conferma un deciso trend positivo, grazie ad una maggiore attenzione in determinate situazioni e all’apporto di giocatori di grande qualità, non a caso rispetto allo scorso campionato abbiamo una difesa meno penetrata e con una prospettiva di arrivare alla trentottesima con soli 41/42 goal subiti, che farebbero ben 10 in meno rispetto allo scorso anno. Centrocampo e attacco, questo centrocampo e questo attacco, stanno dimostrando con i numeri di collocarsi tra i migliori d’Europa. Con il rientro di Arteta la squadra ha disputato due partite senza subire goal, ed il suo saper manovrare l’intero reparto ha prodotto quest’anno i numeri sopraelencati del possesso palla. A lui si affiancano elementi del calibro di Wilshere, diventata definitivamente una certezza di enorme valore (il suo stop per la botta alla coscia è stato confermato nell’ordine dei 4/5 giorni), Cazorla, una delle grandi rivelazioni al debutto in Premier, Ramsey, che match dopo match ha ritrovato quella concentrazione che di lui tanto aveva fatto parlare, Diaby, che in una condizione mentale migliore diventerebbe uno dei titolari, e poi i vari Chamberlain, Coquelin, Rosicky che sono entrati a ragione nella rotazione del Mister. L’attacco, nonostante la partenza di van Persie sta facendo meglio dello scorso anno, e in prospettiva potrebbe segnare più goal della stagione passata. Walcott, Giroud, Podolski hanno contribuito in maniera efficace a questi numeri, riuscendo a convivere e a non rubarsi mai la scena, e abbiamo uno Gervinho appena tornato dalla Coppa d’Africa. E se si guarda la classifica marcatori della Premier, abbiamo quattro dei nostri nelle prime dieci posizioni: Walcott (11), Giroud (9), Cazorla (9), Podolski (8).
In più, e con grande oculatezza, è stato rinforzato l’unico punto debole della squadra, che, senza Kieran Gibbs, soffrira in modo esponenziale la figura di un terzino sinistro adatto al gioco della Premier, con tutto il rispetto possibile verso l’ormai ex-gunner, Andre Santos.
Io credo che mi tufferò in questa ulteriore avventura con ottimismo, perché vedo una squadra compatta, completa a tratti insuperabile. Manca, come a volte è mancata, quella convinzione che ti fa superare anche la partita impossibile, il momento di difficoltà. Se metteremo questo, se tutti noi ci concentreremo a pensare di poter vincere, ci attenderà un finale di stagione da vivere con il cuore in mano.
domenica 10 febbraio 2013
RATINGS: SUNDERLAND 0-1 ARSENAL
Wojciech Szczesny 8.0: assiste al match per 77 minuti di gioco, poi entra in scena e sale in cattedra. Miracolo su Fletcher di piede (dopo clamoroso fallo di mano dello stesso attaccante non sanzionato dal simpatico Taylor), poi a cinque dalla fine il doppio, triplo intervento da favola: prima la parata pazzesca su colpo di testa ancora di Fletcher, e sul successivo calcio d’angolo sventa per due volte nel caos gli attacchi in mischia dei Black Cats. Chiude il match con un ottimo intervento in tuffo su Johnson e con una serie di interventi di pugno che offrono grande sicurezza a tutta la difesa.
Carl Jenkinson 5.0: fa la cazzata, nel secondo tempo, a mezz’ora dalla fine, pur sapendo che quel simpatico di Anthony Taylor non aspettava altro. A queste cose bisogna sempre fare molta attenzione.
Bacary Sagna 7.5: gioca, da CB, una gara perfetta, svettando sulle palle alte e chiudendo ogni spazio. Grande prestazione soprattutto quando c’è stato da stringere i denti e dove lui ha spazzato dall’area ogni pallone che gli è capitato.
Per Mertesacker 6.5: in coppia con Bacary, per la prima volta, concede poco all’attacco del Sunderland, almeno fin che i ragazzi di O’Neill rimangono in 11 contro 11.
Nacho Monreal 6.0: ancora timido, soprattutto in fase offensiva. Bene in chiusura, dove concede il minimo sindacale a uno come Johnson e ai rari attacchi dei Black Cats.
Aaron Ramsey 10.0: definirei questa prestazione inverosimile. Parte libero di scambiarsi la posizione con Cazorla, e nel primo tempo è un’autentica ira di Dio, andando vicino al goal in due occasioni, entrambe sventate con due miracoli di Mignolet. Nella ripresa, causa l’espulsione di Jenkinson, si posiziona a fare il terzino destro, giocando in maniera impeccabile il ruolo e facendo cambiare aria a uno come Sessegnon. Negli ultimi dieci minuti, con l’ingresso in campo di Miquel al posto di Walcott, torna a centrocampo, distribuendo idee e grande quantità. Un giocatore completamente ritrovato.
Mikel Arteta 7.0: solita, incredibile gara di cucitura, dove ogni pallone viene “pulito” e giocato al servizio della squadra.
Jack Wilshere 7.5: fa delle giocate che per molti rimangono impensabili anche dopo averle viste. Da lui nasce l’azione del vantaggio, da lui nascono le conclusioni di Walcott e Ramsey. Da lui nasce l’Arsenal, e tutto questo in nemmeno un’ora di gioco.
