..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 29 maggio 2014

LA GUERRA DEI NERVI

E' stata una vera battaglia, fatta di colpi leciti e a volte poco leciti. C'è stato di tutto nella gara in cui Indiana avrebbe dovuto tirare fuori l'orgoglio davanti alla platea della Bankers Life Fieldhouse. C'è stato di più nel match in cui Miami avrebbe potuto mettere la parola fine alla finali della Eastern Conference.
E' stata una guerra di nervi, dove alla fine ha avuto la meglio la franchigia di Frank Vogel, meritatamente.
A piè pari si può saltare tutto il primo tempo e gran parte del terzo quarto. Percentuali risibili, punteggio conseguente (64-57 Pacers ad inizio ultimo periodo), un numero consistente di falli. Con il prescelto costretto a passare metà del tempo di gioco seduto in panchina.
Gli ultimi dodici minuti un'Eldorado.
L'inizio a dir poco promettente: Lance Stephenson che soffia nell'orecchio di LeBron. Questo sarebbe bastato per farmi capire a cosa stavo andando incontro.
A 3:50 dal termine LeBron, proprio lui, mette la tripla dell'81 pari, nella sua personalissima partita di Playoff meno prolifica di sempre: 7 punti, 20% dal campo, 3 palle perse e 5 falli.
Indiana non ci sta e con Paul George (37 punti, 15-28, 6 rimbalzi e 6 palle rubate), autore di un ultimo quarto da 21 punti, piazza la tripla del +4 (88-84) a 1:50 dal fischio della sirena.
Palla Heat e Chris Bosh replica a George dall'arco, trovando gli dei del basket appiccicati al tabellone.
Possesso che torna a Indiana, sfera che finisce ancora nelle mani di PG#24. Bang! Ancora una tripla, ancora +4. Sembra finita.
Miami non concretizza, Indiana vola in contropiede con George Hill, ma dal nulla spunta ancora il #6 che stampa il pallone sul tabellone. Miami è ancora viva.
Si va di la. Wade pesca nell'angolo Rashard Lewis. Bang! 90-91 Pacers.

HEYSEL - PER NON DIMENTICARE MAI

Mio padre, che oggi non c'è più, era Juventino.
La passione per il calcio nacque da lui.
Con lui ho girato l'Europa a vedere partite di calcio, le partite della Juventus.
In quegli anni, quando ero ancora un bambino, seguivo il calcio inglese.
Amavo il calcio inglese.
Prima TeleCapodistria, poi TeleMontecarlo, mi rendevano i sabati pomeriggio un evento.
C'era Sandro Piccinini a commentare.
Amavo tutto di quel football. Stadi, giocatori, passione.
Il Subbuteo mi faceva rivivere quegli eventi, quell'atmosfera.
Ricordo come se fosse oggi il primo match in cui vidi l'Arsenal. 
Era un NLD.
Poi arrivò Bruxelles, ed il trauma fu forte.
Ma non mi arresi.....

martedì 27 maggio 2014

BOSH E LEBRON ANNIENTANO I PACERS

Sono bastati due minuti di gioco per comprendere come sarebbe andata a finire gara-4 delle finali della Eastern Conference. E' bastato, dopo quei due minuti, guardare le espressioni che giungevano dalla panchina degli Heat e quelle che arrivavano dalla panchina dei Pacers per capire che questa serie era giunta al capolinea.
Serviva poco altro.
Dopo l'8-0 con cui Bosh aveva aperto il match mi son detto: stasera finisce male per i Pacers. 
E LeBron doveva ancora cominciare.
Infatti LeBron è arrivato dopo, facendo terra bruciata.
L'avventura di Indiana è finita, ma questo non deve mettere in discussione quanto di buono fatto in questa stagione. Hanno espresso un'ottima pallacanestro per gran parte della Regular Season, hanno avuto per lungo tempo il miglior record della Lega, hanno evidenziato il talento di Paul George, ieri sera uno dei migliori in campo (23 punti, 7 rimbalzi e 3 assist). 
Ma è finita, per diversi motivi.
Battere gli Heat, ad un passo dall'ennesima finale, era impresa impossibile per molti, compresa Indiana.
Trovarsi di fronte i Big Three in ascesa di condizione un fardello troppo grande da sopportare. A questo, inevitabilmente, s'è aggiunto il crollo fisico e mentale dei ragazzi di Frank Vogel. 
Tolta gara-1, dove entusiasmo e inerzia avevano portato Indiana avanti nella serie, il resto ha evidenziato le lacune di una squadra che con una grande difesa ha saputo nascondere gli evidenti limiti della fase offensiva.
Gli zero punti di Hibbert, gli zero punti nel primo tempo di Stephenson lo specchio di una franchigia che nella prossima stagione dovrà necessariamente trovare quell'equilibrio necessario per puntare all'anello.

lunedì 26 maggio 2014

UNA BASE SU CUI RIPARTIRE

Per filosofia, ragione, condizione, situazione ed estrazione sociale tendo ad usare quel poco di materia grigia di cui dispongo per osservare il bicchiere mezzo pieno (non di vino). Oggi numeri e giudizi hanno spopolato in televisione, sui social network, nei giornali.
I titoli spartani: Renzi domina, Grillo affonda.
Ma la materia grigia è elemento di peso, che non permette l'intrusione di concetti così poveri e in qualche modo distanti dalla realtà.
Il rewind è processo obbligatorio.
Non meno di dodici mesi fa il Movimento raggiunse un consenso di 8 milioni di italiani. Fu il voto della protesta, sull'onda dilagante del voler mandare tutti, ma proprio tutti, a casa.
Oggi con gli "appena" 5 milioni e rotti di voti il consenso è calato. Numericamente oggettivo. Oggi, però, il voto è stato di pura partecipazione, di condivisone di idee e programmi.
Affermo serenamente che quei 2,5 milioni che si sono tolti dai coglioni c'hanno fatto un favore. Oggi abbiamo una base su cui ripartire.

ABBIAMO PERSO TUTTI

Evidentemente ci piace il puzzo della disonestà, dell'immoralità, della collusione. 
Ci piace un Paese fondato sull'illegalità, sugli inciuci, sulla copertura delle stragi, sulla cooperazione tra Stato e Mafia.
Il nostro essere miserabili si sposa perfettamente con il domani.
Quando ci sarà chi s'incazzerà per l'aumento della benzina, chi per i posti di lavoro che non ci sono, chi per le tasse che continueranno a giungere copiose.
Domani, sempre domani.
Ma oggi no.
Oggi hanno vinto pregiudicati, ammaliatori, cantastorie.
Oggi ha vinto il rimanere sempre con la testa sotto la sabbia, lo stare avvitati a trent'anni di nulla.
Adesso spegnetevi pure, giratevi dall'altra parte. 
Tanto si sa come va a finire, si sa che niente può cambiare. 
Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non abbiamo noi, poveri illusi.
Diciamocelo una volta per tutte che a noi italiani la disonestà ci piace, l'immoralità ci piace, l'illegalità ci piace, della cooperazione tra Stato e Mafia ne facciamo un vanto.
Da noi è importante rincoglionirsi davanti ad un televisore, gridare allo scandalo per un rigore non dato, puntare il dito verso noi stessi.
La guerra tra poveri è il nostro passatempo preferito: bastano 80 euro e un tozzo di pane.

