Cosa succederà nelle prossime ore sul fronte Governo italiano rimane allo stato attuale un rebus. Lo è per gli opinionisti, lo è per la carta stampata, lo è, visti i continui cambi di idee, di prospettive e di alleanze, anche per i protagonisti in campo. Gli unici che al momento sembrano essere quantomeno tranquilli all'interno della crisi scatenata da Matteo Salvini sono Sergio Mattarella, Giuseppe Conte e i 5 Stelle.
Il primo, in attesa delle discussioni in aula, si è preso un week-end di black-out, occupandosi principalmente di relax e famiglia. Il secondo, dopo aver delineato senza troppi peli sulla lingua ciò che esporrà in aula il giorno della sfiducia, si è eclissato, lasciando agli altri il cerino in mano. I grillini, dopo il tradimento di Trenta Denari, hanno posto il veto del taglio dei parlamentari prima di tornare alle urne, condizione che inevitabilmente metterà a nudo le volontà delle altre forze politiche.
Esposti e nemmeno poco sono dunque rimasti i mercati, lo spread e quelle "strane" coppie che tra sabato e domenica si sono nuovamente messe a discutere e flirtare.
Dal quartier generale del centro-sinistra sono emerse quelle spaccature che hanno scritto la storia ultima del partito. La coppia Renzi-Zingaretti, in un continuo botta e risposta, non ha fatto altro che litigare sull'opportunità, da una parte, quella renziana, di sposare l'idea dei 5 Stelle nel votare la legge Fraccaro e prendere tempo prima di recarsi alle urne, dall'altra di non prendere assolutamente in considerazione tale opportunità andando direttamente, e con tempi celeri, al voto. Se a questi aggiungiamo un Calenda tendenzialmente in crisi d'identità e di idee e un Grasso che spinge l'uscita dall'aula da parte dell'intero centro-sinistra il giorno della sfiducia a Conte ecco che la confusione regna sovrana.
Sul fronte centro-destra, dove tutto sembrava apparire più chiaro e tranquillo, la perdita totale della bussola da parte del ministro del Papeetee ha rimescolato nell'arco di ventiquattrore le carte. Da: "io corro da solo", a: "vedrò presto gli alleati" per finire con: "ritorno dal Caimano", ampliando il tutto con la proposta del patto per l’Italia del sì senza nemmeno escludere l'ingresso di qualche grillino (???).
Rimane ora da capire cosa farà il duo Toti-Meloni, che si ritrova a che fare, dopo aver boicottato Forza Italia, con un leader che ha improvvisamente ricominciato a mettere la lingua in bocca al padre del centro-destra.
Da tutta questa confusione e dando per scontato che tra poche ore andrà ad aumentare, il Presidente della Repubblica dovrà gioco-forza guardare fuori dai confini nazionali, valutando in serie: 1) l'umore dei mercati; 2) lo spread; 3) la manovra di bilancio; 4) i sentori provenienti dalle stanze di Bruxelles e Strasburgo; 5) le promesse e gli accordi presi con il gotha europeo; 6) l'inserimento del commissario europeo italiano nella Commissione.
Insomma una camera con vista sull'Europa dove ordine e disciplina (qui reali e non dittatoriali) dovranno tranquillizzare partner, investitori e politica.
Per farlo l'inquilino del Quirinale avrà necessariamente bisogno della coppia, questa per fortuna normale e affiatata, Conte-Tria, in grado nei quattordici mesi di Governo di relazionarsi con l'Europa, sventando due procedure d'infrazione, facendo approvare una legge di bilancio in deficit e votato, con l'appoggio dei 5 Stelle, l'attuale presidente della Commissione.