Abou Diaby 6.5: sostituisce Jack e lo fa nella maniera migliore, offrendo centimetri e fisicità al centrocampo Gunners. Va anche vicino al goal.
Theo Walcott 7.5: che altro aggiungere per un giocatore come Theo. Dopo pochi minuti apre la sua personale sfida con Mignolet, impegnandolo per due volte nei primi cinque minuti. Poi, probabilmente, vedendo nel suo sparring in partner un osso duro da superare, offre a Cazorla il suo personale undicesimo assist stagionale in Premier. Nella ripresa, e nonostante l’inferiorità numerica, spinge ancora, andando vicino per altre due volte al goal e colpendo in contropiede il classico palo nel deserto. A questo si aggiunge la copertura offerta sull’out di destra, dopo l’espulsione di Jenkinson. Che la Regina ce lo conservi così fino al termine della stagione.
Ignasi Miquel s.v
Santino Cazorla 7.0: un goal, il nono in Premier, ed una prestazione decisamente superiore alle ultime uscite. Era evidente che gli serviva del riposo, è evidente che averlo così per questo finale di stagione potrebbe cambiare l’esito delle partite.
Olivier Giroud 6.5: è meno ispirato del solito, nonostante vada vicino al goal in due occasioni. Lui se ne accorge e si mette al servizio della squadra, disputando un match più che positivo.
Arsène Wenger 8.0: crede in Ramsey, e questo basta e avanza per far capire a tutti che gli altri (allenatori) sono ancora distanti anni luce dal suo conoscere calcio.
PICTURE OF THE DAY
Snapped this today of Central Park looking stunning & serene after the snowfall.
MATCH REPORT: SUNDERLAND 0-1 ARSENAL
Abbiamo vinto una gara importantissima, che ci fa rimanere incollati al treno per la qualificazione Champions League.
MATCH REPORT: SUNDERLAND 0-1 ARSENAL
Abbiamo vinto una gara importantissima, che ci fa rimanere incollati al treno per la qualificazione Champions League. Abbiamo vinto nella giornata più difficile, dove noi eravamo impegnati in trasferta, in una difficile trasferta, e gli altri tra le mura di casa.
Abbiamo vinto nonostante un arbitraggio che definirlo penalizzante non rende l’idea, perché se il doppio giallo mostrato a Jenkinson ci poteva stare benissimo, dopo soli due minuti di gioco andava mostrato il rosso a Cattermole, reo di un fallaccio ai danni di Ramsey, per poi non parlare di Colback (solo ammonito) e dei vari Bramble e Vaughan non sanzionati. Per dirla in parole povere: loro c’hanno legnato per novanta minuti (e meno male che siamo usciti dal campo, eccetto per l’infortunio di Wilshere, con le nostre gambe) e noi abbiamo terminato il match in dieci uomini. Le note positive che giungono da questo match sono molte, a partire dal non avere subito ancora una volta la rete (seconda gara consecutiva), dall’aver resistito con un super Szczesny al finale dei Black Cats, dall’aver comunque, e in dieci, messo sempre in apprensione la difesa dei ragazzi di O’Neill.
Abbiamo vinto nonostante un arbitraggio che definirlo penalizzante non rende l’idea, perché se il doppio giallo mostrato a Jenkinson ci poteva stare benissimo, dopo soli due minuti di gioco andava mostrato il rosso a Cattermole, reo di un fallaccio ai danni di Ramsey, per poi non parlare di Colback (solo ammonito) e dei vari Bramble e Vaughan non sanzionati. Per dirla in parole povere: loro c’hanno legnato per novanta minuti (e meno male che siamo usciti dal campo, eccetto per l’infortunio di Wilshere, con le nostre gambe) e noi abbiamo terminato il match in dieci uomini. Le note positive che giungono da questo match sono molte, a partire dal non avere subito ancora una volta la rete (seconda gara consecutiva), dall’aver resistito con un super Szczesny al finale dei Black Cats, dall’aver comunque, e in dieci, messo sempre in apprensione la difesa dei ragazzi di O’Neill.
E poi ancora dall’ottima, l’ennesima, prestazione di Walcott, dimostrando una condizione fisico-atletica straripante, dal ritorno al goal, e ad una più che buona prestazione, di Santino Cazorla, all’ancora ottimo lavoro svolto in attacco da Giroud.
Ma la nota meravigliosa della giornata è stata la prestazione di Ramsey, dove in novanta minuti di gioco si è espresso ad eccellenti livelli in tre/quattro posizioni diverse, mettendoci coraggio, classe e soprattutto attaccamento a questi colori.
Due le note stonate: l’indurimento al polpaccio di Szczesny e la botta alla coscia di Wilshere. Per entrambi si prevede uno stop di 4/5 giorni, quindi probabile che non li vedremo in campo in FA Cup contro il Blackburn.
Abbiamo così raggiunto i 44 punti in classifica, posizionandoci, momentaneamente, al quinto posto in classifica, a 4 punti dal Tottenham e a 5 dal Chelsea, senza contare che la sconfitta del City ci fa vedere la seconda posizione distante “solo” 9 punti.
Ora riposo di qualche giorno prima di preparare la sfida di FA Cup contro i Rovers, un match che potrebbe vederci proiettati tra le migliori 8 squadre della FA Cup 2012/2013. C’mon Guys!!
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