domenica 25 maggio 2014

GLI HEAT SI PORTANO AVANTI PER 2-1

E' probabilmente una delle serie finali della Eastern Conference più deludenti. Per un numero infinito di motivi. Male entrambe nelle due fasi. Indiana quando non riesce ad attaccare in avvicinamento a canestro è prevedibile e poco concreta, e se le percentuali, come ieri sera e in gara-2, non l'assistono la fine diventa scontata. In difesa con un Roy Hibbert attivo per soli tre periodi e un quintetto che nella fase calda non riesce ad offrire quelle rotazioni indispensabili per coprire i lati del campo, risulta vulnerabile e facilmente battibile. Miami non ha il ritmo della passata stagione e l'inizio shock di ieri notte (4 punti nei primi 9 minuti) lo testimonia ampiamente. Male in difesa principalmente per una questione mentale: troppe distrazioni, poca attenzione nelle spaziature, intensità prossima allo zero; quando hanno intensificato hanno cambiato l'inerzia del match. Male in attacco, dove in troppe circostanze si opta per la scelta sbagliata.
Solo quando i Pacers si sono ritrovati sulle gambe e quando la difesa ha aumentato il ritmo si sono viste le differenze.
Ancora una volta sono stati gli "evergreen" a dare la scossa e a decidere gara-3. 

sabato 24 maggio 2014

2014/2015 PREMIER LEAGUE

The 2014–15 Premier League will be the 23rd season of the Premier League, the English professional league for association football clubs, since its establishment in 1992. The season is scheduled to start on Saturday 16 August 2014.

giovedì 22 maggio 2014

L'ARTE DEL POSSIBILE

La stagione era iniziata come in molti non avrebbero voluto, sperato. 
Le ultime settimane della gestione Graham erano state turbolente, e l'epopea del "Boring Arsenal" era giunta al suo epilogo.
La stagione 1994/1995 vide l'esonero dell'allenatore di Bargeddie e l'avvento di Stewart Houston, che, seppur con notevoli difficoltà, riuscì a far uscire l'Arsenal dalla zona retrocessione portandolo alla finale di Coppa delle Coppe.
In quella stessa stagione, a sud della Manica, un giovane allenatore che aveva detto di no alle richieste del Bayern di Monaco per rispettare il suo contratto con il Monaco veniva licenziato dallo stesso Club del Principato.
Peter Hill-Wood venne convinto da David Dein a prendere contatto con quel tecnico emergente. 
L'incontro si svolse, presso lo Ziani's Restaurant, ma non se ne fece nulla.
"La tensione di quel periodo ci impedì di affidare la panchina ad uno straniero", ricordò negli anni a seguire Hill-Wood. 
Erano anni in cui l'Inghilterra calcistica non vedeva di buon occhio lo straniero, e l'esperienza di Josef Venglos sulla panchina dei Villans (allora unico tecnico straniero in Premier League) convinse il Board ad affidare la gestione della squadra a Bruce Rioch, che succedette nella stagione 1995/1996 a Stewart Houston.

mercoledì 21 maggio 2014

INDIANA CI CREDE POCO E MIAMI NE APPROFITTA

L'equilibrio ha regnato per quasi tutta la gara. 
Parità a rimbalzo (41-38 Indiana), parità di palle perse (13 Miami, 11 Indiana), parità nei punti realizzati in area (36 Indiana, 32 Miami).
Al massimo un mini-parziale subito recuperato da chi andava sotto. Il +5 con cui Indiana è andata davanti ad inizio ultimo periodo faceva presagire ad un finale diverso, tenendo soprattutto conto della serata poco brillante di Bosh (9 punti) e della non prolificità della panchina di Miami.
E' indubbiamente mancato Paul George (4-16 dal campo), così come David West (5-16), fermato principalmente dai 3 falli commessi nel primo tempo.
Ma vista la serata magica di Lance Stephenson (25 punti, 6 rimbalzi e 7 assist) e quella di Roy Hibbert (12 punti e 13 rimbalzi), sarebbe bastato poco per mettere in cantiere il clamoroso punto del 2-0.
Un risultato che avrebbe proiettato i Pacers verso le Finals.
A metà strada la verità. Indiana c'ha forse creduto poco, ha probabilmente fatto l'errore di considerare già suo il match. Miami ne ha approfittato, difendendo bene e lasciando piena libertà d'esecuzione ai suoi leader. LeBron e Dwyane ne hanno messi 22 sui 25 totali di ultimo quarto, chiudendo il match sull'87-83.
Gara-2 s'è mossa in linea con gara-1. Indiana attenta a non offrire ritmo a Miami, Heat imballati e "schiavi" della tattica dei Pacers.
Ci volevano i colpi di James e Wade per risollevare Miami da una fine che a 8 minuti dal termine sembrava certa.

FA CUP PARADE



lunedì 19 maggio 2014

WIRE TO WIRE

Intensità, concentrazione, alte percentuali dal campo, pazienza e difesa. Con questi ingredienti ed una condotta tattica pressoché perfetta gli Indiana Pacers hanno avuto la meglio in gara-1 dei Miami Heat.
Dalla prima palla a due fino alla fine del match non c'è stata praticamente mai partita, e dopo le prime tredici gare di Playoffs in cui i ragazzi di Vogel hanno trovato enormi difficoltà per avere la meglio prima sugli Hawks e poi sui Wizards, con Miami tutto è andato nel miglior modo.
L'intensità proposta sotto canestro ha permesso ai Pacers di presentarsi per ben 37 volte dalla lunetta, contro le appena 15 degli Heat. Una condizione risultata alla fine determinante per l'esito del risultato.
La concentrazione, eccetto qualche singolo momento, ha tenuto sempre a distanza nel punteggio i ragazzi di Spoelstra, relegati per quasi tutto il match alla doppia cifra di svantaggio, con massimali che hanno toccato i diciannove punti.
Mai in questa serie di Playoffs i Pacers avevano tirato così bene. Dal campo è arrivato un sontuoso 51,5% (35-68), dall'arco il 42,1% (8-19), mentre dalla lunetta Indiana ha raccolto il 78,4% (29-37).
E se le percentuali hanno di fatto segnato gara-1 lo si deve principalmente alla pazienza che i Pacers hanno avuto nei momenti di possesso.

domenica 18 maggio 2014

NOI, QUELLI DELL'AFC!

Ci sono storie che si trasformano in leggende, racconti da tramandare ai posteri, fotografie che il tempo non riuscirà mai a sbiadire. Un goal, una corsa a perdifiato, migliaia di visi che si sono lasciati alle spalle l'attesa, la tensione, la paura.
Ci sono istanti che si avvitano alla nostra storia, alla nostra vita, alle nostre emozioni. Momenti che solo chi ha cuore può comprendere.
I brividi iniziali, legati all'atmosfera che solo la competizione più antica del mondo può regalare, si sono tramutati in un freddo glaciale, quando i ragazzi di Steve Bruce c'hanno messo sotto, per due volte, in appena otto minuti.
Gli scheletri sono comparsi, aggredendoci, rubandoci l'anima. Spaesati, incapacitati a comprendere cosa stava succedendo ci siamo affidati al nostro essere, alla nostra cultura, al nostro modo di intendere il football. Abbiamo creduto nell'impresa. Tutti, ognuno a suo modo.
Vincevano i Tigers, cantavano i Gooners. Questo c'ha legati, indissolubilmente. Stavamo genuflessi, il goal di Santino c'ha rimesso in piedi.
In quell'istante ho pensato ai nostri ragazzi in trasferta a Londra e a quelli rimasti in Italia davanti al televisore, ho immaginato quelli presenti nei Pub della costa Ovest statunitense, ho visto coloro che presenziavano le tribune del Wembley Stadium.
Una luce li ha irradiati, una passione li ha stretti idealmente.

venerdì 16 maggio 2014

THUNDER E PACERS RAGGIUNGONO GLI SPURS E GLI HEAT ALLE FINALI DI CONFERENCE

E' andata come avevo (finalmente) previsto. Indiana e Oklahoma sono state corsare a Washington e Los Angeles, staccando il pass per le rispettive finali di Conference.
A Washington, nel 93-80 pro Pacers, non c'è stata mai partita. La serie è stata segnata dall'incredibile ping-pong che le due franchigie sono state in grado di offrire. A Indinapoli hanno vinto gli Wizards, a Washington si sono imposti i Pacers. Ergo: il fattore casa ha inciso solo in gara-2.
In gara-6 è emerso come Mvp di serata David West, autore di 29 punti, 6 rimbalzi e 4 assist, coadiuvato dalle ottime performance di Lance Stephenson (17 punti e 8 assist) e Roy Hibbert (11 punti e 7 rimbalzi).
Il leader di Indiana, al secolo Paul George, non ha certo disputato un match da conservare, ma questo servirà a poco quando tra poco più di ventiquattro ore si troverà di fronte gli Heat.
E li, statene certi, si rimetterà in moto, per regalare ad Indianapolis un sogno.
A Los Angeles gli Oklahoma City Thunder arrivavano dopo l'incredibile vittoria in gara-5 che li aveva visti portarsi avanti 3-2 nella serie. Tutto ci si sarebbe potuti aspettare tranne che vedere il predominio, tecnico ma soprattutto mentale, dei padroni di casa.

FA CUP FINAL

Poco più di ventiquattro ore e sarà Fa Cup Final. Di fronte l'Hull City, l'ultimo baluardo che proverà a contrapporsi tra noi e la possibile undicesima Coppa d'Inghilterra della nostra storia.
Scrivere di questa partita non è assolutamente facile. Vuoi per scaramanzia, vuoi perché in novanta minuti può succedere tutto ed il contrario di tutto. Vuoi perché domani sarà il 17 maggio, una data, per noi, che riconduce ad un bruttissimo ricordo sportivo. Vuoi perché dopo nove anni, ancora una volta in una finale di Fa Cup, avremo la possibilità di alzare al cielo un trofeo.
C'è attesa, molta. Dalle parti di Islington il fermento è ormai ai massimi. Ci sarà il sold-out in tutti i Pub della zona, ci saranno le strade colorate di bianco e rosso, ci saranno Gooners provenienti da tutto il globo terracqueo sparsi per la capitale inglese.
Presenzieremo anche il Wembley Stadium, ma la festa vera sarà nella zona 5 di Londra, quella di nostra competenza. Anche dall'Italia è partita una folta delegazione che porterà al di la della Manica tutta la passione che questi colori, che questo Club sono in grado di generare.
E poi ci saremo noi. Milioni di tifosi che davanti alle televisioni seguiranno con trepidazione l'evento, consapevoli che questa partita, questa finale potrà essere il primo passo verso un ritorno agli antichi fasti.
L'avversario non è impossibile, e giustamente tutti i favori del pronostico saranno rivolti verso di noi.
Il mood del match lo intravedo. Noi padroni del rettangolo di gioco, loro attenti e pronti a farci male in ripartenza. Il goal, quello che tutti noi abbiamo immaginato e che questa notte in molti sogneremo, sarà l'ago della bilancia dell'intera partita.
Farlo, magari nel primo tempo, ci consentirà di andare in gestione match, pronti ad affondare nuovamente quando gli spazi, inevitabilmente, si faranno più grandi.

giovedì 15 maggio 2014

MIAMI E SAN ANTONIO VOLANO ALLA FINALI DI CONFERENCE

L'hanno trascinata fino alla fine, forse l'hanno presa anche un pelo sottogamba, sicuramente i Nets se ne tornano a casa a testa alta, con pochissimo da recriminare, ma la vittoria degli Heat è stata più sofferta del previsto. In linea con quello che questi Playoffs hanno offerto fino ad oggi.
Il 96-94 finale è stato figlio degli ultimi cinque minuti dell'ultimo periodo, dove Brooklyn è riuscito a mettere a referto un solo canestro, la tripla di un sontuoso Joe J., e Miami, con una grande fase difensiva e i punti messi a referto da LeBron e Ray Allen, ha completato il sorpasso.
Per tre quarti di gara i Nets hanno comandato in lungo e in largo, mantenendo a distanza di sicurezza i campioni in carica. Dopo il 23-22 dei primi dodici minuti a favore di Miami, il secondo e terzo periodo ha visto prevalere i ragazzi di Jason Kidd. Il secondo quarto ha scavato quel solco rimasto tale fino a cinque minuti dallo scadere, 27-19, mentre il terzo, terminato 26-24, ha ulteriormente aumentato il divario tra le due squadre.
Brooklyn c'ha creduto davvero, e di questo bisogna dargliene merito.
Doveva essere un match senza storia, la passerella degli Heat in vista della finale di Conference. Invece è stata la partita della paura, per Miami, che mai e poi mai avrebbe immaginato di trovarsi una Brooklyn così concentrata ed in grado di mettere in seria difficoltà, alla AmericanAirlines Arena, i padroni di casa.
Come accennato la stella della serata è stato senza dubbio il ragazzo proveniente da Little Rock (Arkansas), Joe Johnson, autore di 34 punti, 7 rimbalzi e 3 assist, ma soprattutto di una prestazione tutto cuore e talento, che in più di una circostanza ha messo in imbarazzo la sempre ottima difesa di LeBron; avrò contato 5/6 canestri tirati sulla faccia al #6.
Dei Nets vanno menzionati il sempreverde Paul Pirce (19 punti) e quello spettacolo di Deron Williams, 17 punti, 4 rimbalzi e 4 assist. Ma i complimenti più sinceri vanno rivolti a Jason Kidd, esordiente come capo-allenatore e capace di trascinare i suoi fino alla semifinale di Conference.
Degli Heat vanno sottolineate le prestazioni di Dwyane Wade (28 punti), di Chris Bosh (16 punti e 4-6 dall'arco) e di Ray Allen, 13 punti ma soprattutto quei cinque che hanno prima riagguantato Brooklyn e successivamente allungato il vantaggio.
Ma la palma del migliore, la prestazione che ha fatto la differenza l'ha realizzata ancora lui: LeBron James. La stoppata su Joe Johnson e la strenua difesa sull'ultimo possesso Nets è opera sua, due giocate che hanno portato per il quarto anno consecutivo Miami alle finali della Eastern Conference.
Dopo Miami toccava a San Antonio staccare il pass per l'altra finale di Conference.

mercoledì 14 maggio 2014

IL SUICIDIO STAVOLTA LO COMPIONO I CLIPPERS, WASHINGTON ASFALTA INDIANA

Avevamo lasciato gli Oklahoma City Thunder suicidi in gara-4 contro i Clippers. Il vantaggio di 16 punti a otto minuti dalla sirena non era bastato per avere ragione di Los Angeles.
Ieri notte, giusto per non farci mancare niente, è accaduto l'opposto. Anzi, pure peggio.
Secondi allo scadere 46, punti di vantaggio Clippers 8. Nemmeno il più maniacale degli sceneggiatori avrebbe potuto scrivere un finale come quello a cui abbiamo assistito alle prime luci dell'alba.
Kevin Durant attraversa tutto il campo e poco prima dell'arco scaglia il pallone del -5. Mancano poco più di 40 secondi alla fine. Palla in mano a Los Angeles. Crowford sbaglia la giocata che avrebbe messo fine all'incontro. Westbrook recupera il rimbalzo e nel giro di 4 secondi mette KD#35 in condizione di siglare il 102-104. Secondi alla fine 17. Palla in mano ai Clippers. L'imponderabile sta dietro l'angolo, anzi, nelle mani di chi, nelle ultime tre sfide della serie ha messo a referto 31 assist ed una sola palla persa.
A 13 secondi dalla fine Russel Westbrook toglie dalle mani di Chris Paul il più importante dei palloni. La sfera finisce a Reggie Jackson, fermato da Barnes in rimessa laterale.
Palla nuovamente in gioco, nelle mani di Westbrook, che non ci pensa due volte e a 6 secondi dallo scadere scaglia verso i 3 metri e 05 la preghiera più importante, quella che può cambiare la storia.
Il pallone non tocca nemmeno il ferro ma ancora lui, Chris Paul, compie l'irreparabile. Fallo e tre tiri liberi Thunder. Dalla lunetta si presenta Russel. Freddo, glaciale, nonostante quei tre palloni pesino molto, di più. Uno, due e tre. Bang! Incredibilmente, a soli 6 secondi dalla fine, Oklahoma sta avanti 105-104.
In 40 secondi 40 i ragazzi di Doc Rivers hanno subito un parziale di 8-0. Ma c'è ancora tempo, dopo il time out chiamato da Los Angeles.
La rimessa in gioco viene presa ancora da Paul, che ha l'occasionissima di far dimenticare i 40 secondi più pazzeschi di queste serie di Playoffs. L'ingresso in area pitturata sembra concludersi come il #3 è abituato a farci vedere. Ma da dietro interviene Jackson. Palla persa, palla rubata.
Nelle mani di Ibaka finisce la sua corsa, come il tempo di una delle partite più incredibili a cui abbiamo avuto il piacere di assistere.
I Clippers erano arrivati ad Oklahoma con il morale alle stelle, dopo l'incredibile rimonta che li aveva visti uscire trionfanti da gara-4. E l'inizio del match aveva confermato che tra due squadre di simile livello, l'inerzia poteva fare la differenza. Detto fatto. Primo periodo nettamente a favore di Griffin e compagni: 34-25. Poi un sostanziale equilibrio nella parte centrale della partita: 27-24 Okc e 28 pari. Il finale l'ho abbondantemente raccontato.
E ora? Ora la logica dice che allo Staples Center i ragazzi di Brooks c'arriveranno con molteplici fattori a loro favore. Morale, inerzia, consapevolezza. Ma sul come andrà a finire non resta che aspettare la notte del 16. Pronostici e previsioni su questa serie non se ne possono più fare.
Un pronostico invece scontato sembrava appartenere alla sfida tra Pacers e Wizards, con i primi nettamente favoriti ed in grado di aggiudicarsi il primo pass per la finale della Eastern Conference.
Ma manco per niente.

martedì 13 maggio 2014

LEBRON NE PIAZZA 49, I TRAIL BLAZERS SEGNANO IL PUNTO DELL'ORGOGLIO

Sarebbe stato delittuoso vedere i Trail Blazers uscire dalla semifinale di Conference senza nemmeno il punto della bandiera. Perché autori di una stagione eccezionale, perché artefici di un primo turno di Playoffs contro i Rockets di assoluto valore, e spettacolo.
Sul finire del primo tempo il gesto tecnico che faceva capire più di ogni altra cosa il desiderio e la volontà di Portland di regalare al proprio pubblico una serata da ricordare, una vittoria contro i finalisti della passata stagione.
E chi se non Damian Lillard (25 punti e 5 assist) poteva scuotere ed esaltare i 20141 presenti al Moda Center di Portland. Il suo "Dunk" è stato fondamentale per l'inerzia di gara-4 e il terzo periodo, terminato 35-20, la "tomba" degli Spurs, al punto che Popovich ha preferito far rifiatare i suoi in vista di gara-5.
Dopo tre serate con percentuali da urlo, San Antonio è tornata sulla terra e il 16.7% dall'arco ha seppellito le velleità di chiudere anzitempo la serie.
Questa volta non è bastato Parker (14 punti), non è bastato Duncan (12 punti e 9 rimbalzi), non è bastato nemmeno un grande Belinelli (8 punti e 7 rimbalzi) come un sempre più convincente Leonard (11 punti, 7 rimbalzi e 3 assist). Questa volta i Trail Blazers hanno avuto percentuali nettamente migliori rispetto alle prime tre andate in programma e soprattutto hanno avuto, oltre a Lillard e Aldrige (19 punti), un Nicolas Batum autore di una prestazione sopra le righe: 14 punti, 14 rimbalzi e 8 assist.
La serie torna a San Antonio, con in mano agli Spurs il match point per volare in finale della Western Conference.

lunedì 12 maggio 2014

I THUNDERS COMPIONO IL SUICIDIO PERFETTO, PAUL GEORGE RECITA POESIA

Quando a 8 minuti dalla fine dell'ultimo e decisivo periodo Oklahoma stava avanti di 16 (82-66), nessuno, probabilmente nemmeno Doc Rivers, avrebbe pensato ad una incredibile e pazzesca rimonta.
Il 38-24 di parziale degli ultimi dodici minuti racconta due storie parallele. I Clippers non hanno mollato, i Thunders hanno compiuto il suicidio perfetto
Per tutta la gara, fin dalla palla a due, Oklahoma ha dominato ogni centimetro di campo. Il 32-15 d'apertura confermava l'inerzia che i Thunders si portavano dietro dopo gara-3, evidenziava le difficoltà di Los Angeles in zona pitturata, esaltava il gioco di squadra e la difesa con cui Oklahoma stava portando la serie sul 3-1.
Poi il black out, dei ragazzi di Brooks. Ed ora una sfida totalmente capovolta, con i Clippers che voleranno verso la Chesapeake Energy Arena consapevoli di potersela giocare, sicuri di avere, almeno per il momento il coltello dalla parte del manico.
I 25 di Griffin, i 23 di CP3 (con 10 assist), e i 18 di Collison e Crawford hanno avuto la meglio sui 40 di Durant e i 27 di Westbrook, gli unici, insieme al solo Reggie Jackson (10 punti), ad andare in doppia cifra. Condizione che, palle perse a parte (16 quelle dei Thunders contro le 9 dei Clippers), ha dato la possibilità a Los Angeles prima di rientrare e successivamente di far sua la contesa.
Una partita pazzesca in una notte magica che rimanda ogni discorso a gara-5, quella che, volente o nolente, scriverà una pagina importante, se non decisiva, della sfida più equilibrata e spettacolare di queste semifinali di Conference.

ROAD TO WEMBLEY


domenica 11 maggio 2014

SALUTIAMO IL PROSSIMO CAMPIONATO

Salutiamo questo campionato con una bella vittoria, il goal capolavoro di Aaron e la prima marcatura in maglia Gunners del giocatore che più d'ogni altro rappresenta noi tifosi: Carl Jenkinson.
Salutiamo questo campionato da quarti in classifica, a soli 7 punti dal Manchester City campione per la seconda volta negli ultimi 3 anni. A soli 5 dal meritatissimo secondo posto del Liverpool, protagonista di una stagione fantastica. A soli 3 dal Chelsea terzo.
Delle 38 gare disputate in 31 siamo usciti dal campo da imbattuti, vincendone 24. Siamo stati in testa al campionato più di ogni altro, traghettando a metà viaggio saldamente in testa.
Abbiamo concluso la stagione con la terza difesa del torneo, e se per un attimo pensiamo all'Etihad, ad Anfield e a Stamford Bridge ci tornano tante cose.
Con una classifica così corta non penso che la sconfitta alla prima con i Villans e i successivi passi falsi a Stoke on Trent ed in casa con i "Cigni" abbiano influito più di tanto. Prendo il pareggio interno del Chelsea con gli Hammers, la sconfitta del Liverpool in casa con i Saints e le batoste patite dai Pellegrini's Boys al Villa Park e allo Stadim of Light e i conti mi tornano.
Come mi tornano se associo alle ultime cinque partite vinte i rientri di Ramsey e Ozil, assenti giustificati (loro) quando era il momento di cambiare marcia. Che poi a questi fecero compagnia Walcott e Wilshere è storia, purtroppo, conosciuta.

GLI SPURS SONO UNA MACCHINA DA GUERRA, I NETS CANCELLANO PER UNA NOTTE GLI HEAT

Nel momento in cui ti rendi conto che LaMarcus ne piazza 21 con 12 rimbalzi, che Batum scrive un 20-9-7, che Damianuccio fa 21 con 9 assist, che la percentuale dall'arco è del 35%, e perdi, allora vuol dire che quelli che hai di fronte sono più forti. Punto.
In questo momento la squadra condotta da Popovich è senza ombra di dubbio la più in forma della Lega. Nelle tre gare di semifinale ha segnato 116 punti di media, ha mandato a referto tutti gli uomini della rosa tranne Bonner, ha dato minutaggio a tutti, ha avuto dalla panchina il maggior impatto partita e punti rispetto alle altre franchigie. Ha vinto con uno scarto medio di 18 punti e mezzo. Una macchina da guerra.
Al Moda Center, dove la serie poteva avere un nuovo inizio ha trovato la parola fine. Il 118-103 finale ha permesso agli Spurs di andare 3-0 e di chiudere definitivamente la serie.
Con questo andazzo, colpi di coda a parte, gara-4 si svolgerà presumibilmente sui binari delle prime tre, con i Trail Blazers ad inseguire un gruppo di ragazzi che sta tirando con il 51% dal campo e con il 46% dall'arco. L'impresa appare davvero ardua.
Soprattutto quando si realizza di avere di fronte il quinto marcatore di sempre nelle serie di Playoffs: Tim Duncan. Traguardo raggiunto proprio nella vittoria a Portland.
Ad Est, dove tutto sembrava scivolare verso un destino già scritto, i Nets hanno saputo tirare fuori la testa e l'orgoglio, e in una serata da ricordare per figli e nipoti hanno dato una severa lezione ai campioni in carica, lasciati a 14 lunghezze di ritardo.

sabato 10 maggio 2014

UNA GIORNATA DI FESTA

Ultima partita di campionato, ultimi novanta minuti da vivere insieme ai nostri ragazzi.
A Norwich, con i padroni di casa ormai retrocessi, sarà comunque festa. Perché in Inghilterra, in Premier League, non si guarda troppo indietro, non ci si lamenta per ogni virgola che non è andata come avremmo voluto. In UK si tifa, si piange e si ride. A prescindere.
Carrow Road si vestirà con il miglior abito, rigorosamente giallo e verde, i Canaries saluteranno e ringrazieranno i loro beniamini dandogli appuntamento alla prossima stagione, quella di Championship, con la speranza che sia immediatamente l'anno della risalita.
A Carrow Road ci saremo anche noi. Per ringraziare i ragazzi della stagione che c'hanno regalato, per le emozioni che c'hanno fatto vivere, per un sogno mantenuto vivo fino a quando le possibilità ce l'hanno permesso.
Sarà sicuramente, da parte nostra, la giornata del turnovers, dei rientri in squadra di Jackie Boy e Gibbs, dei festeggiamenti a Laurent Koscielny, fresco di rinnovo di contratto.
Sarà un pomeriggio dove sarà fondamentale non farsi male, in vista della finalissima di sabato prossimo.

IL GIOCO DI SQUADRA PREMIA OKLAHOMA E INDIANA

Wow! Ho visto giocare gli Oklahoma City Thunders di squadra. Da vera squadra.
Serge Ibaka (il mio personalissimo migliore in campo): 9-10 dal campo, 20 punti e 6 rimbalzi. Reggie Jackson: 14 punti. Steven Adams: 9 rimbalzi. Caron Butler: 3-5 dall'arco, 14 punti. A questi, naturalmente, si sono aggiunti Russel Westbrook con 23 punti, 8 rimbalzi e 13 assist e l'Mvp della stagione, Kevin Durant: 36 punti, 8 rimbalzi e 6 assist.
La semifinale di Conference più equilibrata e spettacolare rischia, se così vogliamo dire, di spezzarsi a favore dei ragazzi di Scott Brooks, calatisi sul perimetro dello Staples Center con la consapevolezza di essere diventati grandi.
Probabile che la "paura" avuta contro Memphis abbia scatenato qualcosa, facile che dopo quella conferenza stampa del miglior giocatore della Lega, ad Oklahoma si sia cementato quello che un po' tutti da tempo si attendevano.
E' stata una gara-3 dominata dall'equilibrio, perché i Clippers tutto sono tranne una squadra che abbandonerà anzitempo la serie. Ma quando Okc s'è messa a giocare di collettivo il divario tra le due franchigie è apparso chiaro e limpido.
E' questo l'unico limite che i Thunders dovranno gioco-forza combattere se vorranno arrivare fino in fondo. Una battaglia interna, intestina, superabile solo con la forza di volontà e l'unità d'intenti. Condizioni che hanno permesso ad Oklahoma di chiudere per 118-112 il match spartiacque di una serie che tra meno di 48 ore rivedrà sul perimetro le due franchigie. Ancora a Los Angeles, ancora allo Staples Center.
Il pronostico? Impronosticabile. Anche se la sensazione avuta fa pendere i favori verso i Thunders.

venerdì 9 maggio 2014

IL SUO E' UN DONO

Ci sono storie sportive che vanno al di là di una semplice partita, di una serie di Playoffs. Ci sono favole sportive che prima di ogni altra cosa si basano sulla programmazione, sull'organizzazione, sulla capacità di saper mettere in pratica le idee che attraversano la mente.
Oggi sento di non dover scrivere di numeri nudi e crudi. Punti, rimbalzi, assist, stoppate. 
Non renderebbe merito a quanto, ormai da anni, sta facendo quell'uomo nato nel 1949 ad Est Chicago.
Ieri notte, e non per la prima volta, ne sono rimasto affascinato.
Vent'anni trascorsi sulla stessa panchina, vent'anni in cui ha visto tutto ed il contrario di tutto non l'hanno cambiato, ma forgiato. Il suo è un dono.
Quello di saper allenare, quello di saper legare rapporti, quello di saper scegliere, a prescindere dal prezzo del cartellino, il meglio per la propria squadra.
Il buongiorno, d'altronde, s'era visto dal mattino. In quel lontano 1997 in cui vide in Tim Duncan (ieri notte ancora protagonista) la risposta ai suoi perché. E poi ancora Tony Parker (2001), Manu Ginobili (2002) e tutti coloro che nella ventennale carriera dell'uomo formatosi alla Merrilville High School hanno imparato ad apprezzarlo.
Gregg Popovich è per l'intera Nba un valore aggiunto, un modello da seguire, un "padre" che lascerà segnato per sempre un certo modo di intendere la pallacanestro, il professionismo.

giovedì 8 maggio 2014

IL RISCATTO DI HIBBERT E LO STRAPOTERE DI KD E RUSSEL WESTBROOK

Li avevamo lasciati sconfitti e con un sacco di problemi, ma è bastata gara-2 per rimettere in linea le cose, per offrire alle rispettive serie quella continuità che meritano.
Indiana ed Oklahoma hanno riscattato l'esordio sottotono con prestazioni che fanno guardare al futuro con maggiore serenità e convinzione.
I Pacers non solo dovevano riprendere in mano una serie partita male, ma avevano l'obbligo di dimostrare sul perimetro il perché per tutta la stagione regolare sono stati la franchigia che più d'ogni altra ha regalato spettacolo e stupore.
Sul banco degli imputati, viste le performance dell'ultimo mese, era finito Roy Hibbert. Grandioso per 3/4 di Regular Season, fantasma all'inizio di questi Play-Offs.
In gara-1 il punto più basso della sua stagione, con 4 falli nel primo tempo ed una conclusione di match che ha visto nel suo personalissimo tabellino il numero 0 alla voce punti e rimbalzi.
Ieri notte la metamorfosi. Nei 33 minuti in cui è stato chiamato in causa, il centro proveniente dal Queens ha messo a referto 28 punti con un 10-13 dal campo, un 8-8 dalla lunetta e 9 rimbalzi.
Il terzo quarto, ancora una volta, è stato decisivo per i ragazzi di Vogel (25-19), e la difesa, vero punto forte della franchigia di Indianapolis, ha tenuto a distanza gli Wizards, senza mai offrire la chance di rientrare in partita. Gli appena 37 punti concessi nella seconda parte di gara testimoniano che se Indiana giocherà a questi livelli la finale di Conference sarà la logica conseguenza. Ora bisognerà vedere a Washington cosa sapranno fare George e compagni.

mercoledì 7 maggio 2014

MIAMI PASSEGGIA SU BROOKLYN, BELINELLI INCANTA L'AT&T CENTER

Dopo le due vittorie esterne conquistate nella nottata di martedì da parte di Los Angeles e Washington, ieri notte la meglio l'hanno avuta le franchigie che hanno giocato tra le mura amiche. Sia Miami che San Antonio non hanno avuto grosse difficoltà nel superare rispettivamente Brooklyn e Portland, ma le sensazioni avute sono state diametralmente opposte.
Probabile che le sole quattro sfide contro Charlotte abbiano agevolato sotto l'aspetto fisico, indubbio che l'esperienza acquisita dal gruppo di Spoelstra nelle ultime tre stagioni sia condizione necessaria per affrontare con la giusta mentalità una semifinale di Conference, altresì vero che le sfide ad Est non comportino un ostacolo così complicato da superare, ma quando scendono sul perimetro quelli degli Heat lo strapotere che dimostrano li colloca ancora una volta alla voce: squadra da battere.
Al minimo dei giri, con una rotazione importante (36 minuti per LeBron, 31 per Bosh e 33 per Wade), spingendo il giusto nel solo terzo quarto (33-23), Miami s'è aggiudicata gara-1 per 107-86.
Ad oggi viene davvero difficile pensare ad un'altra franchigia, se non quella di Micky Arison e Pat Riley, che abbia le carte in regola per aggiudicarsi l'anello.
Per carità, le analisi ed i pronostici sono fatti per essere smentiti, ma se ad Ovest, inevitabilmente, continueranno a darsi battaglia come successo nel primo turno (27 partite e 7 Over-Time) le energie fisiche e mentali quando prenderanno il via le finali potrebbero fare un'enorme differenza.

martedì 6 maggio 2014

AD OKLAHOMA DOMINA CP3, I WIZARDS FANNO IL COLPO AD INDIANAPOLIS

E quando tutto sembrava ormai passato, orientato verso la logica delle cose, ecco che una sola notte ha avuto la capacità di rimettere tutto in discussione, di far tornare questi Play-Offs 2014 al punto di partenza, dove incertezza e sorprese hanno dominato dalla prima palla a due.
Per Indiana le difficoltà sembravano alle spalle. La vittoria netta e meritata in gara-7 contro gli Hawks avrebbe dovuto garantire un proseguo di Play-Offs decisamente più sicuro, e gli Wizards come avversari la possibilità di mettere sul perimetro quella caratteristica che ha accompagnato i ragazzi di Frank Vogel nelle 82 gare di Regular Season: la difesa.
Tutto cancellato in 48 minuti. I 102 punti messi a referto da Washington e soprattutto i sei uomini della franchigia capitanata da Randy Wittman andati in doppia cifra hanno dominato gara-1, riportando i Pacers nelle difficoltà trovate durante tutto il primo turno.
Ancora Ariza (22 punti e 6 rimbalzi), Beal (25 punti, 7 rimbalzi, 7 assist), John Wall (13 punti e 9 assist) e la forza di Marcin Gortat (15 rimbalzi di cui 6 offensivi e 9 difensivi), hanno spento tutte le velleità di George e compagni, arrivando al fischio della sirena senza che la vittoria fosse mai stata in discussione.
Dei Pacers si sono salvati davvero in pochi. Paul George ha messo a referto 18 punti, 6 rimbalzi e 5 assist, David West ha chiuso la sua gara con 15 punti e 12 rimbalzi. 
Probabilmente la miglior chiave di lettura della gara di ieri notte sta nella prestazione di Roy Hibbert: 0 punti, 0 rimbalzi e 5 falli.
Dopodomani, obbligatoriamente, Indiana dovrà replicare se non vorrà anzitempo abbandonare serie e finale di Conference.

lunedì 5 maggio 2014

AL VIA LE SEMIFINALI DI CONFERENCE

Mancavano ancora due franchigie per completare il tabellone delle semifinali di Conference, e nella nottata appena trascorsa prima Brooklyn e poi San Antonio hanno avuto rispettivamente la meglio su Toronto e Dallas.
Si comincia stanotte, con le prime due sfide.
Ad aprire i giochi sarà Indiana, che contro Washington dovrà dimostrare di valere il miglior record conquistato ad Est.
Indianapolis si colorerà ancora una volta di giallo, inseguendo quella finale di Conference che manca dall'ormai lontano 1999. I Wizards, invece, proveranno a ripercorrere i fasti di fine anni '70, dove dal '75 al '79 conquistarono tre titoli di Conference e il primo ed unico della storia titolo Nba.
Sulla carta e analizzando i quintetti a disposizione di Frank Vogel e di Randy Wittman, i Pacers partono decisamente favoriti, e non mi stupirebbe se Paul George e compagni impiegassero 4/5 gare per avere ragione della franchigia che ha eliminato a sorpresa Chicago.
Poco dopo la mezzanotte dalla Bankers Life Fieldhouse giungeranno le prime risposte.

domenica 4 maggio 2014

SALUTANDO L'EMIRATES

S'è chiusa ufficialmente oggi la stagione 2013/2014 dell'Arsenal all'Emirates Stadium, s'è chiusa, a differenza della gara d'esordio, con una vittoria, che c'ha portato a quota 76 punti, quattro in meno di chi comanda il torneo.
Finiremo probabilmente quarti (il Chelsea sta ancora giocando con il Norwich), ma questo risultato, che fa il paio con la posizione conseguita la scorsa stagione, è diametralmente opposto a quello realizzato dodici mesi. Per forma, per contenuti, per tutto quello che in questa lunga stagione siamo stati in grado di fare.
Ma per il resoconto finale attenderemo pazientemente domenica 18 maggio, il giorno dopo la finale di Fa Cup.
La squadra ha rispettato il ruolo di favorita, e seppur con un solo goal di differenza ha saputo salutare il proprio pubblico con una bella vittoria, non uscita più rotonda nel risultato solo grazie a qualche nostro preziosismo di troppo e agli ottimi interventi di Foster.

TABELLONE QUASI COMPLETO

Ancora una volta è stata l'ultima gara in programma a regalarci le emozioni più forti, tenendoci sul filo di lana fino al fischio della sirena.
Allo Staple Center scendevano sul perimetro di gioco due tra le più belle e divertenti franchigie della lega, e alla fine è stato un peccato che una delle due sia uscita. L'hanno spuntata i padroni di casa, mantenendo fede ai pronostici pre-serie. Sono usciti gli Warriors, rispettando come meglio non avrebbero potuto milioni di appassionati e tifosi.
Mark Jackson, ieri sera meravigliosamente in ordine con il proprio abito, può andare fiero dei suoi ragazzi. Per tutto quello che sono stati capaci di fare, per aver tenuta viva la serie fino all'ultimo secondo dell'ultima gara disponibile.
Per i Clippers non è stato assolutamente facile, e solo con un'enorme dispendio di energie e le giocate dei suoi migliori interpreti sono riusciti a strappare il pass per la semifinale di Conference.
La copertina del migliore, però, se l'è aggiudicata ancora lui, quel ragazzino su cui non scommetteresti un dollaro ma che alla fine, tra i "giganti", ha messo a referto 33 punti e 9 assist: Wardell Stephen "Steph" Curry.
Tra i Clippers la palma del migliore è stata distribuita in maniera equa. In doppia cifra sono andati Matt Barnes, Blake Griffin, DeAndre Jordan (autore di 15 punti e 18 rimbalzi), JJ Redick, Chris Paul (22 punti e 14 assist) e Jamal Crawford.

TOP FOUR

La vittoria del Manchester City in quel di Goodison Park ha matematicamente segnato la nostra permanenza, per il diciannovesimo anno consecutivo, tra le migliori quattro squadre del Paese, consegnandoci l'accesso alla prossima Champions League.
Per carità, oggi ci sarebbe bastato superare il West Bromwich Albion per conquistare uno degli obbiettivi stagionali, ma la vittoria dei ragazzi di Pellegrini c'ha evitato ulteriori pensieri.
Questo comunque non dovrà distoglierci dal rispettare l'impegno, dal rispettare il campionato, i Baggies, i Black Cats,  i Canaries. E di sicuro li rispetteremo.
Come dovremo rispettare noi stessi ed il pubblico dell'Emirates, che per la diciannovesima volta in stagione segnerà il sold-out.
Wenger l'ha detto chiaramente nella conferenza stampa pre-gara: "Our target is to make maximum points until the rest of the season no matter what. I will absolutely try to achieve that. As Arsenal Football Club we have a responsibility to be fair".

sabato 3 maggio 2014

BLAZERMANIA

Houston, we have a problem! Stamane è d'obbligo partire dalla fine, dall'Oregon, da Portland, dal Rose Garden Arena, oggi divenuto Moda Center, da quell'ultimo possesso che ha fatto letteralmente impazzire di gioia i 20.630 paganti dell'arena statunitense.
Stamane è impossibile non parlare di Damian Lillard e di quel tiro dall'arco che ha messo fine alla serie tra i Rockets e i Trail Balzers, portando Portland alla semifinale di Conference.
E' stata una gara di un'intensità al limite delle possibilità umane, giocata da entrambe le franchigie come se fosse gara-7 della serie finale. L'essersi messi in piedi alle 4:30 ne è valsa davvero la pena.
Portland è partita subito forte, con un parziale di 7-0, e LaMarcus Aldridge, un po' spento in gara-5, ha fatto immediatamente capire che nella notte più importante sarebbe tornato il giocatore ammirato per tutta la stagione e soprattutto nei primi quattro episodi di questa incredibile serie.
Alla fine metterà a referto 30 punti e 13 rimbalzi.
Ma i Rockets, trascinati dal miglior James Harden (34 punti e 6 assist), non si sono fatti intimorire, e in un amen hanno prima recuperato il gap e poi preso il comando delle operazioni, rimanendo, per gran parte dell'incontro, in vantaggio.
Primo e secondo quarto a favore dei ragazzi di Kevin McHale con un doppio 29-28, terzo quarto appannaggio dei padroni di casa, 22-21.
Con Houston avanti 80 a 77 prendeva il via l'ultimo e decisivo quarto, che ci avrebbe regalato dodici minuti di pura adrenalina. E così è stato.
A 1:47 dal termine i Rockets stavano avanti di due (96-94) e nei sette possessi successivi nessuna delle due squadre riusciva a mettere a referto altri punti. Tensione ed equilibrio la facevano da padroni.
Poi il canestro del 96 pari, realizzato da Batum a 39 secondi dal termine, faceva presagire la possibilità di rimandare tutto all'Over Time.
Ma il bello doveva ancora cominciare.
A 4 secondi dallo scadere Harden non metteva dentro il pallone del +2, Parsons recuperava il rimbalzo e faceva muovere la retina. Houston avanti 98-96.
Sul cronometro rimanevano 9 decimi. 
L'aria dell'arena si faceva pesante e tutta Portland rimaneva con il fiato sospeso.

venerdì 2 maggio 2014

PACERS, THUNDERS E WARRIORS PORTANO TUTTI A GARA-7

E' stata la notte della riscossa. Per Indiana, per Oklahoma, per Golden State. Tutte vincenti e tutte che hanno saputo portare la propria serie a gara-7.
Ad Atlanta i ragazzi di Frank Vogel giungevano con tutti gli occhi puntati addosso.
Dopo una stagione che li aveva visti assoluti protagonisti, le possibilità di abbandonare i Play-Off in grande anticipo erano molte, se non moltissime. I "piccoli" degli Hawks, come successo in stagione regolare, avevano dimostrato nelle prime cinque gare della serie di sapere mettere in grande difficoltà i Pacers, e l'inizio di gara-6 stava replicando quanto visto fino ad oggi.
Poi la scelta, quella che non ti aspetti, quella presa e decisa da Vogel che alla fine dei 48 è risultata decisiva: Hibert con soli 12 minuti di campo.
Al suo posto Ian Mahinmi, e Indiana ha saputo essere quella della Regular Season.
Il 95-88 finale è stato naturalmente figlio delle prestazioni di Paul George (24 punti, 8 rimbalzi e 3 assist), di David West (24 punti, 11 rimbalzi e 6 assist) e di Lance Stephenson (21 punti e 9 rimbalzi), ma la tattica optata dal tecnico cresciuto a Wildwood, New Jersey, è risultata determinante per mettere alle corde gli Hawks e riportare tutti alla Bankers Life Fieldhouse, per l'ultimo e conclusivo atto della serie.
Se i Pacers riusciranno ad aggiudicarsi gara-7 la strada per la finale di Conference (contro Washington) potrebbe essere più agevole, ed Hibbert potrebbe improvvisamente tornare il centro ammirato per tutte le 82 gare di stagione regolare.
Tra qualche ora avremo tutte le risposte del caso.
A Memphis, come anticipato nella giornata di ieri, i Thunders dovevano necessariamente presentarsi come una squadra, capace si di offendere con i suoi migliori interpreti ma al tempo stesso in grado di controllare i ritmi di gara e difendere lo strapotere dei Grizzlies sotto canestro.
Risultato: inizio di primo quarto devastante, sia in attacco che in difesa, e parziale finale di 25-17 con KD35 autore di un 7-9 dal campo che ha scavato un solco divenuto incolmabile per i ragazzi di David Joerger. I Grizzlies c'hanno comunque provato, prima con Zach Randolph (16 punti e 8 rimbalzi) e successivamente con Marc Gasol (17 punti, 5 rimbalzi e 5 assist), ma Oklahoma non ha smesso per un solo istante di dare alla partita quell'intensità necessaria per aumentare minuto dopo minuto il distacco, mantenendo Memphis a distanza di sicurezza.
Così facendo anche il secondo ed il terzo quarto se lo sono aggiudicato i ragazzi di Scott Brooks: 31-24 e 26-20. Con il solito ventello da recuperare nell'ultimo e decisivo quarto, Memphis ha messo in evidenza una condizione fisica (oltre alla mancanza di talento puro all'interno dei vari quintetti proposti) che dopo i quattro Over-Time disputati è venuta decisamente meno.
Il 104-84 finale ha replicato nei numeri e nella conduzione tattica gara-1, e "l'impresentabile" (insieme a Russell Westbrook: 25 punti, 9 rimbalzi e 5 assist) ne è stato l'assoluto protagonista: 36 punti e 10 rimbalzi in "appena" 43 minuti di gioco.

giovedì 1 maggio 2014

TUTTO IN UNA NOTTE MAGICA

A memoria non ricordo un primo turno di Play-Off così equilibrato. Fatta eccezione per i campioni in carica, che si sono liberati con un rotondo 4-0 dei Bobcats, tutte le altre sfide, soprattutto ad Ovest, continuano a regalarci emozioni e spettacolo. 
Nelle quattro sfide della Western Conference si sono già disputate 20 partite, e non è detto che le prossime notti non portino i protagonisti a giocarsi tutto in gara-7.
Con Memphis avanti 3-2 sui Thunders, e con LAC avanti 3-2 su Golden State, nella notte appena trascorsa toccava prima a San Antonio giocare gara-5 con Dallas e poi a Houston confrontarsi con Portland. 
I finalisti della scorsa edizione si sono ritrovati in casa a giocarsi il punto del 3-2, contro una Dallas che ricorda molto quello spirito di squadra che la portò contro ogni pronostico a diventare campione nel 2011. E' stata ancora una volta partita vera, verissima, dove nessuno ha smesso per un solo istante di credere nella vittoria.
Alla fine l'hanno spuntata gli Spurs, grazie ancora una volta e soprattutto al talento di Ginobili (19 punti, 4 rimbalzi e 5 assist) e alla classe di Tony Parker (23 punti e 5 assist).
Ma come Popovic insegna San Antonio è prima di tutto squadra, ed ecco che nella notte per certi versi più importante è salito alla ribalta Tiago Splitter, che ha confezionato la sua miglior prestazione di sempre in una serie di Play-Off: 17 punti, 12 rimbalzi e 5 assist.
Ma per battere i Mavs c'è stato bisogno anche di un sempre più convincente Kawhi Leonard (15 punti e 8 rimbalzi) e di un Tim Duncan che non smetterà mai di stupire: 16 punti e 12 rimbalzi.
I Mavs escono dal AT&T Center consapevoli di aver dato tutto quello che avevano e con prestazioni, leggere alle voci Dirk Nowitzki, Monta Ellis e Vince Carter, che hanno tenuto i presenti incollati alla sedia fino al fischio finale. Il 3 maggio a Dallas sarà nottata da non perdere per nulla al mondo.
E se nella notte appena trascorsa c'era una partita da non perdere assolutamente, quella era Houston Rockets vs Portland Trail Blazers. Ad un certo punto mi sono detto: se i Blazers vincono questo match li candido seriamente alla vittoria di Conference. Così non è andata, per una serie di ragioni, ma ciò non mi toglie dalla testa che i ragazzi di Terry Stotts possano realmente compiere l'impresa.